Agarthi e la Thule i regni sotterranei


Agarthi e la Thule i regni sotterranei
 
Agarthi e la Thule

Alcuni autori evidenziano l’importanza di un’altra peculiare idea che animava la Thule Gesellschaft. Ultima Thule viene descritta come la capitale del primo continente popolato dagli Ariani. Tale continente fu chiamato Iperborea e si riteneva fosse più antico delle stesse Atlantide e Lemuria. I popoli scandinavi tramandano molti racconti su Ultima Thule, la meravigliosa terra nell’estremo Nord, dove il sole mai tramonta e dove abitano gli antenati della razza Ariana. Iperborea si trovava nel Mare del Nord e si immerse durante un’era glaciale. Si presume che gli Iperborei vennero dal sistema solare di Aldebaran che é la stella principale della costellazione del Toro, e che tale popolazione avesse una statura di circa quattro metri, che fossero bianchi, biondi e con occhi azzurri. Essi non conoscevano guerre ed erano vegetariani. Secondo presunti testi di Thule essi furono tecnologicamente molto avanzati e volavano sulle apparecchiature Vril, macchine volanti che oggi chiamiamo UFO. Questi dischi volanti erano in grado di raggiungere velocità elevatissime compiendo le manovra che oggi attribuiamo agli UFO. Tali prestazioni erano ottenute mediante due campi magnetici contrari e rotanti. Questi velivoli erano basati sulla potenza del Vril (letteralmente “simile a dio”) e si alimentavano sottraendo energia al campo magnetico della Terra. Secondo la leggenda, quando Iperborea cominciò a sprofondare gli Iperborei scavarono delle enormi gallerierifugiandosi sottoterra, precisamente sotto la catena dell’Himalaya. Il loro nuovo regno sotterraneo fu chiamato Agarthi e la sua capitale venne battezzata Shamballah. I Persiani consideravano questa terra misteriosa la terra da cui discendevano gli Ariani. Tuttavia secondo Karl Haushofer gli Iperborei ben presto si suddivisero in due gruppi, una sorta di “buoni e cattivi”. Quelli che si chiamaronoAgarthi erano i “buoni” e si insediarono appunto nella regione Himalayana, mentre i “cattivi” venivano chiamati Shamballah e si spostarono verso Occidente. Secondo Haushofer il conflitto fra Agarthi e Shamballah continuò per migliaia di anni e durante il Terzo Reich la Thule, in qualità di ultima rappresentante di Agarthi, continuava a fronteggiare gli Shamballah, che egli identificava inMassoni e Sionisti. Il leader di questa regione sotterranea godeva del titolo di Ridgen Jyepo, ossia re del mondo, ed aveva il suo rappresentante sulla Terra, il Dalai Lama. Haushofer era totalmente convinto delle sue teorie: sottoterra, sotto l’Himalaya si trovava il luogo di origine della razza Ariana. Come tutti sanno, il simbolo di Thule era la swastika antiorariaI Tibetani e lo stesso Dalai Lama testimoniavano che il popolo di Agarthi esistesse ancora e che la sua civiltà sotterranea si era diffusa durante i millenni sotto tutta la Terra, con enormi centri sotto il Sahara, il Mato Grosso, lo Yucatan, in California, in Inghilterra, Egitto e Cecoslovacchia.

Hitler era letteralmente ossessionato da Agarthi e desiderava scoprirne i punti di ingresso per mettersi in contatto con i discendenti degli Ariani. Il Fuhrer mirava a realizzare una Agarthi in superficie, utilizzando gli Ariani come razza madre e stabilendo la Germania come patria della razza perfetta. E’ noto che durante il Terzo Reich vennero effettuate due grandi spedizioni in Himalaya per trovare l’entrata di Agarthi; ma le SS fecero spedizioni anche sulle Ande, sul Mato Grosso ed in molti altri luoghi. A ciò si ricollega la cosiddetta Teoria della Terra Cava (prima teoria depistante). Ancora oggi, molti studiosiritengono che secondo la Thule la Terra fosse Cava e presentasse due grosse aperture in corrispondenza dei poli. Questa tesi traeva forse ispirazione dellaTavola Smeraldina, attribuita a Ermete Trismegisto (l’Hermes dei Greci) con il suo concetto del “Come sopra così Sotto”. La spiegazione scientifica verteva sul fatto che poiché le cellule del sangue, ma anche del corpo, dell’uovo, le comete e gli atomi, presentano tutti un nucleo ed uno spazio cavo che li circonda e che, a sua volta, è rinchiuso da un involucro, si può presumere che anche la Terra sia costituita con gli stessi principi. Dunque secondo loro la Terra era cava, e questa teoria corroborava la visione dei Lama Tibetani e dello stesso Dalai Lama; la Terra possedeva un nucleo, il sole centrale (il cosiddetto Schwarze Sonne, il Sole Nero) che dava all’interno un clima sempre temperato ed una luce solare permanente, corrispondente nel microcosmo al sole centrale della galassia nel macrocosmo. Sostenevano che la vita effettiva del nostro pianeta ha luogo nell’interno, che le razze madri vivono all’interno ed i mutanti sulla superficie. Secondo questo principio il motivo per cui non si trovano abitanti all’esterno degli altri pianeti del nostro sistema solare sarebbe spiegato dall’esistenza della vita e di civiltà all’interno di essi. Alcuni esploratori polari, come Olaf Jansen, affermarono di aver trovato gli ingressi per accedere all’interno della Terra, proprio ai poli. Essi affermavano inoltre che l’acqua all’interno é dolce, il che spiegherebbe come mai i ghiacci nell’Artico e nell’Antartico siano composti da acqua dolce e non salata. Tale visione può sembrare assurda, eppure è condivisa dai più importanti esploratori polari come Cook, Peary, Amundsen, Nansen, Kane e dall’Ammiraglio Byrd. Tutti loro ebbero le medesime strane esperienze che contraddicevano la teoria scientifica. Tutti hanno confermato che dopo i 76 gradi di latitudine i venti diventano più caldi, che gli uccelli volano a nord oltre il ghiaccio, che anche gli animali come le volpi si muovono verso nord, che trovarono neve colorata e grigia che quando disciolta depositava pollini colorati o cenere vulcanica. Da dove vengono pollini di fiori o cenere vulcanica vicino al Polo Nord, dato che nessun prato fiorito ne un singolo vulcano sono segnati su qualsiasi accessibile mappa? Addirittura, alcuni esploratori affermarono che ad un certo punto del loro viaggio videro due soli. Furono inoltre trovati negli iceberg dei mammuth la cui carne era ancora fresca e il cui stomaco conteneva erba verde. Ad ogni modo, ad oggi la teoria della Terra Cava fa ancora sorridere la comunità scientifica, nonostante le dichiarazioni di esploratori che affermano di averne visitato l’interno e nonostante le molte foto scattate dall’Ammiraglio Byrd. Comunque si voglia vederla, non si può tacere sul fatto che tutti gli esploratori artici, nessuno escluso, abbiano avuto esperienze incredibili alle quali la scienza non è ancora riuscita a dare una spiegazione. Tornando agli Iperborei, dobbiamo citare un paio di episodi storici. Quando, nel 1532, gli Spagnoli di Pizarro giunsero in sudamerica, i nativi li chiamarono i “Viracochas” (“signori bianchi”). Secondo le leggende del sudamerica, vi fu una razza madre di persone bianche molto alte che, secoli prima, era discesa dal “paradiso” a bordo di “dischi volanti”. Essi governarono a lungo in alcune delle città e quando scomparvero promisero che un giorno sarebbero tornati. Quando gli Spagnoli, che avevano la pelle chiara, giunsero in sudamerica, i nativi pensarono che finalmente i viracochas erano tornati e diedero loro, spontaneamente, tutto il proprio oro. Incredibile a dirsi, una cosa analoga accadde allorché i primi viaggiatori bianchi giunsero in Tibet ed altre regioni Himalayane. I visitatori furono guardati con sorpresa Tibetani, i quali domandarono ai nuovi arrivati come mai fossero giunti da sotto (cioè dalle valli) piuttosto che da sopra (dal cielo) come loro consuetudine. Per concludere, sebbene la storia non lo dica chiaramente, e gli stessi tedeschi di oggi probabilmente non ne siano consapevoli, l’ideologia nazista fu fortemente basata sul tema della lotta contro El Shaddai ed il suo popolo eletto, gli Ebrei, ed il risultato di tutto ciò fu la terrificante persecuzione del popolo ebraico.
 
Mistero 26/05/10 Agarthi il popolo sotterraneo (clicca sull`immagine qui sotto per vedere il video!)
 

Il viaggio del Contrammiraglio della Marina
Americana Richard Evelin Byrd.

Agli inizi del XX° secolo venne alla ribalta un altro grande ed affascinante, quanto fantasioso ed imprevedibile esploratore di nome Hubert G. Wilkins. Di origine australiana , compì una serie incredibili di avventure esplorative ai poli con l'aereo e addirittura con un sommergibile, che lo renderanno assai famoso. Si crede che in tutte queste esperienze si fosse accorto della strana anomalia del Polo Nord, della strana terra di cui tutti parlavano, e perciò cercò di verificare se esistesse anche al Polo Sud. Si recò in Antartide in due spedizioni successive: quella del 1928-29 e quella del 1929-30. In effetti si rese conto dello stesso fenomeno tanto è vero che nel Dicembre 1929, l'esploratore russo Dumbrova ebbe a dichiarare:"La memorabile scoperta, compiuta dal capitano H.G.Wilkins, il 12 Dicembre, di una terra finora sconosciuta, al di là del Polo Sud esige che la scienza riveda la concezione che, per centinaia di anni, si era fatta del profilo sud della Terra".

Gli sforzi compiuti da Wilkins vennero messi a buon frutto dall'altro grande esploratore : il Contrammiraglio della Marina Americana Richard Evelin Byrd. Raggiunto il Polo Nord in aereo nel 1925, esplorazione contestata che gli valse però il titolo di Eroe degli Stati Uniti, Byrd volle, con tutte le sue forze e con una volontà ferrea, esplorare la grande distesa di ghiaccio del Polo Sud in più spedizioni. Organizzò la prima nel 1928, riuscendo a sorvolare il Polo il 28 Novembre 1929. Nel 1933 partì nuovamente per le regioni antartiche con una spedizione attrezzatissima della quale facevano parte tecnici e scienziati. Nel corso di questa spedizione, durata circa tre anni, si isolò per molti mesi in una stazione metereologica a 80° di latitudine sud, riportandone notevolissimi risultati scientifici. L'isolamento, molto probabilmente, gli diede la possibilità di risvegliare quelle qualità spirituali che lo porteranno negli anni successivi a raggiungere il meraviglioso mondo sotterraneo. Nel Novembre 1939 intraprese un'altra spedizione nell'Antartide ma la più spettacolare ed imponente la organizzò verso la fine del 1946. Fu una missione grandiosa con lo spiegamento di 4700 uomini, 13 navi, una portaerei e una ventina di aerei. Ad un certo punto, l'11 Febbraio 1947 venne scoperta l'Oasi di Bunger, l'avvenimento più clamoroso dell'operazione Highjump. In quel giorno il comandante di un idrovolante David Eli Bunger vide uno spettacolo stupefacente: una grande zona scura di terra in mezzo al candido paesaggio di ghiaccio.Il notiziario della Marina americana parlò di una nuova Shangri-Là , in cui erano state osservate tracce evidenti di vegetazione. Dopo poche ore, in tutte le città del mondo si leggevano notizie di quell'oasi. Bunger fece anche altre scoperte. Ad esempio vide e si posò su alcuni laghi dell'oasi. L'acqua non era eccessivamente fredda e si rivelò acqua di mare. Byrd e il suo vice Siple erano piuttosto scettici su questa scoperta, per cui l'Ammiraglio il 19 Febbraio 1947 iniziò un viaggio con il suo aereo per l'interno dell'Antartico, insieme con il 2° pilota Howie, per sincerarsi personalmente del mistero. Byrd scriverà , come suo solito, il viaggio in dettaglio sul suo diario. Fu proprio questo diario a procurargli nell'immediato suo futuro, grandi problemi e sofferenze. Tutto ciò è stato confermato dalla figlia Pauline Byrd dichiarando: "Mio padre ha sempre tenuto accuratamente dei diari sui suoi viaggi e assolutamente un diario personale che manca. Non è per caso quello che è stato ritrovato tra gli effetti personali, in possesso dell'Università dell'Ohio? Voglio sapere se questo presunto diario è il suo. Io penso che la Terra sia cava, ma non lo so. Sin da quando questo volo del Febbraio del 1947 non è stato svelato, la mia famiglia è stata esposta a molte minacce. Voglio sapere la verità!"

In effetti Byrd ebbe l'astuzia di trascrivere le parti più importanti della sua avventura tra le pagine bianche del famoso diario del 1925. E' accaduto che nel sistemare una quantità notevole di materiale, frutto delle molteplici spedizioni ai poli, il capoarchivista del Centro Polare Byrd di Columbus (Ohio). si trovò esterrefatto di fronte a delle dichiarazioni incredibili ed impressionanti: "Devo scrivere questo diario di nascosto e in assoluta segretezza. Riguarda il mio volo antartico del 19 Febbraio dell'anno 1947. Verrà un tempo in cui la razionalità degli uomini dovrà dissolversi nel nulla, e si dovrà allora accettare l'ineluttabilità della verità. Io non ho la libertà di diffondere la documentazione che segue, forse non verrà mai alla luce, ma devo comunque fare il mio dovere e riportarla qui con la speranza che un giorno tutti possano leggerla, in un mondo in cui l'egoismo e l'avidità di certi uomini non potranno più sopprimere la verità". Egli stava scrivendo tutte le fasi del volo, accompagnate anche da indicazioni tecniche, quando si accorse di avere sotto di sè un paesaggio incredibile e per lui irreale, con una ricca vegetazione, animali, un ambiente ricco di luce con una temperatura di 24°C. Ad un certo punto del volo, l'aereo si ritrovò come agganciato da una forza invisibile scaturente da due oggetti che volavano a breve distanza. I comandi non gli rispondevano. Ebbe inizio un colloquio rassicurante , via radio, con quei piloti sconosciuti, fino a quando non giunse in una città scintillante dove avvenne l'incontro con il Maestro. Quest'uomo gli trasmise un importantissimo messaggio:"Ammiraglio, le dirò il motivo della sua convocazione qui. Il nostro interessamento cominciò esattamente subito dopo l'esplosione delle prime bombe atomiche, da parte della vostra razza, su Hiroshima e Nagasaki, in Giappone. Fu in quel momento inquetante che spedimmo sul vostro mondo di superficie i nostri mezzi volanti per investigare ciò che la vostra razza aveva fatto. Vede, noi non abbiamo mai interferito prima d'ora nelle guerre e nella barbarie della vostra razza, ma ora dobbiamo farlo in quanto voi avete imparato a manipolare un tipo d'energia, quella atomica, che non è affatto per l'uomo. I nostri emissari hanno già consegnato dei messaggi alle potenze del vostro mondo, e tuttavia esse non se ne curano. Ora voi siete stato scelto per essere testimone qui che il nostro mondo esiste". Il Maestro continuò e lo esortò a portare il suo messaggio al potere del Mondo di superficie dove si invitava l'umanità a smettere di produrre armi nucleari. Dopo essersi congedato dal Maestro, l'Ammiraglio Byrd ritornò nel suo aereo e con lo stesso modo con cui era arrivato, venne ricondotto tranquillamente sulla superficie del pianeta. Lo strano diario contiene altre dichiarazioni:" 11 Marzo 1947 - Ho appena avuto un incontro di stato Maggiore al Pentagono. Ho riportato interamente la mia scoperta ed il messaggio del Maestro. E' stato tutto doverosamente registrato. Il Presidente ne è stato messo al corrente. Vengo trattenuto per diverse ore (6 ore e 39 minuti per l'esattezza). Sono accuratamente interrogato dal Top Security Forces e da una èquipe medica. E' un travaglio! Vengo posto sotto stretto controllo attraverso i mezzi di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti d'America. Mi viene ordinato di TACERE su quanto appreso, per il bene dell'umanità!!! INCREDIBILE! Mi viene rammentato che sono un militare e che quindi devo obbedire agli ordini". Anche in punto di morte (avvenuta nel Febbraio del 1958) l'Ammiraglio Byrd continuò a ripetere :"La nostra spedizione ha incontrato un grande territorio nuovo....che continente incantevole in quel cielo, terra di perenne mistero". In effetti riuscì ad organizzare, prima di morire, la sua quinta spedizione nell'Antartico nel 1955-56, denominata "Operazione Gelo Intenso". Non la portò a termine, in quanto era finalizzata alle ricerche scientifiche dell'Anno Geofisico del 1957, ma riuscì ugualmente a compiere un'altro raid aereo e penetrare così nel mondo sotterraneo per la seconda volta nel gennaio del 1956. La notizia venne fortunatamente divulgata dalla stampa americana il 5 febbraio 1956, riportando il laconico messaggio:" Il 13 gennaio, alcuni membri della spedizione statunitense hanno effettuato un volo di 2700 miglia, a partire dalla base di McMurd Sound, 400 miglia a ovest del Polo Sud, e sono penetrati per 2300 miglia in una terra che si estende al di là del polo".

Abbiamo dovuto aspettare ancora circa 20 anni per avere la definitiva conferma della cavità polare. Con l'avvento della missilistica, si è potuto scrutare questa parte misteriosa del pianeta Terra con delle riprese ottiche effettuate da notevole altezza. Il 16 Agosto 1968 venne lanciato in orbita polare la sonda metereologica ESSA 7, dotata di telecamere AVCS, le cui immagini erano soltanto captabili dalle stazioni della NASA. Nel suo quotidiano lavoro, il satellite inviò a terra delle immagini del Polo Nord strabilianti che poneva fine ad ogni dubbio e ad ogni "miraggio".

Foto riprese dal Satellite Essa 7
 


In pratica si poteva notare la presenza di un foro oscuro sul ghiaccio, la cui apertura aumentava sempre di più e in modo dinamico, fino a raggiungere la dimensione dell'ordine di 2300 Km di diametro. Successivamente l'apertura diveniva evanescente, non mostrando più i confini ben delimitati. Per fortunata tale sequenza è riuscita a sfuggire al ferreo occultamento di notizie "particolari". Naturalmente anche la scienza sovietica era in possesso di simili prove. Dalle foto si poteva osservare come l'apertura fosse dinamica e, ad un certo punto, passasse ad un piano vibrazionale superiore a quelli accettati dalla comune conoscenza, provocando in tal modo l'evanescenza. Si possono spiegare così le varie terre (miraggi) descritte da molti esploratori e localizzate in zone diverse e non più ritrovate. Si può spiegare l'appiattimento dei poli in quella zona ove la materia rocciosa viene a mancare. Si può capire la formazione delle aurore polari, anche queste non sufficientemente spiegate dalla nostra scienza. Quello che ancora non si sa, è quando si verifica il fenomeno, poichè non è un evento ripetitivo e prevedibile. Se però consideriamo il pianeta Terra come un essere macrocosmico vivente, allora sì che tutto ridiventa concepibile. Naturalmente ci sono altre prove scientifiche di questo fatto ed in possesso dalla scienza ufficiale, ma nessuno vuole per il momento divulgarle. Mi riferisco, ad esempio, all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare del Gran Sasso (Assergi - Prov. Aquila), un laboratorio scavato nelle viscere di questa montagna dove si rivelano particelle elementari derivate, in particolare, dai processi termonuclari che avvengono nel Sole e nelle stelle.

Ho potuto, alcuni anni fa, osservare il tracciato di alcune particelle in arrivo dal nostro Sole, tracciato costruito con l'intervento di particolari sensori e dai computers. Le particelle elementari in questione erano i neutrini. Sono particelle prive di carica elettrica, probabilmente di massa piccolissima, soggette solo alla forza detta debole. Ebbene a causa dell'estrema debolezza delle loro interazioni, queste particelle possono attraversare enormi spessori di materia e riempire tutto lo spazio senza che ne abbiamo un minimo di percezione. In questo particolare grafico, ad esempio, venivano evidenziati alcuni neutrini con la loro inclinazione e il loro verso; verso che andava dall'alto in basso. Nello stesso grafico ve ne era uno però che aveva tutt'altra inclinazione e verso esattamente opposto a tutti gli altri. In pratica la particella scaturiva dal centro della Terra per poi uscire all'esterno. Ho cercato ripetutamente spiegazioni al riguardo ma non me ne hanno volute assolutamente concedere. Ma non tutti gli uomini tacciono. Anzi alcuni di essi hanno espresso un coraggio incredibile nel fare affermazioni che secondo il senso comune sono solamente eresie.
 

Il Diario dell'Ammiraglio R.E. Byrd
L'ammiraglio statunitense R.E.Byrd fu un grande esploratore. Compì diversi viaggi al Polo Nord ed in Antartide nella prima metà del '900. Iniziò la sua carriera di esploratore polare nel 1925. Il suo volo esplorativo al Polo lo consacrò leader dell'aviazione e delle esplorazioni polari nonchè eroe nazionale. Il 29-30 Maggio 1927 compì la transvolata dell'Oceano Atlantico da New York alla Manica che seguì quello di Charles Lindbergh di pochi giorni. Nel 1928 compì la sua prima grande esplorazione in Antartide, ma quella più importante è del 1946. Tutte le sue avventure sono narrate nel suo diario, conservato attualmente presso il Centro di Ricerca Polare Byrd dell'Università di Stato di Columbus (Ohio-USA). Il dottor Raimund E. Goerler, capo archivista del Centro Polare, nel trascrivere il contenuto del diario del 1925, tra le pagine "bianche", trovò una serie di affascinanti, incredibili e straordinarie informazioni datate 19 Febbraio 1947. Esse non hanno nulla a che fare con la coraggiosa esplorazione artica ma riguardano esclusivamente la meravigliosa avventura accaduta all'Ammiraglio durante la sua quarta spedizione al Polo Sud:

"Devo scrivere questo diario di nascosto e in assoluta segretezza. Riguarda il mio volo antartico del 19 Febbraio dell'anno 1947. Verrà un tempo in cui la razionalità degli uomini dovrà dissolversi nel nulla, e si dovrà allora accettare l'ineluttabilità della Verità. Io non ho la libertà di diffondere la documentazione che segue, forse non vedrà mai la luce, ma devo comunque fare il mio dovere e riportarla qui con la speranza che un giorno tutti possano leggerla, in un mondo in cui l'egoismo e l'avidità di certi uomini non potranno più sopprimere la Verità."

19 Febbraio 1947
Tutta la preparazione per il nostro viaggio è completata, e siamo in volo con il pieno di carburante alle ore...
Aggiustato l'afflusso di carburante al motore destro e il Pratt Whitneys vola tranquillamente.
Controllo della posizione con il sestante, nuovo controllo della prua con la bussola, eseguito un lieve cambio di direzione ed eccoci sulla rotta stabilita.
Controllo radio con il campo base, è tutto a posto e la ricezione è normale.
Si nota una lieve perdita di olio al motore destro, tuttavia l'indicatore della pressione sembra normale.
Notata una leggera turbolenza da est ad una altitudine di 2321 piedi, correzione a 1700 piedi, la turbolenza cessa ma aumenta il vesto in coda, piccolo aggiustamento della manetta, l'aereo procede ora normalmente.
Controllo radio con il campo base, situazione normale.
Incontrata nuovamente una turbolenza, saliti a 2900 piedi di quota, di nuovo ottime condizioni di volo.
Distese di ghiaccio e neve sotto di noi, notate delle colorazioni giallognole con disegni lineari. Alterata la crociate per un migliore esame di queste configurazioni colorate, notate anche colorazioni violacee e rossastre. Controllata quest'area con due giri completi e ritornati sulla rotta stabilita. Effettuato un nuovo controllo di posizione con il campo base e riportate le informazioni circa le colorazioni nel ghiaccio e nella neve sottostanti.
Sia la bussola magnetica che la girobussola cominciano a ruotare e ad oscillare, non ci è possibile mantenere la nostra rotta con la strumentazione. Rileviamo la posizione con la bussola solare, tutto sembra ancora a posto. I controlli sembrano lenti nel rispondere e nel funzionare, ma non c'è indicazione di congelamento.
In lontananza sembrano esserci delle montagne.
29 minuti di volo trascorsi dal primo avvistamento dei monti, non si tratta di un'allucinazione. E' una piccola catena di montagne che non avevo mai visto prima.
Cambio altitudine a 2950 piedi, incontrata di nuovo una forte turbolenza.
Stiamo sorvolando la piccola catena di montagne e procediamo verso nord per quanto possiamo appurare. Oltre le montagne vi è ciò che sembra essere una vallata con un piccolo fiume o ruscello che scorre verso la parte centrale. Non dovrebbe esserci nessuna verde valle qui sotto ! C'è qualcosa di decisamente strano e anormale qui! Dovremmo sorvolare solo ghiaccio e neve! Sulla sinistra ci sono grandi foreste sui fianchi dei monti.

I nostri strumenti di navigazione girano ancora come impazziti, il giroscopio gira avanti e indietro.
Altero l'altitudine a 1400 piedi ed eseguo una stretta virata completa a sinistra per esaminare meglio la valle sottostante. E' verde con muschio ed erba molto fitta. La luce qui sembra diversa. Non riesco più a vedere il sole. Facciamo un altro giro a sinistra e avvistiamo ciò che sembra essere un qualche tipo di grosso animale. Assomiglia ad un elefante! NO!!! Sembra essere un mammut! E' incredibile! Eppure è così! Scendiamo a quota 1000 piedi ed uso un binocolo per esaminare meglio l'animale. E' confermato, si tratta assolutamente di un animale simile al mammut. Riporto questa notizia al campo base.
Incontriamo altre colline verdi. L'indicatore della temperatura esterna indica 24 gradi centigradi. Ora proseguiamo sulla nostra rotta. Gli strumenti di navigazione sembrano normali adesso. Sono perplesso circa le loro reazioni. Tento di contattare il campo base. La radio non funziona.
Il paesaggio sottostante è più livellato e normale (se è il caso di usare questa parola). Avanti a noi avvistiamo ciò che sembra essere una città!!! E' impossibile! L'aereo sembra leggero e stranamente galleggiante. I controlli si rifiutano di rispondere! Mio Dio! Alla nostra destra e alla nostra sinistra ci sono apparecchi di uno strano tipo. Si avvicinano e qualcosa irradia da essi. Ora sono abbastanza vicini per vedere i loro stemmi. E' uno strano simbolo. Non lo rivelerò. E' fantastico. Dove siamo! Cosa è successo.
Ancora una volta tiro decisamente i comandi. Non rispondono!!! Siamo tenuti saldamente ad una sorta di invisibile morsa d'acciaio.
La nostra radio gracchia e giunge una voce che parla in inglese con accento che sembra leggermente nordico o tedesco! Il messaggio è: "Benvenuto nel nostro territorio, Ammiraglio. Vi faremo atterrare esattamente tra sette minuti. Rilassatevi, Ammiraglio, siete in buone mani". Mi rendo conto che i motori del nostro aereo sono spenti. L'apparecchio è sotto uno strano controllo ed ora vira da sé. I comandi sono inutilizzabili.
Riceviamo un altro messaggio radio. Stiamo per cominciare la procedura di atterraggio, ed in breve l'aereo vibra leggermente cominciando a scendere come sorretto da un enorme, invisibile ascensore.
Sto facendo un'ultima velocissima annotazione sul diario di bordo. Alcuni uomini si stanno avvicinando ai piedi dell'aereo. Sono alti ed hanno i capelli biondi. In lontananza c'è una grande città scintillante, vibrante di tinte dei colori dell'arcobaleno. Non so cosa succederà ora, ma non vedo traccia di armi su coloro che si avvicinano. Sento una voce che mi ordina, chiamandomi per nome, di aprire il portellone. Eseguo.

Fine del diario di bordo
Da questo punto in poi scrivo gli eventi che seguono richiamandoli dalla memoria. Ciò rasenta l'immaginazione e sembrerebbe una pazzia se non fosse accaduto davvero.
Il tecnico ed io fummo prelevati dall'aereo ed accolti in modo cordiale. Fummo poi imbarcati su un piccolo mezzo di trasporto simile ad una piattaforma ma senza ruote! Ci condusse verso la città scintillante con grande celerità. Mentre ci avvicinavamo, la città sembrava fatta di cristallo. Giungemmo in poco tempo ad un grande edificio, di un genere che non avevo mai visto prima. Sembrava essere uscito dai disegni di Frank Lloyd Wright, o forse più precisamente da una scena di Buck Rogers!
Ci venne offerta un tipo di bevanda calda che sapeva di qualcosa che non avevo mai assaporato prima. Era deliziosa. Dopo circa 10 minuti, due dei nostri mirabili ospiti vennero nel nostro alloggio invitandomi a seguirli. Non avevo altra scelta che obbedire. Lasciai il mio tecnico radio e camminammo per un po' fino ad entrare in ciò che sembrava essere un ascensore. Scendemmo per alcuni istanti, l'ascensore si fermò e la porta scivolò in alto silenziosamente! Procedemmo poi per un lungo corridoio illuminato da una luce rosa che sembrava emanare dalle pareti stesse! Uno degli esseri fece segno di fermarci davanti ad una grande porta. Sopra di essa c'era una scritta che non ero in grado di leggere. La grande porta scorse senza rumore e fui invitato ad entrare.
Uno degli ospiti disse: "Non abbiate paura, Ammiraglio, state per avere un colloquio con il MAESTRO..." Entrai ed i miei occhi si adeguarono lentamente alla meravigliosa colorazione che sembrava riempire completamente la stanza. Allora cominciai a vedere quello che mi circondava. Ciò che mostrò ai miei occhi era la vista più stupenda di tutta la mia vita. In effetti era troppo magnifica per poter essere descritta. Era deliziosa. Non credo che esistano termini umani in grado di descriverla in ogni dettaglio con giustizia.

I miei pensieri furono interrotti dolcemente da una voce calda e melodiosa: "Le do il benvenuto nel nostro territorio, Ammiraglio". Vidi un uomo dai lineamenti delicati e con i segni dell'età sul suo viso. Era seduto ad un grande tavolo. Mi invitò a sedermi su una delle sedie. Dopo che fui seduto, unì le punte delle sue dita e sorrise.
Parlò di nuovo dolcemente e mi disse quanto segue: "L'abbiamo lasciata entrare qui perché lei è di nobile carattere e ben conosciuto nel Mondo di Superficie, Ammiraglio".
Mondo di Superficie, quasi rimasi senza fiato! - "Si, ribatté il Maestro con un sorriso, lei si trova nel territorio degli ARIANNI, il mondo Sotterraneo della Terra. Non ritarderemo a lungo la sua missione, e sarete scortati indietro sulla superficie e un poco oltre senza pericolo. Ma ora, Ammiraglio, le dirò il motivo della sua convocazione qui.
Il nostro interessamento cominciò esattamente subito dopo l'esplosione delle prime bombe atomiche, da parte della vostra razza, su Hiroshima e Nagasaki, in Giappone. Fu in quel momento inquietante che spedimmo sul vostro mondo di superficie i nostri mezzi volanti, i FLUGELRADS, per investigare ciò che la vostra razza aveva fatto. Questa è ovviamente storia passata, Ammiraglio, ma mi permetta di proseguire. Vede, noi non abbiamo mai interferito prima d'ora nelle guerre e nella barbarie della vostra razza, ma ora dobbiamo farlo in quanto voi avete imparato a manipolare un tipo di energia, quella atomica, che non è affatto per l'uomo.
I nostri emissari hanno già consegnato dei messaggi alle potenze del vostro mondo, e tuttavia esse non se ne curano. Ora voi siete stato scelto per essere testimone qui che il nostro mondo esiste. Vede, la nostra cultura e la nostra scienza sono avanti di diverse migliaia di anni rispetto alle vostre, Ammiraglio".
Lo interruppi: "Ma tutto ciò che cosa ha a che fare con me, Signore!". Gli occhi del Maestro sembrarono penetrare in modo profondo nella mia mente, e dopo avermi studiato per un po' rispose: "La vostra razza ha raggiunto il punto del non-ritorno, perché ci sono tra voi alcuni che distruggerebbero il vostro intero mondo piuttosto che rinunciare al potere così come lo conoscono...".
Annuii e il Maestro continuò: "Dal 1945 in poi abbiamo tentato di entrare in contatto con la vostra razza, ma i nostri sforzi sono stati accolti con ostilità: fu fatto fuoco contro i nostri flugelrads. Si, furono persino inseguiti con cattiveria e animosità dai vostri aerei da combattimento. Così ora, figlio mio, le dico che c'è una grande tempesta all'orizzonte per il vostro mondo, una furia nera che non si esaurirà per diversi anni. Non ci sarà difesa nelle vostre armi, non ci sarà sicurezza nella vostra scienza.
Imperverserà fino a quando ogni fiore della vostra cultura sarà stato calpestato, e tutte le cose umane saranno state disperse nel caos. La recente guerra è stata soltanto un preludio a quanto deve ancora avvenire alla vostra razza. Noi qui possiamo vederlo più chiaramente ad ogni ora... crede che mi sbagli?".
"No, risposi, è già successo una volta in passato; giunsero gli anni oscuri e durarono per cinquecento anni". "Si, figlio mio, replicò il Maestro, gli anni oscuri che giungeranno ora per la vostra razza copriranno la terra come una coltre, ma credo che qualcuno tra voi sopravviverà alla tempesta, oltre questo non so! Noi vediamo in un futuro lontano riemergere, dalle rovine della vostra razza, un mondo nuovo, in cerca dei suoi leggendari tesori perduti, ed essi saranno qui, figlio mio, al sicuro in nostro possesso.
Quando giungerà il momento ci faremo nuovamente avanti per aiutare la vostra cultura e la vostra razza a rivivere. Forse per allora avrete appreso la futilità della guerra e della sua lotta... e dopo quel momento, una parte della vostra cultura e scienza vi saranno restituite cosi che la vostra razza possa ricominciare. Lei, figlio mio, deve tornare nel Mondo di Superficie con questo messaggio...".

Con queste parole conclusive il nostro incontro sembrava giunto al termine. Per un attimo mi sembrò di vivere un sogno... eppure sapevo che quella era la realtà, e per qualche strana ragione mi inchinai lievemente, non so se per rispetto od umiltà. Improvvisamente mi resi conto che i due fantastici ospiti che mi avevano condotto qui erano di nuovo al mio fianco. "Da questa parte, Ammiraglio", mi indicò uno di loro. Mi girai ancora una volta prima di uscire e guardai indietro verso il Maestro. Un dolce sorriso era impresso sul suo anziano viso delicato. "Addio, figlio mio", mi disse, e fece un gesto soave con la sua esile mano, un gesto di pace, ed il nostro incontro ebbe definitivamente termine. Uscimmo velocemente dalla stanza del Maestro attraverso la grande porta ed entrammo ancora una volta nell'ascensore. La porta si abbassò silenziosamente e ci muovemmo subito verso l'alto. Uno dei miei ospiti parlò di nuovo: "Ora dobbiamo affrettarci, Ammiraglio, in quanto il Maestro non desidera ritardare oltre il vostro programma previsto e dovete ritornare dalla vostra razza con il suo messaggio". Non dissi nulla, tutto ciò era quasi inconcepibile, e una volta ancora i miei pensieri si interruppero non appena ci fermammo. Entrai nella stanza e fui di nuovo con il mio tecnico radio. Aveva un'espressione ansiosa sul suo volto. Avvicinandomi dissi: "E' tutto a posto Howie, è tutto a posto". I due esseri ci fecero segno verso il mezzo in attesa, salimmo e presto giungemmo al nostro aereo. I motori erano al minimo, e ci imbarcammo immediatamente. L'atmosfera era ora carica di una certa aria di urgenza. Dopo che il portellone fu chiuso, L'aereo fu immediatamente trasportato in alto da quella forza invisibile fino a quando raggiungemmo i 2700 piedi.
Due dei mezzi aerei erano ai nostri fianchi ad una certa distanza facendoci planare lungo la via del ritorno. Devo sottolineare che l'indicatore di velocità non riportava nulla, nonostante ci stessimo muovendo molto rapidamente.
Ricevemmo un messaggio radio. "Ora vi lasciamo, Ammiraglio, i vostri controlli sono liberi. Auf Wiedersehen!!!"
Guardammo per un istante i flugelrads fino a quando non scomparvero nel cielo blu pallido. L'aereo sembrò improvvisamente catturato da una corrente discensionale. Ne riprendemmo immediatamente il controllo. Non parlammo per un po', ognuno di noi era immerso nei propri pensieri.
Sorvoliamo nuovamente distese di ghiaccio e neve, a circa 27 minuti dal campo base. Inviamo un messaggio radio, ci rispondono. Riportiamo condizioni normali... normali. Dal campo base esprimono sollievo per aver nuovamente stabilito il contatto.
Atterriamo dolcemente al campo base. Ho una missione da compiere...

Fine delle annotazioni 11 Marzo 1947
Ho appena avuto un incontro di Stato Maggiore al Pentagono. Ho riportato interamente la mia scoperta ed il messaggio del Maestro. E' stato tutto doverosamente registrato. Il Presidente ne è stato messo al corrente. Vengo trattenuto per diverse ore (6 ore e 39 minuti per l'esattezza). Sono accuratamente interrogato dal Top Security Forces e da una èquipe medica. È UN TRAVAGLIO!!!
Vengo posto sotto stretto controllo attraverso i mezzi di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti d'America. Mi viene ordinato di TACERE su quanto appreso, per il bene dell'umanità!!! INCREDIBILE! Mi viene rammentato che sono un militare e che quindi devo obbedire agli ordini.

Ultima annotazione 30 Dicembre 1956
Questi ultimi anni trascorsi dal 1947 ad oggi non sono stati buoni... Ecco dunque la mia ultima annotazione in questo diario singolare. Concludendo, devo affermare che ho doverosamente mantenuto segreto questo argomento, come ordinatomi, durante tutti questi anni. Ho fatto questo contro ogni mio principio di integrità morale. Ora sento avvicinarsi la grande notte e questo segreto non morirà con me, ma, come ogni verità, trionferà. QUESTA È LA SOLA SPERANZA PER IL GENERE UMANO. Ho visto la verità ed essa ha rinvigorito il mio spirito donandomi la libertà! Ho fatto il mio dovere nei confronti del mostruoso complesso industriale militare.
Ora, la lunga notte comincia ad avvicinarsi, ma ci sarà un epilogo. Come la lunga notte dell'antartico termina, così il sole brillante della verità sorgerà di nuovo, e coloro che appartengono alle tenebre periranno alla sua luce...
Perché io ho visto "quella Terra oltre il Polo, quel Centro del Grande Ignoto".
 

Fonte: avalonra.altervista.org


RICERCA SCIENTIFICA TERRESTRE
Fonte:
http://www.edicolaweb.net/nonsolouf...tificatore28

L'uomo è sempre stato affascinato, in particolar modo, dalle regioni polari che ha cercato di conoscere in tutte le maniere possibili. È naturale che l'evoluzione tecnica e scientifica abbia contribuito a portare nuovi modi per avanzare nella ricerca e nella conoscenza. Finiti i tempi pionieristici degli aeroplani, dei dirigibili e delle mongolfiere, l'uomo, con l'avvento dell'era spaziale, ha iniziato le osservazioni scientifiche polari con i satelliti artificiali, coadiuvati da sommergibili atomici e navi rompighiaccio.

Nell'Antartide, addirittura, non solo sono stati usati questi mezzi, ma si è arrivati ad espletare una ricerca a livello internazionale, coordinata dallo SCAR, l'Organizzazione di 40 paesi membri, attraverso l'installazione di basi permanenti.

A partire dagli anni '60 la ricerca ha assunto una metodologia più completa con l'ausilio dei satelliti meteorologici artificiali. Il primo ad essere messo in orbita dai paesi occidentali fu il Tiros 1, senza considerare i satelliti appartenenti ai programmi militari delle due superpotenze USA e URSS. Bisogna specificare innanzi tutto che i satelliti meteorologici ricadono in una delle tre categorie:

Operativi geosincroni (Meteosat).
Operativi in orbita polare (Noaa).
Ricerca e sviluppo di nuovi sensori e strumenti per la raccolta dei dati e immagini.

La terza categoria portò al concepimento di satelliti artificiali americani di tipo ESSA, posti in orbita eliosincrona, con la capacità di sorvolare i poli e mantenere costante l'angolo col Sole. Una simile orbita permetteva lo scandaglio quotidiano globale del pianeta.

I satelliti ESSA (Environmental Survey Satellite) avevano una struttura a ruota. Rotolavano perciò lungo la loro orbita e potevano riprendere solo immagini diurne. La serie Essa comprese nove satelliti: i numeri dispari portavano una strumentazione più sofisticata ed erano accessibili solo da parte delle stazioni CDA (Command Data Acquisition); i numeri pari avevano a bordo due telecamere APT ed erano di libero accesso poiché trasmettevano in banda 137 MHz. Mentre ruotavano lungo le loro orbite, le telecamere, montate sulle superfici laterali, riprendevano le immagini del pianeta.

ESSA 1 venne lanciato in orbita polare nel 1966 mentre l'ultimo, l'ESSA 9, nel 1969. Dal 1970 questi satelliti vennero sostituiti dai NOAA.
Il sistema di ripresa APT inoltre stava ad indicare che il funzionamento delle apparecchiature di bordo era completamente automatico e non richiedeva l'intervento delle stazioni terrestri.

Il 16 Agosto 1968 venne lanciato l'ESSA 7, sempre in orbita polare, dotato di telecamere AVCS (Advanced Vidicom Camera System), le cui immagini erano soltanto captabili esclusivamente dalle stazioni della NASA.


La sonda meteorologica americana ESSA 7
lanciata nello spazio il 16 Agosto 1968.


Nel suo quotidiano trasmettere, tale satellite inviò a terra delle immagini del Polo Nord strabilianti. In esse si notava la presenza di un foro, di colore scuro, perfettamente circolare che aumentava le sue dimensioni diametrali in maniera dinamica, diciamo meglio come il diaframma nell'obiettivo di una macchina fotografica. In altre foto l'apertura diveniva evanescente, giacché non mostrava più i confini ben delimitati e perciò non quantificabili.

Fortunatamente tale sequenza riuscì a sfuggire alla congiura di occultamento di tutte quelle informazioni non allineate con la logica scientifica-militare e dogmatica corrente, in altre parole con la cosiddetta scienza ufficiale.

Si poteva definitivamente aprire un nuovo capitolo nella storia dell'umanità, si potevano confermare le dichiarazioni dell'Ammiraglio Byrd e di conseguenza avere una seria presa di coscienza sulla realtà oggettiva dell'interno del pianeta Terra.

Immagine realizzata dall'ESSA 7 sul Polo Nord in cui si evidenzia
la caratteristica spaccatura del ghiaccio, primo passo per l'apertura polare.

 


Una delle foto prodotte dal satellite americano ESSA 7, scattate il 23
Novembre 1968, in cui si evidenzia l'apertura polare.

 


Sequenza dell'apertura polare, a partire dal basso a destra per finire
il alto a sinistra. Le foto, realizzate sempre da ESSA 7, mostrano
l'apertura dinamica del polo in cui il buco si allarga sempre più fino
a divenire evanescente.

 


Immagine dell'Antartide ripresa, in varie tonalità di colore, dal
satellite artificiale ERS1. L'elaborazione al computer ha evidenziato il
buco all'interno dell'immenso continente ghiacciato. (Per gentile
concessione ESA)

 


L'Antartide ripreso dal satellite ERS1 in cui si può notare l'enorme
spaccatura del ghiaccio, fenomeno riscontrato anche al Polo Nord,
prima dell'apertura dinamica. (Per gentile concessione ESA)

 


Immagine satellitare che evidenzia l'apertura circolare del Polo Nord.


Segue>>>>
www.edicolaweb.net/nonsolouf...tificatore28

Ricerca ed esplorazioni al Polo Nord
L'esplorazione dell'Artide è avvenuta in due modi: via terra, con l'avanzata dei russi verso la Siberia e degli esploratori nel grande nord canadese, nell'Alaska e nel nord Europa; via mare, con la ricerca dei due grandi passaggi, Nord-Ovest e Nord-Est, che dovevano aprire alle navi nuove vie più brevi per raggiungere l'Asia, al fine di ottenere un commercio più redditizio.
Si può affermare che tutti gli sforzi per raggiungere il Polo, compiuti sino alle soglie del XX° secolo, fallirono. Tali tentativi, continuati per circa quattro secoli, costarono moltissimi sacrifici ed anche perdite di vite umane.
Probabilmente la questione commerciale è stata la molla più importante in questa esplorazione. Non dobbiamo dimenticare però che molti esploratori hanno avuto la possibilità di accorgersi delle varie anomalie ivi presenti, spesso definite miraggi, come ad esempio le aurore boreali, le strane condizioni climatiche e la scoperta di nuove terre che all'improvviso scompaiono.
È proprio questo il punto di partenza per portare delle prove a favore della struttura cava del pianeta.
La svolta definitiva dello studio del Polo Nord, di questa parte del pianeta ancora sconosciuta sino alla fine del XIX° secolo, avvenne con l'avvento dell'esploratore norvegese Fridtjof Nansen.
Di corporatura gigantesca, un vero vikingo, con gli occhi azzurri e capelli biondi, Nansen venne alla ribalta mondiale come esploratore quando portò felicemente a termine un'impresa memorabile per quei tempi: la traversata della calotta di ghiaccio della Groenlandia. Era il 1888 e da allora egli divenne una specie di idolo per i giovani di tutto il mondo.
Nansen si distinse pure per altri risultati eccezionali. Ricordo innanzitutto che nel 1922 gli fu conferito il premio Nobel per la pace, giacché a partire dal 1905 egli si dedicò alla politica. Un'intensa attività che lo porterà ad assumere la carica di Ministro nella sua Norvegia e soprattutto nel 1918 divenne il responsabile per il rimpatrio di circa 500.000 prigionieri russi. Addirittura si occupò dell'assistenza umanitaria verso milioni di affamati nelle varie regioni della Russia.
Fu un grande studioso di oceanografia e, come vedremo, fu un grande esploratore del polo. Dotato di un enorme coraggio, audacia, ostinatezza ma soprattutto di pazienza, iniziò nel Giugno del 1893 una nuova avventura per arrivare al Polo Nord geografico.
Il Polo Nord, come pure il Polo Sud, non deve essere confuso con il polo magnetico rispettivo.
Il polo geometrico è semplicemente un punto attraversato da una linea immaginaria conosciuta come asse geometrico terrestre o meglio come linea sulla quale la Terra ruota nel suo movimento quotidiano. Di conseguenza al Polo Nord, come pure al Polo Sud, dobbiamo associare un semplice punto geometrico.
Determinare con la massima esattezza il polo dipende dagli strumenti usati, dall'abilità dell'osservatore nel farli funzionare e dal numero delle osservazioni fatte.
Questo almeno sino all'avvento dei satelliti artificiali con il cosiddetto Sistema GPS.
Gli strumenti usati dagli esploratori di fine ottocento erano il sestante oppure il teodolite.
Con lo scopo di raggiungere il Polo, Nansen partì con la sua spedizione nel 1893, definita da quasi tutti i maggiori esperti dell'epoca un progetto criminale, che si basava sull'esperienza di una precedente spedizione fallimentare, la cui nave intrappolata nei ghiacci fu ritrovata qualche anno più tardi ad un'enorme distanza dopo essere stata in balia della deriva dei ghiacci e definitivamente stritolata.
A tale scopo Nansen si fece costruire un'imbarcazione adatta, la Fram, ben solida e da lui stesso ideata per resistere alle enormi pressioni dei ghiacci. Con 13 uomini a bordo iniziò la spedizione da Khabarova, un piccolo villaggio samoiedo della Siberia.
Il 9 Ottobre del 1893 la temperatura scese a - 40°C e la nave rimase intrappolata dal ghiaccio. Iniziò una lenta deriva che fece raggiungere alla nave gli 82° 31' N che, per l'epoca, rappresentava già un record di avvicinamento al polo. Visto poi che la deriva non lo faceva più avanzare, Nansen decise di proseguire con gli sci e con le slitte, trainate dai cani, necessarie per il trasporto del cibo e di altri materiali per la sopravvivenza.
Scelse come compagno il tenente Frederik Johansen, con il quale partì verso il polo il 14 Marzo 1895. Si dovevano percorrere circa 800 Km. Enormi furono le difficoltà da superare come il grande freddo, le condizioni del ghiaccio, ma soprattutto la deriva della banchisa. Oramai sfiduciati, con i cani troppo deboli, Nansen decise di ritornare indietro: avevano raggiunto gli 86° 13' N e 95° E. Erano i primi uomini al mondo ad aver raggiunto quelle estreme zone ghiacciate, a circa 400 Km dal polo geometrico.
Questa la cruda descrizione dei fatti.
Ad un attento esame dei loro scritti, ci si accorge però di alcuni elementi fondamentali ai quali non si è data tanta importanza. Prima di tutto sia Nansen sia Johansen avevano conoscenza di una terra oltre il ghiaccio che i loro antenati avevano tramandato. Soprattutto Johansen, nel suo libro "Con Nansen verso il Polo", ce la descrive magistralmente:

«Ci volle una buona dose di pazienza per star fermi un mese ed attendere che la neve si liquefacesse ed il ghiaccio diventasse praticabile per dirigersi verso la Terra sconosciuta, mai scorta, che pure eravamo certi dovesse trovarsi nei nostri paraggi. Era una cosa assai strana che non avessi ancora potuto vedere questa benedetta terra ed io pensavo continuamente ai versi di Welhaven:

Ad occidente della terra d'Helgel
un'isola nel mar lucente nuota
ma non appena un navigante volge
ver lei la prua, s'asconde tra le nubi;

e l'occhio invan la cerca: densa nebbia
l'avvolge e la rapisce... il cuor soltanto
può giungere laggiù verso occidente
sopra la bella terra d'avorio.

Ogni volta che questi versi mi ritornavano alla memoria, non potevo trattenermi dal ridere pensando all'enorme differenza fra la terra d'avorio che il poeta fa desiderare al marinaio e quella che noi agognavamo con tutta la potenza delle nostre anime. Ma d'altra parte se anche il nostro desiderio appagandosi non ci portava una terra d'avorio, coi suoi splendori e con una vegetazione lussureggiante, era per noi il giungere alla terra un così grande fatto che certo, date le nostre condizioni, non era inferiore alla terra d'avorio cantata dal poeta.»

Johansen del resto descrive con molti dettagli l'avventura al polo con Nansen, il quale, nella stesura del libro "La spedizione polare norvegese 1893-1896" conferma il sogno di raggiungere una nuova terra aprendo l'introduzione con una frase di Seneca: "Tempo verrà che delle cose il freno l'Oceano disciolga e immensa e nova region si disveli all'occhio umano. Né delle terre sia l'ultima Thule".
La credenza nella mitica Thule, terra ultima oltre il polo e abitata da strani uomini, era assai diffusa poiché tramandata dalle leggende scandinave.
Ecco perché Nansen era più che convinto della sua esistenza e perciò affermava:

«Ho già detto che la parola norvegese skraeling (eschimese) deve essere stata adoperata in origine per designare fate o creature mitiche. Molte altre cose lasciano supporre che, quando gli islandesi incontrarono per la prima volta gli eschimesi, li consideravano uomini fatati. Li soprannominarono perciò Troll, un vecchio nome comune che designava varie specie di esseri soprannaturali. Quest'idea si è conservata, più o meno, fino ai tempi più recenti.»

Tuttora gli eschimesi rimangono attaccati alla convinzione che la loro origine venga proprio dal nord.
All'epoca Nansen era mosso, nella sua spedizione, dalla volontà di scoprire il mistero, rimanendo aggrappato però alla scienza, fino a quando ogni enigma non fosse stato sciolto.
Egli descrisse pure, in una leggiadra forma poetica, l'enigma dell'aurora, mettendo in second'ordine l'ipotesi scientifica: "Ma l'aurora boreale nella sua eternamente varia bellezza fiammeggia giorno e notte attraverso il firmamento. Guardala, bevi in essa l'oblio, attingine la speranza. Essa è pure piena di aspirazioni come l'anima dell'uomo. Con l'irrequietudine di questa, vuol cingere coi suoi raggi sfavillanti e cosa più bella degli albori purpurei; ma nel suo vano corso attraverso lo spazio vuoto, ne reca il messaggio della venuta del dì... O tu, misteriosa, chi sei? Donde vieni? Vano è il chiederlo. Non basta forse ammirare la tua bellezza? Ci è forse dato di giungere più in là dell'apparenza esterna? A chi gioverebbe il poter dire ch'essa è una scarica elettrica o una corrente elettrica che attraversa gli alti strati dell'atmosfera e poter descrivere come si produca? Mere parole... Felice il bimbo... In ultima analisi, noi, con tutto il nostro sapere, con tutte le nostre teorie, non siamo di un capello più vicini alla verità di quanto egli lo sia".
Parole profetiche quelle di Nansen che ancora oggi sono valide poiché la scienza ufficiale non vuole proprio ammettere che questi fenomeni solari, formanti le variopinte aurore boreali, provengono anche dal centro della Terra.
L'osservatore terrestre si ritrova in certi periodi dell'anno di fronte ad un'ampia fascia di luce piuttosto debole che appare nei cieli nordici (aurora boreale). L'identico fenomeno appare nello stesso periodo nei cieli del sud o meglio nella zona antartica (aurora australe).
L'aurora è visibile in una grande quantità di forme che variano da una luminescenza lieve fino alla comparsa di raggi verticali, all'interno dei quali può esserci un notevole movimento. A volte si presenta come una serie di archi luminosi in espansione o in contrazione.
Predominano i colori: bianco, giallo e rosso, pur assumendo spesso una colorazione variopinta e vivida. Si manifestano, nella maggioranza dei casi, fino a circa 20° dai poli magnetici ed appaiono ad un'altezza variabile tra gli 80 ed i 1.000 Km.
Senza dubbio, una delle questioni più dibattute è quella del peculiare suono emesso durante la loro formazione. Sono numerosi i testimoni che hanno riferito di aver udito un suono assai caratteristico nel momento cruciale della sua formazione. Tale suono, una sorta di sibilo o crepitio, in effetti, è udibile in particolare nei momenti in cui l'aurora è più appariscente, mostrando una sincronia con le evoluzioni luminose che ha dell'incredibile.
Il ricercatore danese Eigil Ungstrup è riuscito recentemente ad identificare con successo, per via strumentale, questo strano suono e non è stato il solo. Si tratta in sostanza di un sibilo o di un soffio avente una frequenza di circa 100 Hz.
Pure in questa situazione sono state proposte alcune ipotesi ufficiali e, guarda caso, nessuna fa riferimento all'apertura del polo.
Ritornando alla spedizione norvegese ci accorgiamo di un altro fattore importante, descritto sia da Nansen sia da Johansen e riguardante le condizioni climatiche insospettate nell'estremo nord.
Ad esempio il 3 Agosto 1895 Nansen annotava alcuni fatti straordinari: a quelle estreme latitudini la temperatura dell'atmosfera era molto più calda del previsto e notava sulla neve tracce di volpi.
In tempi successivi Nansen non trovava modo di far funzionare la bussola ed egli non sapeva dove si trovasse. Quando poi una tempesta di polvere insopportabile ostacolò la sua marcia, oramai in difficoltà con i cani, decise di tornare indietro, ignorando completamente la realtà in cui si trovava. Stava avanzando verso l'apertura polare e apparentemente non lo capì.
Si può dire anche che Nansen non sia stato l'unico esploratore ad avere queste sorprese poiché molti uomini si avventurarono negli anni successivi verso il nord con l'intenzione di raggiungere per primi il Polo.
Abbandoniamo ora questa storica impresa, dagli sviluppi scientifici e mitologici, per arrivare al punto cruciale delle spedizioni polari che risale al periodo compreso tra il 1908 e il 1909.
Il 6 Aprile 1909 l'esploratore americano Robert A. Peary annunciò a tutto il mondo di essere stato il primo uomo a raggiungere il Polo Nord.
A questo punto vi fu la dichiarazione dell'altro esploratore americano, il dottor Frederick Cook, che asseriva di aver raggiunto lui per primo il Polo Nord, esattamente il 21 Aprile del 1908.
Iniziarono immediatamente una serie di polemiche, anche forti, che finirono per avere un risvolto giudiziario. A parte tutto ciò, si ebbe la sorpresa che entrambi dissero di aver visto una nuova terra che nessun esploratore successivo riuscirà a trovare.
È una storia così intrigante da meritare qualche parola in più, necessaria per rivivere quegli anni così elettrizzanti.
Grazie a Nansen si sapeva con certezza che la calotta polare artica era in gran parte occupata da un vasto mare ricoperto di ghiaccio alla deriva.
La scoperta di nuove terre diveniva così sempre più improbabile fino a quando Peary, arrivando agli 87° 6' N 40° O nella spedizione del 1905-1906, scoprì e vide per la prima volta la Terra di Crocker (all'incirca intorno agli 83° N).
Questo esploratore aveva oltre 20 anni di esperienza nell'Artide, di cui ben 12 trascorsi in quel ghiaccio eterno con le otto esplorazioni che culmineranno con il sospirato raggiungimento a piedi del Polo Nord. Fu accompagnato nella clamorosa spedizione dal suo maggiordomo di colore Matt Henson e da quattro eschimesi, adottando la loro tecnica di trasporto ed i loro modi di vivere.
Nella precedente spedizione, finita anzitempo perché una terribile bufera scompaginò i ghiacci, dividendo e disperdendo le varie squadre di appoggio, Peary e il suo gruppo avanzato decisero di ritornare indietro dopo aver raggiunto il record per quei tempi e cioè gli 87° di latitudine nord. Non fu una disfatta, poiché la spedizione è rimasta nella storia per la scoperta della Terra di Crocker.
Una scoperta tanto misteriosa da essere quasi subito definita un miraggio del polo.
Nel Giugno del 1906 l'Ammiraglio Peary l'annunciò con poche frasi:
«Il nord estendeva la ben conosciuta e ruvida superficie di ghiaccio polare e a nord ovest, con un brivido, è accaduto che i miei strumenti hanno rilevato le basse cime bianche di una lontana terra che i miei eskimo hanno detto d'averle già viste nell'ultima spedizione...»

Naturalmente fu creduto da pochissime persone.
Già l'Ammiraglio USA R. Peary aveva sconvolto le menti più razionali quando nel Maggio del 1892, nell'affrontare un viaggio verso il nord, si trovò col suo compagno Astrup in cima alla gran calotta di ghiaccio che ricopriva l'interno della Groenlandia. Trovandosi ad un'altezza compresa tra i 5.000 e 8.000 piedi, si spinse verso nord per oltre 500 miglia su una regione mai solcata dal piede dell'uomo, con bassissime temperature, giungendo fino alla Baia Indipendenza, da lui scoperta e chiamata con tal nome il 4 Luglio 1892.
Immaginate la sorpresa quando, scendendo dall'altipiano, egli penetrò in una piccola vallata cosparsa di vividi fiori, dove le api ronzavano e i buoi muschiati pascevano tranquillamente. Anche quest'anomalia fece pensare molto.
È certo in ogni modo che i successi dell'Ammiraglio Peary erano stati resi possibili dalla notevole pratica sul ghiaccio che gli diede una completa conoscenza delle difficoltà che dovevano essere vinte, dalla felice combinazione di una forte capacità fisica e mentale, dalla sua abilità a sormontare ogni ostacolo, da una tenacia e da un coraggio indomabili; il tutto sorretto da una resistenza fisica incredibile.
Ma la gloria di R. Peary fu assai breve perché appena dette l'annuncio del suo arrivo al polo con un telegramma, si sentì rispondere che era arrivato tardi.
Sicuramente per Peary quello fu il momento peggiore della sua vita. S'innescarono immediatamente una serie di polemiche e di disquisizioni scientifiche che ancora oggi non si sono placate.
Sia Peary sia Cook erano sicurissimi delle loro imprese.
Furono cercati i minimi dettagli per screditare soprattutto l'operato del Dottor Cook, perché il suo racconto aveva per molti del fantasioso, mentre i dati forniti da Peary erano più attendibili.
C'è da aggiungere che alcuni anni dopo i due eschimesi, che avevano accompagnato Cook al Polo, asserirono di non aver mai perso di vista la terra nel corso della loro esplorazione.
E qui il discorso si fa incandescente. Partito da Annootok (Groenlandia nord-occidentale), Cook raggiunse l'estremità settentrionale dell'isola di Heiberg. Da qui, il 18 Marzo 1908, partì per il Polo con due slitte e due eschimesi scoprendo il 27 Marzo una nuova terra che chiamò "Terra di Bradley". Proprio per questa dichiarazione fu definito un millantatore.

Mappa dove si mostra la rotta di andata e ritorno percorsa dal Dr. F. A. Cook per la conquista del Polo Nord, avvenuta il 21 Aprile 1908. Sono rappresentate inoltre la Terra di Crocker, la Terra di Bradley e una misteriosa isola sommersa.

Cook in verità scattò alcune foto assai importanti per sostenere la sua tesi, ma non avrà migliore sorte.


Foto scattate dall'esploratore F.A. Cook nell'Aprile del 1908 a dimostrazione dell'esistenza della misteriosa Terra di Bradley, localizzata a 84° 50' Nord e mai più ritrovata.


Nel cercare di capire meglio questa situazione, che avrebbe ancora una volta sancito la fondatezza della teoria sulla Terra cava, riporterò le dichiarazioni dell'esploratore francese Paul Emil Victor, scritte nel suo libro "Cani da slitta, compagni di rischio":

«Quando, il 3 Luglio 1907, il dottor Frederick Cook lasciò gli USA per un viaggio verso il nord il vero scopo di questa spedizione 'di caccia' era stato mantenuto segreto. Dietro di sé Cook aveva già una notevole esperienza polare e una gran conoscenza di cani. Egli aveva partecipato alla spedizione di Peary nel 1892, quindi alla spedizione antartica della nave Belgica, che fu la prima a svernare a sud del circolo polare, nel 1897-1899. La fama acquisita durante questa spedizione, migliorata ancora dalla sua ascensione del monte MacKinley (Alaska), la più alta cima del continente americano, gli permise di persuadere John R. Bradley, sportivo milionario, a finanziare una spedizione 'di caccia' nel nord ovest della Groenlandia.»

Il fatto di aver scoperto la cosiddetta "Terra di Bradley", localizzata tra gli 84 e gli 86 gradi Nord e non ritrovata nel viaggio di ritorno, con la dichiarazione di aver compiuto l'esplorazione al polo ad una media di 62 chilometri il giorno, produsse laceranti polemiche scientifiche che fecero cadere in second'ordine la mirabile impresa.
Ci si domanda: quale era il vero scopo dell'impresa di Cook? Perché tanta segretezza da parte dell'allora governo USA? Che significato poteva avere l'ulteriore scoperta di una nuova terra nella calotta polare?
La risposta potrebbe sembrare ovvia, ma vorrei rimarcare che questi grandi esploratori non si potevano esporre assolutamente a false dichiarazioni.
Lo stesso Cook del resto descrisse alcune situazioni particolari, in cui si venne a trovare nella parte cruciale della sua conquista del polo, nel libro "My Attainment of the Pole". A pagina 233 leggiamo letteralmente:

«Il ghiaccio tutt'intorno era disturbato come se qualcosa lo muovesse. Su ogni lato si sono aperti diversi rivoli d'acqua sporca. La differenza tra la temperatura del mare e quella dell'aria era di 76° Farenheit. Con tale contrasto i punti aperti d'acqua sembravano che bollissero.»

Scorrendo poi a pagina 243 possiamo leggere le osservazioni dell'esploratore sulla misteriosa Terra di Bradley:

«Il cielo ad oriente divenne di un azzurro vivace. A causa dei venti molto bassi le nubi furono spazzate via. Contemporaneamente l'emisfero occidentale, che è sempre stato un puro mistero, si schiarì. Sotto di esso, con mia gran sorpresa, giaceva un nuovo territorio. Credo di aver sentito un gran brivido simile a quello che Colombo deve aver provato quando davanti ai suoi occhi apparve la verde visione della terra americana. La mia promessa verso gli eskimo, ragazzi bravi e fiduciosi, che la terra era vicina si stava realizzando. Il gran piacere della visione delle rocce più remote della Terra mi fece dimenticare le sofferenze fisiche del lungo cammino attraverso le bufere. Per quanto potessi vedere, la terra sembrava molto frastagliata e si estendeva parallela alla linea di marcia a circa 80 Km verso occidente. Era coperta sia da neve sia da lastre di ghiaccio ed era desolata, ma era una terra vera con tutto il significato che una terra solida può offrire. Per noi quest'evento ha avuto un significato profondo poiché eravamo in mezzo ad un mare di ghiaccio galleggiante in balia a delle tormente. Ora ci venne l'immediato desiderio di porre piede su di essa, ma sapevo che per farlo avremmo dovuto cambiare la rotta del nostro viaggio diretto verso il polo. In ogni caso il ritardo era un rischio e in più le nostre scorte di cibo non permettevano di spendere del tempo per l'ispezione di questa nuova terra. Essa non è stata mai vista da noi in maniera ben definita a causa di una foschia molto bassa che assomigliava a quella dei mari aperti e che nascondeva i margini di questa terra. Dal nostro punto d'osservazione riuscivamo a vedere solo occasionalmente i costoni superiori. C'erano due distinti ammassi di terra. Il capo più a sud dell'ammasso meridionale era situato ad ovest guardandolo da sud ma, ancora oltre, verso sud c'era qualche vaga indicazione di terra. Il capo più a nord della stessa terra, da nord si estendeva verso ovest. Su questa estremità c'era una rottura ben definita per 25-20 Km e al di là della massa settentrionale si estendeva verso N.O. sull'85° parallelo. La costa intera aveva una linea di confine lungo il 102° meridiano, approssimativamente parallelo alla nostra rotta di viaggio. In quel momento la nostra vista ci suggeriva due isole distinte. Abbiamo però visto così poco della terra da non riuscire a determinare se era veramente costituita da isole o da un continente più vasto. La costa più a sud rassomigliava all'isola di Heiberg con montagne e alte valli. La costa più a nord l'ho valutata alta all'incirca 1000 piedi, piana e ricoperta da un sottile strato di ghiaccio. Su quella terra ho scritto "Bradley Land" in onore a J.R. Bradley, il cui generoso aiuto ha reso possibile la prima importante tappa della spedizione. Pur avendo osservato a lungo quella terra, arrivare al polo era il massimo della mia ambizione. Però i miei ragazzi non avevano tutto quell'entusiasmo di andare al polo. Dissi loro che raggiungere quella terra sarebbe stato possibile sicuramente al nostro ritorno. Non l'abbiamo più vista. Per noi questa nuova terra fu una pietra miliare importante poiché da questo momento in poi i giorni erano conteggiati da e verso di essa. Con una buona visione a mezzodì, si fissò il punto d'osservazione a 84° 50' di longitudine e 95° 36' di latitudine. Stavamo a circa 500 Km dal polo.»

Da quanto Cook scrive si evince ancora meglio che il Polo Nord magnetico è effettivamente il fulcro del fenomeno dell'apertura che può permettere di accedere alla mirabile terra interna.
In ogni modo le polemiche suscitate dalla scoperta del Polo Nord geometrico innescarono contemporaneamente propositi di ricerca in altri esploratori, soprattutto nell'americano Donald Mac Millan, attratti ancora di più dalla fantomatica Terra di Crocker, conosciuta per altri versi anche come Terra di Bradley.
Nonostante che MacMillan avesse organizzato ben tre diverse spedizioni, iniziate a partire dal 1913 e terminate nel 1925, non riuscì mai ad avvistare la mitica Terra di Crocker.
Intanto agli inizi del 1900 emergeva un altro giovane esploratore, il danese Ejnar Mikkelsen. Etnologo e di carattere avventuroso, riuscì a mettere in piedi, facendo molti debiti, una spedizione per andare alla ricerca di una terra favolosa che, secondo molti balenieri ed esploratori, sarebbe dovuta esistere a nord dell'Alaska, nello sconfinato Mare di Beaufort.
È qui che gli eskimo d'Alaska collocavano il loro paradiso, una deliziosa terra ospitante una rigogliosa vegetazione e popolata da animali ed uomini. Anche lui non riuscirà a raggiungere il traguardo da sempre sognato.
In questa spedizione, risalente al 1906, partecipò pure l'esploratore canadese Vilhialmur Stefanson, il quale passerà alla storia come l'uomo che riuscì a realizzare l'indispensabile ed eccezionale rivoluzione esplorativa polare.
Se Mikkelsen correva dietro alle leggende e alle favole, se Peary adottava il sistema di trasporto degli eschimesi ed il farsi accompagnare da loro, Stefanson diventò uno di loro o meglio un super eschimese capace di adattarsi alle particolari e difficilissime condizioni atmosferiche dove si doveva vivere.
Egli capì quale fosse il modo per comprendere la vera essenza del mondo polare, migliorando, di fatto, il sistema eschimese, avvalendosi di quelle qualità umane appartenenti alla civiltà occidentale dell'epoca. L'Artico diventerà la sua vera patria. Egli comprese la vera realtà di quel continente, riuscendo a sopravvivere con le risorse ivi presenti. Non parlerà mai esplicitamente di tutto ciò che conosceva sulla misteriosa terra oltre il polo ma, nel suo libro "The Friendly Artic", ci fa capire come riuscisse a scoprirla semplicemente guardando le screpolature dei ghiacci. Queste erano talmente particolari che Stefanson non poteva assolutamente sbagliare e perciò non si affannava mai per la sua sopravvivenza.
In questo suo fondamentale libro si cerca invano la descrizione di condizioni disastrose, di sforzi sovrumani per combattere contro la fame, il freddo, il ghiaccio che si forma sugli abiti, che si scioglie nel sacco-letto rendendo il riposo una specie di incubo, come succedeva invece nella spedizione di Nansen.
Stefanson viaggiava sempre asciutto e le sue esplorazioni sembravano un gioco, un divertimento. Come mai tutto questo?
L'Artico perse così quell'alone di terrore che si trascinava da qualche tempo. Intanto la tecnologia occidentale stava compiendo grandi passi in avanti, perfezionando anche i motori e i mezzi aerei. È naturale quindi che la tecnica esplorativa da impiegare nel Polo Nord dovesse trasformarsi e che nascessero perciò nuovi uomini che avrebbero dedicato la loro vita a queste nuove imprese.
Tra tutti ricordiamo Byrd, Ellsworth, Wilkins, Nobile ed Amundsen.
In verità un precursore c'era già stato quando nel 1897 lo svedese Andrèe partì dalle Isole Spitzbergen, a bordo del pallone Ornen, per spingersi verso il polo. Fu una spedizione tragica che finì con la morte dei tre uomini d'equipaggio, ma questo sacrificio umano segnò un nuovo modo per affrontare le future esplorazioni polari.
Il gran merito lo ebbe un eccentrico e geniale personaggio, quanto coraggioso, conosciuto come Sir George Hubert Wilkins (1888-1958). Di origine australiana, nel 1917 si arruolò nell'aeronautica col grado di capitano. Subito dopo la fine della prima guerra mondiale ideò varie spedizioni polari, ma non riuscì a realizzarle. Nel 1921 fu membro della spedizione Shakleton e nel 1926, col pilota Carl Ben Eielson, volò attraverso una zona sconosciuta della catena di Brooks (Alaska). Nel 1927 decise di esplorare con l'aereo la zona sconosciuta dell'Oceano Artico, da Punta Barrow allo Swalbard, con un volo regolarissimo durato 20 ore.
Wilkins aveva appreso molto da Stefanson giacché aveva collaborato con lui attivamente alla spedizione polare compiuta tra il 1913 e il 1917. Soprattutto aveva appreso da lui l'amore per la scienza. Stefanson gli insegnò a vivere nelle regioni polari, ad avvolgersi nudo dentro i sacchi di pelle di renna, per poi dormire comodamente su un letto di neve in una capanna di neve.
Lo stesso Stefanson lo inciterà a viaggiare verso il Polo Nord non con l'aereo bensì con un sottomarino; cosa che effettivamente Wilkins cercò di realizzare nel 1931 partendo dagli Stati Uniti, ma questa sua avventura non andò a buon fine.
Wilkins affrontò il viaggio esplorativo nel 1927 al Polo Nord per gettare le basi della sua futura esperienza con il sommergibile, con la consapevolezza di trovare quella parvenza di terra resa famosa da Peary e Cook, confermata naturalmente da Stefanson.
Aveva sempre sperato di trovare un'isola tra l'Alaska e il Polo, ma dopo aver subito questa delusione rivolse le sue attenzioni all'Antartide dove avrà più fortuna. Inutile dire che neppure lui sarà ritenuto attendibile sull'incredibile scoperta.
Nel 1925 verrà poi alla ribalta il più rappresentativo esploratore polare della storia, l'Ammiraglio USA Richard Evelyn Byrd, quando iniziò la sua avventurosa vita tra i ghiacci con la terza spedizione Mac Millan alla ricerca della Terra di Croker. Nell'occasione volerà col suo aereo sulla Groenlandia e la Terra di Ellesmere.
 


Aereo Curtis-Condor del tipo impiegato da Richard Byrd per le esplorazioni aeree durante la sua terza spedizione antartica.


Nell'anno successivo, cioè nel 1926, Byrd organizzerà una spedizione aerea per sorvolare il Polo Nord. Riuscirà in quest'impresa il 9 Maggio.
Tanto fu il clamore suscitato che gli americani, in preda ad un entusiasmo incredibile, lo elessero eroe degli USA e lo accolsero al suo ritorno in patria con tutti gli onori del caso.
Byrd farà una scoperta fondamentale in questo volo. Volo molto contestato perché egli tornò alla base, dissero, prima di aver sorvolato il Polo geometrico.
È proprio dietro questo fatto che si nasconde la verità propugnata in questo lavoro e che sarà ripresa nel capitolo dedicato al leggendario esploratore.
Sempre nel 1926, tra l'11 e il 14 Maggio, il dirigibile Norge con Amundsen, Ellsworth e Nobile compiva la prima traversata del bacino artico a partire dalle isole Spitsbergen, per arrivare all'Alaska passando per il Polo. Mai nessuno dei tre parlerà ufficialmente dell'apertura polare.
Naturalmente le spedizioni al Polo Nord sono continuate quasi ininterrottamente sino ai nostri giorni, assumendo caratteristiche e finalità diverse. Purtroppo il mistero sull'apertura polare perdura.


Fonte: www.edicolaweb.net

Tratto da:
http://it.wikipedia.org/wiki/Agarthi


"L'esistenza di Agarthi è stata considerata seriamente da numerosi europei, come, ad esempio per citarne alcuni, i seguaci della teosofia di Madame Blavatsky, la veggente fondatrice della Società Teosofica Internazionale, che sosteneva di essere in contatto telepatico con gli antichi "Maestri della Fratellanza Bianca", i sopravvissuti di una razza eletta vissuta tra Tibet e Nepal, i quali si sarebbero rifugiati in seguito a una spaventosa catastrofe nelle viscere della terra, dove avrebbero fondato la mitica Agarthi. Dalle dottrine esoteriche della Blavatsky trasse ispirazione, tra gli altri, anche la Società Thule, la società segreta di estrema destra che costituì il nucleo originale del Partito nazista di Hitler, benché non abbiano mai avuto le due organizzazioni né un contatto né un sodalizio reciproco".

 


Tratto da:
http://it.wikipedia.org/wiki/Societ%C3%A0_Thule


La Società Thule attinse a piene mani dalle teorie del professore di geopolitica Karl Haushofer, convinto assertore del ritorno della grande Germania e dell'espansione ad est al fine di costituire un solido "spazio vitale" che avrebbe a sua volta garantito il dominio sul mondo, dagli insegnamenti di uno strano monaco cistercense allontanato dalla Chiesa, Adolf Lanz von Liebenfels, fondatore dell' "Ordine dei nuovi Templari", una sorta di setta che predicava l'esistenza della razza superiore formata dagli ariani, che erano ritenuti semidei col compito di liberare il mondo dagli ebrei. La Thule si ispirò molto anche al Buddhismo tibetano deformandone i contenuti ed anche alle dottrine esoteriche di madame Helena Petrovna Blavatsky, la celebre medium e occultista, fondatrice della Società Teosofica Internazionale, che sosteneva di essere in contatto telepatico con gli antichi "Maestri sconosciuti", i sopravvissuti di una razza eletta, che sarebbe vissuta tra Tibet e Nepal, i quali si sarebbero rifugiati in seguito a una spaventosa catastrofe nelle viscere della terra, dove avrebbero fondato una straordinaria civiltà sotterranea, la mitica Agarthi.

Gli appartenenti a Thule miravano, attraverso la telepatia e attraverso specifici riti occulti, che si svolgevano solitamente nei boschi e vicino a corsi d'acqua, ad entrare in contatto con questa sorta di superuomini, al fine di ricostituire la razza superiore.

Tratto da:
http://www.esopedia.it/index.php?title=Vril


Energia Vril

Il Vril è una ipotetica forma di energia descritta in varie opere attinenti al moderno esoterismo e collegate al mito di Agharti. Secondo il romanzo fantascientifico Vril: The Power of Coming Racescritto dal romanziere inglese Edward Bulwer Lytton, il Vril è un particolare fluido energetico che permetterebbe ad una misteriosa civiltà residente nelle viscere della Terra di avere poteri magici che li renderebbero simili a divinità; il termine "Vril-ya" avrebbe significato proprio razza (di aspetto nordico) semidivina, poiché essi potevano sia curare qualsiasi malattia, animare un oggetto inanimato rendendolo intelligente, oppure distruggere una fortezza, utilizzando degli speciali bastoni metallici di forma cilindrica da cui confluiva questa particolare energia.
 

http://backtotheprimitive-aiwas.blo...tomondo.html

 




Il Sottomondo

Dagli albori del genere umano, sin dall'alba dei tempi, è esistita una "leggenda" sull'esistenza di una Terra Santa o Paradiso Terrestre. Quanto sopra è presente negli scritti e tradizioni dei popoli d'Europa, Asia Minore, Cina, India, Egitto e delle Americhe. Nell'Antica Grecia, nei Misteri di Delfi e di Eleusi, ci si riferiva a questa Terra Celeste come al monte Olimpo ed ai Campi Elisi. Tra i Veda veniva indicata con diverse denominazioni, quali Ratnasanu (picco della Pietra Preziosa), Hermadri (montagna d'oro), e monte Meru (dimora degli dei), l'Olimpo degli indù. Anche le Edda scandinave menzionano la città celestiale, che corrispondeva alla sotterranea Terra di Asar delle genti di Mesopotamia. In altre parole, il Paradiso Terrestre. E’ la Terra d'Immortalità o Agharti, il Mondo Sotterraneo. Questa terra è il Valhalla dei germani, il Monte Salvar dei Cavalieri del Santo Graal, l'Utopia di Thomas More, la Città del Sole di Campanella, la Shangri-la del Tibet. Anche Platone, grande storiografo della perduta Atlantide, racconta di misteriose gallerie sotterranee che attraversano il continente, "gallerie sia spaziose che anguste nell'interno della terra". Menziona anche un grande sovrano "che siede al centro della terra ed è il mediatore della religione per tutto il genere umano." Il mito di Agarthi si sposa a quello del suo straordinario Sovrano, un essere soprannaturale che è la sintesi della coscienza dell’intero pianeta. Nel dopoguerra un esploratore della Marina Militare Americana, l’Ammiraglio Richard Byrd compì una serie di esplorazioni polari che hanno aperto una serie di domande ancora prive di una risposta chiara. Nel 1947 egli compì un volo esplorativo di 400 miglia “oltre” il Polo Nord e nel 1956 compì un volo di 2300 miglia “oltre” il Polo Sud. olo. “Oggi, 13 gennaio, membri della spedizione degli Stati Uniti hanno penetrato per 2300 miglia una terra “oltre” il Polo. Il volo è stato effettuato dall’Ammiraglio George Dufek della Marina Militare degli Stati Uniti”. Byrd puntò la rotta sul polo magnetico alla partenza senza variare direzione. Quello che egli vide viaggiano “oltre” il polo fu un cambiamento repentino delle condizioni climatiche come pure una mutazione generale della flora e della fauna. Per alcune migliaia di miglia si avventurò in volo in un territorio tropicale con tutte le caratteristiche di tale ambiente. La testimonianza del contrammiraglio Richard Byrd è una pietra miliare per la ricerca sulla Terra Cava. E che la Terra oltre ad essere cava abbia anche delle aperture ai poli potrebbe essere la vera scoperta del duemila. Possono nascere domande sul perché, se questo fosse vero, la scienza terrestre non avrebbe rivelato una simile realtà, a meno che la scienza terrestre non sia affatto a conoscenza di questo e la cosa sarebbe molto significativa. L’ammiraglio Byrd morì poco dopo dalla seconda esplorazione al polo Sud. In un certo senso, forse non per sua volontà, si è portato con sé il segreto di “Quel continente incantato nel Cielo : Terra di eterno mistero”, così come lui stesso lo definì. In quegli stessi anni, con l’avvento dell’era ufologica, le ricerche sulla civiltà dell’interno si relazionano a quelle ufologiche. Questo scrive O.C.Huguenin, nel suo “Dal Mondo Sotterraneo al Cielo: Dischi Volanti” del 1957: “Dobbiamo tenere in considerazione la più recente e interessante teoria proposta come spiegazione dell'origine dei dischi volanti: l'esistenza di un grande Mondo Sotterraneo con innumerevoli città in cui vivono milioni di persone. Questa umanità separata da quella di superficie ha raggiunto un alto grado di civiltà, di organizzazione economica e sociale, di sviluppo spirituale e culturale, unitamente ad uno straordinario progresso scientifico, a paragone del quale l'umanità che vive sulla superficie della Terra può essere considerata barbara. Stando alle informazioni fornite dal comandante Paulo Strauss, il Mondo Sotterraneo non si limita a caverne, ma è molto più esteso, occupando un'enorme cavità nel cuore della Terra, abbastanza ampia da contenere città e campi, dove vivono esseri umani e animali, il cui aspetto fisico è simile a quelli della superficie". Ray Palmer, nel 1959 : "Un'enorme quantità di prove indica che vi è un luogo sconosciuto di enormi dimensioni sotto la superficie da dove forse provengono i dischi volanti". Mentre Raymond Bernard nel suo “Il Mondo Sotterraneo”, del 1960: "La tragica morte e scomparsa del capitano Mantell, che inseguì un disco volante finché quest'ultimo perse la pazienza e lo fece svanire disintegrandolo, starebbe a indicare che quella razza padroneggia una forma di energia superiore, che Bulwer Lytton chiamò "VRIL", che aziona i loro velivoli; essi se ne servono a fini distruttivi quando sono costretti a farlo per autodifesa". Anche Hossendowsky in “Bestie, Uomini e Dei” ha affermato: "…la gente di Agarthi, in veicoli misteriosi e sconosciuti, sfreccia all'interno degli angusti passaggi all'interno del nostro pianeta. Ed infine nuovamente Roerich nel suo “Cuore dell’Asia” del 1928: "Notiamo qualcosa di lucente, che vola molto alto da nord-est a sud. Prendiamo nelle tende tre potenti binocoli e osserviamo l'enorme sferoide che brilla ai raggi del sole, visibile chiaramente sullo sfondo azzurro del cielo, mentre si muove a grande velocità. Poco dopo notiamo che cambia bruscamente direzione volando da sud a sud-ovest e scompare dietro i picchi innevati della catena di Humboldt. L'intero campo segue l'insolita apparizione e i lama bisbigliano : "Il Segno di Shamballah". La relativa conoscenza che si ha sull’argomento rende l'idea di esseri che provengono dall’interno abitato del pianeta. Sono per lo più creature che vibrano su altre dimensioni benché volutamente simili alla nostra grazie ad un’intrinseca dote mutante che queste dimensioni possiedono e che vengono da loro utilizzate per adattarsi alle dimensioni in cui decidono di operare. Sono popoli che occupano la cavità interna del pianeta, alcuni hanno origine terrestre, le antiche civiltà perdute ed emigrate all’interno, altri hanno origine extraterrestre ma risiedono sulla terra da prima che l’uomo fosse. Sono in contatto dal 1980 con Personaggi che si sono dichiarati Extraterrestri ma residenti nella cavità interna del pianeta, nel meraviglioso continente di Agharti. I contatti sono psichici e telepatici ed usano delle canalizzazioni. Questi Personaggi affermano di partecipare ad una super civiltà multirazziale e multidimensionale. Esercitano una spontanea regola di coscienza per cui nessuno abbia il superfluo ma tutti il necessario. E costruiscono la loro civiltà sull’espressione della loro spiritualità per cui amano gli altri come se stessi. Hanno compreso l’unità nella dualità. Hanno superato i confini di ciò che chiamiamo bene e male. Conoscono ed utilizzano le forze e gestiscono il loro equilibrio con estrema libertà e padronanza. Sono esseri liberi e sovrani di loro stessi. Affermano di essere in possesso di una scienza e di una tecnologia per noi fantascientifica. Manipolano la luce come esseri fatti di luce. Cavalcano il tempo. Affermano di utilizzare una corrente cosmica, di natura magnetica ed eterica che chiamano VRIL. Essa è il veicolo della radiazione unitiva fondamento della vita. Il VRIL viene canalizzato ed irradiato sul pianeta per mezzo di una gigantesca antenna di enorme potere (ZED) alla quale converge l’intera energia della Terra. Lo ZED è il centro operativo del Pensiero Solare. In Agharti vi sono molti popoli e molte razze. Ma tutti guardano al Re del Mondo come alla Luce della loro Civiltà. Egli è l’Essere più evoluto, più antico. Egli non governa, ama e dona vita. Tutto ciò che ha coscienza di Lui vive nell’armonia universale. Il popolo dell’interno segue l’evoluzione della razza umana di superficie(?). Affermano che alcuni milioni di cittadini di Agharti sono operativi sulla superficie e che sono programmati per ritornare alla loro patria. Denunciano gravi squilibri nell’ecosistema e nella struttura eterica del pianeta e gravi degenerazioni nel sistema genetico della razza umana. Affermano che l’umanità di superficie ha violato gli equilibri del sistema cosmico e che subirà gravi effetti di ripercussione. Pensano al di la delle nostre morali ma reputano per noi immorale la civiltà che abbiamo edificato. E’ immorale che milioni di esseri umani patiscano e muoiano per la fame, la denutrizione, le malattie. E’ immorale che la nostra vita sia totalmente inconsapevole che tre quarti del pianeta è in fiamme. Che c’è guerra. Morte. Che il nostro occidente e la nostra stessa vita sono il polo di un gigantesco e feroce meccanismo di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della nazione sulla nazione. Ci sono troppi luoghi sulla terra dove ancora la vita non ha nessun valore. La dicotomia ed il conflitto tra il nord ed il sud del mondo, spinge verso l’autodistruzione implosiva. Si osserva un maggiore pericolo di una guerra a carattere mondiale oggi di quanto lo si notasse 10 o 20 anni fa. Il tempo è poco ma il declino degli eventi è molto veloce. Qualcuno può ancora pensare o ancor peggio credere che il pianeta terra possa tollerare ancora per molto la violenza che l’umanità le infligge? Quello che sembra certo è che la civiltà dell’interno prenderà contatto con quella della superficie. Ma ancora non abbiamo consapevolezza del sentiero che attende la razza umana e da quali pericoli e da quale e quanta sofferenza sarà segnato il suo cammino. Gli antichi saggi dell’oriente ci insegnano che ciò che si semina si raccoglie. In questo momento siamo vittime di noi stessi. Il pianeta Terra e l’umanità subiranno una grande purificazione e saliranno un gradino evolutivo. Allora i popoli di Agharti si manifesteranno in superficie per unire l’interno con l’esterno. E il giorno in cui l’interno si unirà all’esterno sarà un giorno di gioia e di celebrazione di una nuova era. Anche gli uomini della superficie celebreranno finalmente la gloria del Re del Mondo. Quando conosceremo la verità saremo uomini liberi.

I DISCHI VRIL

di Carlo Barbera
Tratto da:
http://www.arcadia93.org/vril-socie...%A0vril.html


La Società Vril combinava gli ideali politici dell’Ordine degli Illuminati di Baviera (cioè coloro che poi hanno nascosto tutta la questione "Agarthi") con il misticismo Hindù, la Teosofia di Madame Blavatsky e la Cabala Ebraica. Fu il primo gruppo nazionalista Germanico ad usare il simbolo della swastika come un emblema di collegamento tra l’occultismo Orientale con quello Occidentale. La Società Vril presentava l’idea di un matriarcato sotterraneo, un’utopia socialista governata da esseri superiori che avevano padronanza sulla misteriosa energia chiamata Forza Vril.

“Questa società segreta fu fondata, letteralmente, sulla novella di Bulver Lytton “The Coming Race” (La razza ventura), scritta nel 1871. Il libro (vedi: http://www.ufoforum.it/topic.asp?wh...LY_ID=120675) descrive una razza di uomini psichicamente molto più avanzata della nostra. Essi hanno raggiunto un tale potere su se stessi e sulle cose da essere quasi simili a dei. Per il momento sono nascosti e vivono in caverne, tunnel e grandi cavità al centro della Terra. Presto emergeranno per regnare su di noi.”


Il Mattino dei Maghi

Mentre compivano le ricerche per il loro classico libro “Il Mattino dei Maghi”, gli autori Jacques Bergier e Louis Pauwels ottennero la dichiarazione riportata sopra da uno dei più grandi esperti missilistici del mondo il Dr.Willy Ley, che lasciò la Germana nel 1933. Il Dr. Ley disse che i membri della Società Vril - che si formò poco prima che i Nazisti andassero al potere – credevano di possedere una conoscenza segreta che li avrebbe resi in grado di mutare la loro razza e li avrebbe resi simili agli uomini nascosti nelle viscere della Terra; si trattava di metodi di concentrazione, un intero sistema di ginnastiche interne per mezzo dei quali si sarebbero trasformati.

Queste tecniche erano probabilmente basate sugli Esercizi Spirituali di Ignazio di Loyola, le tecniche di concentrazione e di visualizzazione dei Gesuiti simili a molti insegnamenti occulti, in special modo ai culti sciamanici e al Buddismo Tibetano.

I Nazisti tenevano in grande considerazione questi Esercizi Spirituali, che credevano essere stati tramandati dagli Antichi Maestri di Atlantide. Gli occultisti del tempo sapevano che Ignazio era un Basco ed alcuni dichiaravano che il popolo Basco era l’ultima discendenza della razza Atlantidea. L’uso appropriato di queste tecniche avrebbe permesso la riattivazione del Vril per il dominio della razza Teutonica su tutte le altre.

La Società Vril credeva che chiunque fosse divenuto maestro del Vril sarebbe stato maestro di se stesso, degli altri attorno a lui e del mondo. Credevano anche che il mondo sarebbe cambiato e che i “Signori” sarebbero emersi dal centro della Terra. Chi non avrà fatto un’alleanza con loro e sarà divenuto egli stesso un “signore”, si ritroverà fra gli schiavi.

Nel suo libro “The Unknown Hitler”, l’autore Wulf Schartzwaller dice:

“Haushofer fu uno studente del mago e metafisico Russo George Gurdjeff. Sia Gurdjeff che Haushofer sostenevano di avere contatti con logge Tibetane segrete che possedevano il segreto del “Superuomo”. La Loggia Luminosa includeva Hitler, Aalfred, Rosenberg, Himmler, Goring e il medico personale di Hitler, Dr. Morell, tutti già membri della Thule Gesellschaft che si unirono alla Società Vril nel 1919. Il potere di suggestione di Hitler diviene più comprensibile se si ipotizza la sua conoscenza delle segrete tecniche psicologiche di Gurdjeff, basate sugli insegnamenti dei Sufi, dei Lama Tibetani e che lo resero familiare con l’insegnamento Zen della Società Giapponese del Dragone Verde”.
Con Hitler al potere nel 1933, sa la Thule Gesellschafts che la Società Vril ricevettero presumibilmente uno stato ufficiale di finanziamento per programmi continuativi per lo sviluppo di dischi da utilizzare sia per il volo spaziale che come macchine da guerra.


La Forza Vril ed il Sole Nero

Ne “La Razza Ventura” di Lytton, il popolo sotterraneo usa la Forza Vril per operare e governare il mondo (pochi bambini armati con bacchette a potere Vril sarebbero in grado di sterminare una razza di oltre 22 milioni di barbari minacciosi). Serviti da robots ed in grado di volare su ali dotate di forza Vril, i vegetariani Vril-ya sono – per stima propria – razzialmente e culturalmente superiori a chiunque altro sulla Terra, sopra e sotto la superficie. Ad un certo punto il narratore conclude (da prova linguistica) che i Vril-ya sono “discendenti dagli stessi antenati della grande famiglia Ariana, dai quali ha fluito, in varie correnti, la civiltà dominante nel mondo”. 

La Forza Vril o Energia Vril si credeva derivasse dal Sole Nero, una grande sfera di “Prima Materia” che esiste ipoteticamente al centro della Terra, dando luce ai Vril-ya ed emanando radiazioni nella forma di Vril.
Albert Pike, 33° grado dell’Antico ed Accettato Rito di Frammassoneria Scozzese disse, “C’è in natura una forza più potente, per mezzo della quale un singolo uomo che la possedesse, e conoscesse come dirigerla, potrebbe rivoluzionare e cambiare la faccia del mondo”.

Questa è la forza che i Nazisti ed il loro occulto circolo interno cercarono così disperatamente di scatenare sul mondo. Una manifestazione della “Grande Opera” promulgata dagli Adepti delle società segrete di tutte le epoche. La Società Vril si rifaceva ad un antico archetipo, già nella mente degli alchimisti e dei maghi, che fu solo re-interpretato da Lytton, nella luce di quell’epoca di revival occulto e di incalzante progresso scientifico.

Fu Madame Blavatsky, esule russa e fondatrice della teosofia, a interessarsi e studiare “seriamente” la misteriosa energia Vril. Influenzata anch’essa da “La Razza Ventura”, essa scrive nel suo “Iside Svelata”, pubblicato nel 1877: “Esiste una forza della natura i cui segreti poteri eranonoti agli antichi teurghi ma che è negata dai moderni scettici. I fanciulli antidiluviani – che forse giocavano con essa, allo stesso modo in cui i bambini de ”La Razza Ventura” di Bulwer Lytton usano il tremendo Vril –la chiamavano “Acqua di Phtha”; i loro discendenti la denominarono Anima Mundi, l’anima dell’universo; più tardi, i cultori di ermetismo medievali la definirono “luce siderale”, o il “Latte della Vergine Celeste”, il “Magnes”, e molte altre denominazioni”.

Continua Madame Blavatsky: “C’è stata un’infinita confusione di appellativi per designare una medesima cosa. Il caos degli antichi, il fuoco sacro degli zoroastriani, o l’Antusbyrum dei Parsi; i fuochi di sant’Elmo degli antichi Germani; i lampi di Cybele; la torcia ardente di Apollo; la fiamma sull’altare di Pan; il fuoco inestinguibile nel tempio dell’Acropoli e in quello di Vesta; l’elmo fiammeggiante di Plutone; le scintille lucenti sul copricapo dei Dioscuri, sulla testa di Gorgone; l’elmo di Pallade e il caduceo di Mercurio; l’egizio Phtha, o Ra; il greco Zeus Cataibates (colui che discende); le lingue di fuoco; il roveto ardente di Mosè; il fuoco eterno dell’”abisso senza fondo”; i vapori dell’oracolo di Delfi; la Luce Siderale dei Rosacroce; l’Akasha degli adepti indù; la Luce Astrale di Eliphas Levi; l’aura e il fluido dei magnetizzatori; l’od di Reichenbach; il globo di fuoco di Babinet; lo Psychod e la forza ectenica di Thury; il magnetismo atmosferico di alcuni naturalisti; il galvanismo e, infine, l’elettricità : non sono altro che denominazioni diverse di molte manifestazioni o effetti della medesima e misteriosa causa onnipervasiva, l’Archeos dei Greci.”

Sempre Madame Blavatsky nel suo “La Dottrina Segreta“ del 1888, si esprime riguardo i poteri dell’energia Vril.

“E’ questa Forza vibratoria che, una volta diretta contro un’armata da un Agni Rath montato su unvascello volante, un aerostato, ridusse in cenere 100.000 uomini ed elefanti, con la stessa facilità con cui si calpesterebbe un topo. Se ne parla per allegorie nel Vishnu Purana, nel Ramayana e in altre opere: è la favola del saggio Papilla, il cui sguardo trasformò in una montagna di ceneri i 60.000 figli di Sagara, e cui si accenna nelle opere esoteriche come il Kapilaksha, l’”Occhio di Kapilla”.

Nei Vril-ya della “Razza Ventura” fu prevista l’idea di mutazione e trasformazione in una più alta forma di “uomo-dio”. Lo stesso Lytton fu un iniziato Rosacrociano ben versato nelle filosofie arcane ed esoteriche e sicuramente nei più grandi progressi della scienza dei suoi giorni.


Il "motore" degli UFO Nazisti?

Nella ricerca degli elementi che costituiscono l’idea e l’opera della Società Vril ed il Gruppo Thule ha importanza fondamentale l’esame del presunto programma segreto di UFO Nazisti.

Presumibilmente la Società Vril, attraverso le sue medium, stabilì una qualche forma di contatto con i “Capi Segreti” o gli stessi “Vril-ya”, ed iniziò segretamente a cooperare con alcuni scienziati Tedeschi alla fine degli anni ’20.

A partire dal 1936 Hitler inviò squadre di “Spelunkers”nelle caverne e nelle miniere di tutta l’Europa alla ricerca dei Vril-ya e durante gli anni 1937-38 i Nazisti compirono estensive esplorazioni delle regioni Antartiche. Sembra che, come l’Ammiraglio Byrd, ebbero successo nella ricerca dell’ingresso del favoloso buco del Polo Sud; fu qui che, come alcuni affermano, essi presero contatto con i “Superuomini Sconosciuti” che vivevano nella favolosa città di “Rainbow City”.

Nel 1922 le Società Thule e Vril costruirono il primo disco volante Tedesco, il JFM (Jenseitsflugmaschine) o “Macchina Volante dell’Altro Mondo”, a Monaco, per prove di volo canalizzato che durarono due anni. La ricerca fu condotta da W.O.Schumann dell’Università Tecnica di Monaco, ma il progetto fu interrotto nel 1924 con lo smantellamento della macchina ed il suo trasferimento nelle installazioni della Messerschmitt di Asburgo, dove fu conservata per ricerche successive dalle quali il Prof.Schumann sviluppò un’unità di levitazione che fu chiamata Schumann-Munich o Levitatore SM.

La nuova serie RFZ (Rundflugzeug) o “Velivoli Rotondi” iniziò nel 1937, dopo che la Società Vril comprò i terreni a riposo che circondavano l’aeroporto di Arado-Brandenburg. I dischi RFZ, 1,2,3,4 e 6 furono testati li sotto la supervisione della Società Vril mentre la Thule fu aiutata da una speciale branca tecnica delle SS, l’unità E-IV, che era impegnata nello sviluppo delle energie alternative.

La Società Thule lavorò dal 1935 in poi ad un disco diverso in una località segreta della Germania Nord-Occidentale riferita come Hauneburg. La macchina da loro prodotta fu conosciuta come H-Gerat (Congegno Hauneburg) ma nel 1939 quando fu perfezionato il motore Triebwerk (Thrustwork-Lavoro Potenziale) fu abbreviato ad Haunebu. L’Haunebu I° fu in breve designato come RFZ-5 quando la Thule si spostò da Hauneburg ad Arado-Brandenburg.

Il Triebwerk della Società Thule fu un rivoluzionario motore EMG (elettro-magnetico-gravitazionale) conosciuto anche come Tachyonator 7. 

Anche la Società Vril sviluppò il proprio Triebwerk dal 1941 con il RFZ-7, che fu ri-battezzato Vril-1 Jager (Cacciatore).

Dopo che nel 1941 Hitler proibì le società segrete, sia la Società Thule che la Vril furono documentate sotto l’unità SS E-IV. La Vril divenne conosciuta anche come “Die Kette” (La Catena), che si riferisce al collegamento mentale tra i suoi membri.

Dal 1944 fu realizzato il disco a volo canalizzato Vril 7 Geist (Spirito) come anche un’enorme e cilindrica nave-madre di 139 metri chiamata Andromeda-Gerat (Congegno Andromeda).

Un’unità speciale chiamata Sonderburo (Ufficio Speciale) 13 fu creata ufficialmente dalla Luftwaffe per investigare su strani fenomeni aerei nei cieli del Reich ma sembra che il suo vero scopo fosse quello di coprire i frequenti rapporti di dischi e di sigari volanti in volo.

Nel Settembre del 1944 un pilota di jet ME-262 scoprì il luogo dove era custodito uno degli Andromeda e riportò il fatto; immediatamente il Sonderburo 13 cercò di fingere la propria ignoranza su tale congegno.

Contemporaneamente, mentre gli Alleati avanzavano ulteriormente nel Reich, la Società Vril programmò l’evacuazione della sua tecnologia in basi fuori dall’Europa, in modo particolare in una base segreta Antartica, la Base 211; mentre il loro piano personale era di evacuare le loro medium verso le stelle con il volo dell’Andromeda. Essi scomparvero nel Marzo del 1945 e non furono mai più trovati.

Note familiari per chi è nel campo della ricerca Ufologica. Molti libri sono stati scritti a riguardo, sebbene nessuno di essi sembra accordarsi in uno scenario comune. Gli Alleati confiscarono ogni frammento di documento Nazista e la maggior parte di essi sono tutt’ora classificati. L’esistenza della Società Vril fu rivelata incidentalmente, in documentazione rubata ed ora in possesso del Governo Britannico. Se i Vril-ya esistono e i Nazisti stabilirono veramente un contatto con questa razza superiore, potremmo presumere che la propulsione antigravitazionale lavorava sui principi della forza Vril.

Non importa quindi che la storia dei Vril-ya sia reale o meno. Molti hanno scoperto questa forza indipendentemente dalla novella di Lytton; in un modo o in un altro essa continua ad essere soppressa, a rimanere retaggio dei pochi, oggetto di studio e di sperimentazione ben oltre l’etica di qualsiasi scienza, forse in attesa di tempi nuovi e di nuove rivelazioni. Forse in attesa della razza ventura.

(1) La Thule-Gesellschaft (Società Thule) fu fondata il 17 Agosto 1918, da Rudolf von Sebottendorff, iniziato in Turchia alla Massoneria, all’occultismo, al misticismo Islamico, all’alchimia, al Rosicrucianesimo ed a molto altro. Il suo nome originale fu Gruppo di Studio per l’Antichità Germanica ma iniziò ben presto a disseminare propaganda antirepubblicana ed anti-Semitica.

Un movimento per promuovere le idee della Thule-Gesellschaft tra i lavoratori industriali e per combattere il Marxismo, fu costituito in Agosto del 1918 . Il Circolo Politico dei Lavoratori con il membro del Gruppo Thule, Karl Harrer, come presidente. Da ciò nacque il Partito Germanico dei Lavoratori nel 1919. Questo divenne in seguito il NSDAP sotto la leadership di Adolf Hitler. Esso aveva membri tra i massimi esponenti del partito, incluso Rudolf Hesse e Alfred Rosenberg, sebbene non Adolf Hitler. Serbottendorff dichiarò: ”I membri della Thule erano le persone alle quali si rivolse Hitler all’inizio e che per primi si allearono con Hitler. L’NSDAP (il Partito Nazista) fu creato dalla Società Thule nel 1920. Il Dr.Krohn, che creò la bandiera Nazista fu anche un membro della Società Thule.

 

Tratto da: Figli di Matrix (di David Icke)
http://www.macrolibrarsi.it/libri/_...i_matrix.php
E' sempre stato così

La storia dei rettiliani e di altre stirpi non umane nelle viscere della Terra in quelle che oggi chiameremmo "basi", città o reti di gallerie, si trova descritta anche in antichi testi. Si diceva che i Nagas, o popolo serpente, diffusi in India e in tutta l'Asia, compreso l'Estremo Oriente, vivessero in due principali centri sotterranei chiamati Patala e Bhogavati. Da lì, secondo la leggenda indù, lottarono per il potere contro i regni sotterranei nordici di Agharta e Shambala. Gli indù credono che si possa avere accesso a Patala attraverso il Pozzo di Sheshna a Benares, mentre si pensa che Bhogavatisi trovii nell'Himalaya. Storie simili di caverne e di reti di gallerie sotterranee sono diffuse anche in Tibet e in Cina. Nelle storie di Gilgamesh che compaiono sulle Tavolette sumere, ci viene narrato di antiche città sotterranee. Gilgamesh era un "semi-dio" e un essere "semidivino" (ibrido rettiliano) che aspirava all'immortalità degli "dei". Le storie parlano del KI-GAL o "grande regno sotterraneo", governato dalla dea Eresh-kigal e dal dio Mergal. Nel KI-GAL c'erano violenti guardiani chiamati "uomini scorpioni", corpi umani rianimati, spiriti, "persone non morte" e robot noti come Galatur o Gala, che erano soliti rapire gli esseri umani dalla superficie. C'erano rettiliani "dalla testa d'aquila", che si diceva spesso che avessero le ali. Le storie descrivono una razza chiamata Pazazu, degli "umani" dal muso canino, provvisti di squame e coda. Tutto questo ricorda da vicino le scene descritte oggi a Dulce (http://it.wikipedia.org/wiki/Base_Dulce). Secondo la leggenda cinese, esisteva un mondo sotterraneo a cui si poteva avere accesso attraverso la Montagna Orientale di Taishan, che era protetto da demoni malvagi chia¬mati Uomini Shen con facce o maschere animalesche. Questo era 1'"inferno" cinese e si dice che, sulla superficie, i Signori dell'Inferno interagissero con i Re Drago. L'"inferno" giapponese, o rete sotterranea, era assai simile, e tra le entità non umane figuravano i Kappa, degli umanoidi rettiliani semi-acquatici e altri esseri in grado di mutare forma che vivevano nelle montagne, sotto terra o nelle profondità marine. Le leggende vichingo-scandinave parlano invece del serpente gigante Nidhoggr o Jormungand, che viveva sotto terra ed era simile al serpente gigante Apophis del mito egizio. Gli Scandinavi e i Germani avevano i loro Huldre o "popolo nascosto", noti anche come elfi. Una delle parole in codice usata dalle stirpi rettiliane è proprio 'elfi' e gli esseri tipici del folklore come i troll, gli etin, le fate, gli elfi, i trogloditi, i Nefilim i Brownies o Braunies e gli "gnomi" d'Manda sono tutti nomi diversi che designano le entità sotterra¬nee descritte nei moderni resoconti sulle "basi extraterrestri".

Tutte queste storie parlano di questi strani esseri, che si incrociano con gli umani, che non riescono a vivere alla luce del sole e tutto il resto. Esse parlano persino del "salto temporale" sperimentato dalle persone rapite dalle "fate" e fanno riferimento anche all'uso che queste popolazioni sot¬terranee hanno di uccidere e mutilare il bestiame per prelevarne il sangue. Michael Mott ha curato un'eccellente raccolta di queste storie di abitatori sotterranei del folklore e del mito. Il suo libro si intitola Caverns, Cauldrons And Concelaed Creatures e si può ordinare tramite internet. Egli scrive che l'Inghilterra, la Scozia, il Galles e l'Irlanda hanno tutte una lunga tradizione di popolazioni sotterranee che presentano tra loro molte similarità e un'origine comune. A me pare che la Scozia, l'Irlanda e le Isole britanniche in generale siano centri importantissimi per le famiglie degli Illuminati a causa del gran numero di accessi al mondo sotterraneo presenti in quelle zone. La stessa cosa vale per altre parti del mondo come la Francia, la Germania e le Montagne del Caucaso. Cosa c'è veramente sotto il Castello di Balmoral di proprietà dei Windsor o quello di Glamis appartenente alla regina madre, entrambi situati in Scozia, paese importantissimo per le famiglie degli Illuminati? È interessante che a Glamis esista una leggendaria "stanza segreta". Secondo un ospite del castello, lo scrittore Sir Walter Scott e altri, è una regola o tradizione di famiglia che il segreto sia noto solo a tre persone alla volta. Costoro si impegnano con un "terribile giuramento" a non rivelarlo. Un altro ospite, Lord Halifax, ha detto che nel 1875 un dipendente del castello trovò una porta che conduceva a un lungo corridoio. L'uomo fece delle indagini ma poi vide qual¬cosa che lo fece fuggire in preda al panico. Quando il 13° conte di Strathmore venne a sapere ciò che quell'uomo aveva visto, lo convinse ad accettare dei soldi, ad emigrare e a farsi giurare che non avrebbe mai rivelato ciò che aveva visto. Lord Halifax disse che dopo quell'incidente il conte cambiò, si fece taciturno e cupo e che il suo viso rivelava un'"espres-sione ansiosa e spaventata" .

Le fate, i folletti, i folletti delle miniere, i brownies, gli gnomi, i sidhe (shee), i tylwyth teg (terlooeth teig) e così via, secondo Michael Mott, erano o maligni o indifferenti nei confronti dell'umanità. Vivevano, praticamente senza eccezione, sotto terra. Collinette, colline, rovine, antiche carreggiate o forti, montagne, scogliere ed antiche città si diceva fossero i "tetti" dei loro palazzi. Esseri che richiamano alla mente le odierne storie di Sasquatch (Piedone) e dello Yeti (l'abominevole uomo delle nevi) si ritrovano anche nelle antiche storie di creature sotterranee che emergono in superficie. Come i Nagas, il popolo serpente dell'Asia, anche questo po¬polo di "elfi", secondo il folklore europeo, scendeva nelle sue dimore sot¬terranee attraverso i laghi. Michael Mott continua così:


«Per rimuovere ogni dubbio circa il loro rapporto sia con il popolo nascosto scandinavo che con i Nagas indiani, essi schivavano la luce del sole e spesso sembravano interessati ad incrociare le loro stirpi con quelle degli esseri umani, o anche a incrociare il loro "bestiame " fatato, i loro cavalli, segugi e così via, con specie terrestri che fossero il più possibile compatibili. Il folletto-gnomo Raperonzolo, con il suo desiderio sfrenato di possedere i neonati della specie umana e le sue qualità genetiche, è solo un esempio di questo folklore. Gli elfi furono costantemente interessati alle faccende umane - ai matrimoni, alle nascite e alle morti, (delle stirpi rettiliane), al successo dei raccolti e all'allevamento del bestiame, e così via - ma solo per meri interessi egoistici. Sembravano preoccuparsi fin troppo della diversità biologica e genetica e rubacchiavano il bestiame, i raccolti e i geni umani o compiendo dei veri e propri furti o incrociando le proprie specie, ogniqualvolta ritenessero opportuno farlo. Gli elfi sono generalmente descritti con i capelli biondissimi e la pelle chiarissima».

Ciò che Mott qui descrive riferendosi al folklore europeo potrebbe venire direttamente dalla bocca di un rapito dei giorni nostri o di uno studioso delle basi sotterranee. I cosiddetti grigi della moderna leggenda UFO sembrano coincidere con gli esseri noti come Galatur e Ushabtiu, che, secondo il mito sumero e egiziano, rapivano gli umani emergendo dalle loro basi sotterranee, mentre il folklore delle Isole Shetland, al largo della costa settentrionale della Scozia, parlava degli "omini" che rapivano gli umani, definendoli "vicini grigi" e "grigi". Nelle Americhe trovate le stesse leggende e gli stessi resoconti su queste popolazioni sotterranee. Ne fanno parte umani, rettiliani, umanoidi rettiliani, e vari "mostri" e "demoni". La loro descrizione corrisponde a quella di altre antiche culture di tutto il mondo. Molte tribù americane indigene, come gli Hopi, sostengono di aver vissuto all'interno di queste "città" fatte di caverne sotterranee prima di insediarsi in superficie. Nel poema epico Ma-ya Popol Vuh, due fratelli (ibridi) "semidivini", Hunapuh e Xbalanque, entrano nel terrificante mondo sotterraneo chiamato Xibalba per lottare contro un mostro dalla testa di coccodrillo e, poiché risultarono vittoriosi, i fratelli misero fine alla pratica del sacrificio umano - ancora oggi as¬sai in auge tra i rettiliani. Questi mondi sotterranei sono all'origine della tradizione che situa l'Inferno nelle viscere della Terra. Il poeta Dante (1265-1321) fu un iniziato dell'ordine dei Cavalieri Templari. Nella sua famosa opera, l’Inferno, gli viene fatto vistare il mondo infernale che egli descrive formato da dieci gironi, dove i "peccatori" vengono imprigionati e puniti da demoni cornuti e serpentiformi e giganti simili a uccelli, chiamati arpie. Le condizioni e l'ambiente da lui descritti in questo "Inferno" si ritrovano nelle descrizioni dei mondi e delle grotte sotterranee di tutto il mondo. In queste descrizioni appare anche l'elemento dell'attesa agli inferi del giorno del giudizio.

Molta della cultura dell'Manda e dell'isola di Man, due importanti basi delle stirpi degli Illuminati, si fonda sulle fiabe e sul "popolo degli gnomi" che vive sotto terra. Le leggende irlandesi parlano dei rapporti sessuali tra gli antichi Milesiani e i Tuatha de Danaan, gli "dei sotterranei" irlandesi che fuggirono nelle viscere della Terra, dove si stabilirono. Si dice che San Patrizio, che "scacciò i serpenti dall'Manda", abbia visto un individuo appartenente a questi popoli sotterranei, una "donna fatata", che usciva dalla caverna di Cruachan. Chiese allora informazioni su di lei a un Mile-siano che gli rispose così: «Ella appartiene alla razza immortale dei Tuatha de Danaan.. .e io sono uno dei figli dei Mil (irlandesi umani) che sono mortali e svaniscono». Si tratta cioè del tradizionale racconto della mortalità e dell'immortalità. Come sostengono Michael Mott, Daniel Bradley e altri genetisti del Trinity College di Dublino, la più vecchia e "pura" stirpe europea continua ad esistere nell'estremo ovest irlandese. Questa zona, come mostro in “Il segreto più nascosto”, è anche l'ultimo bastione dell'antica lingua irlandese, il gaelico, che è sorprendentemente simile alle lingue nordafricane, come il libico. Nel marzo 2000 Bradley riferì all'agenzia di stampa Reuters che gli Irlandesi discendono da una razza diversa rispetto agli altri europei. Egli disse: «Se considerate l'antica geografia genetica d'Irlanda, scoprirete che nell'ovest (d'Irlanda) esiste quasi esclusivamente un solo tipo di cromosoma Y». Si scoprì che il 98% degli uomini dell'Irlanda occidentale che portano nomi gaelici avevano questo particolare cromosoma. È quindi sempre più chiaro il fatto che le leggende sul popolo "fatato" e gli odierni resoconti sugli "extraterrestri" si riferiscono alle stesse entità. Michael Mott fa la seguente sintesi degli attributi comuni alle popolazioni sotterranee e ricorrenti nel folklore di tutto il mondo:

«Si tratta per lo più di rettiliani o di umanoidi rettiliani o di "biondi" e Nordici; sono dotati di capacità telepatiche e di poteri mentali superiori; possono mutare forma e creare illusioni; vogliono incrociarsi con gli umani e hanno bisogno del sangue, della carne e dei materiali riproduttivi umani; dispongono di un'avanzata tecnologia; possiedono il segreto dell'immortalità; possono volare, sia da soli che grazie alla loro tecnologia; hanno per lo più dei progetti negativi per gli esseri umani; non possono sopravvivere a lungo alla luce del sole; sono stati cacciati dal mondo superficiale o sono sfuggiti a qualche popolazione terrestre e/o al Sole; vogliono mantenere segreti i loro tesori, le loro conoscenze e la loro vera identità; manipolano di nascosto gli eventi sulla superfìcie terrestre; hanno alle loro dipendenze degli umani terrestri che operano a loro vantaggio attraverso il clero, i culti e le società segrete; puzzano terribilmente di "zolfo"».

 

ASIA MISTERIOSA: DA AGARTHI A MU
Dire che l’Asia è la terra del mistero, è un luogo comune. Tuttavia molte volte è difficile avere il senso di quanto lo sia.


Supponiamo di avere dinanzi un mappamondo e di infiggere sulla sua superficie una bandierina colorata per ogni luogo misterioso; ci accorgeremo che l’Asia è il territorio sul quale teoricamente potremmo infiggere il maggior numero di bandierine.
Ma perché "potremmo"? Semplicemente per il fatto che per molte di queste località, o non sappiamo dove collocare la bandierina, o non possiamo collocarla perché non esiste più la località.
Come avrò modo di dimostrare molti parlano, o hanno parlato, di miti e leggende dell'India e dell'Asia centrale… nessuno sa cosa e dove siano.
Mi riferisco ad Agarthi, a Shamballà, alla regione dello Shangri-La, al continente Gondwana, alla Lemuria e, finalmente, a Mu.
I primi due sono accomunati da una sorta di identità oggettiva; il terzo è a metà strada tra il sogno e la realtà; gli altri sono connessi dalla personalità dei ricercatori che li hanno studiati.
Infine, nell’insieme vanno a costituire una struttura circolare perfetta.

AGARTHI L'INACCESSIBILE, GOVERNO OCCULTO E SINARCHIA
Tanto per incominciare il primo mistero riguarda l’identità oggettiva di Agarthi: si tratta di una città o di una località diversa?
Per molti Agarthi è un luogo fisico: così per la maggior parte dei misteriografi Agarthi è una città: misteriosa ed invisibile capitale di un mondo sotterraneo - talora reale e talora esclusivamente spirituale - alla quale possono accedere solo gli "Arhat" (illuminati), coloro che si sono liberati dai vincoli del "Sam Sara" (del modo concreto secondo le teorie dell’induismo vehdico).
Stando alla tradizione Agarthi "città" venne probabilmente fondata da saggi del continente Gondwana e si troverebbe agli antipodi dell'Isola di Pasqua.
Altri, ancora, ritengono che Agarthi si trovi in un punto imprecisato tra la Mongolia (a nord), il deserto del Gobi (ad est), l'altipiano del Tibet (a sud) e il deserto del Takla Makàn (ad ovest).
Non si tratta delle sole ubicazioni possibili: la rappresentazione letteraria la descrive come un luogo sotterraneo al centro di un antichissimo labirinto, ubicata in qualche posto della valle di Katmandu, quindi in Nepal.
Vi è anche chi ritiene Agarthi un luogo dell’immaginazione, una sorta di Nirvana.
Il fatto è che l’esistenza di una Agharti fisica con la connessa possibilità di una sua concreta strutturazione hanno spinto avanti numerosi ricercatori del XX secolo, come i vari Louis Jaccolliot, Saint-Yves D'Alveydre, Ferdinand Ossendowski e Renè Guenon; mentre resta, nella sua essenza, un mondo dello spirito retto dal "Brahmatma" (colui che ha il potere di parlare con Dio) ovvero il "Chakravarti" (Re del Mondo).
Nell’uno come negli altri casi, Agharti è quello che si definisce un "crocevia del mistero" e da essa sembrano dipanarsi i fili di molti degli enigmi insolubili della storia umana.
Il racconto di una città reale-irreale, per la verità, non è solo leggenda; il mito di un regno sotterraneo e segreto appartiene alla religione brahminica.
L’esoterista francese Renè Guenon, ha compilato un sostanzioso elenco di antiche tradizioni riguardanti una specie di Terra Santa per eccellenza induista.
Tuttavia bisogna chiarire che Agarthi non è un mito che torna su se stesso: a tale mito finiscono per fare capo, per un verso o per l’altro, l’Atlantide, il Regno di Prete Gianni, Camelot, l'isola di Avalon, il Montsalvat dei miti arturiani, ma anche l'omerica Ogigia, l’isola di Thule; il monte Meru della religione Scintoista, l’Olimpo della religione greca e il monte Qaf dell’islam.
È questa la ragione per la quale Guenon può parlare del Re del Mondo come di un "Manu" (sorta di legislatore universale, mediatore tra l'uomo e la divinità nel quale possiamo ritrovare).
Seppure in forme diverse, i vari "Menes" degli Egizi, "Menw" dei Celti, "Minos" dei Greci fino all’angelo Metatron della Kabalah ed all'Arcangelo Michele della Religione Cristiana ne costituiscono altrettanti esempi.
Ed è anche il motivo per cui si può sostenere che Agharti sarebbe il luogo di nascita di una religione universale, primordiale e perfetta: quella della "Età dell'Oro", dove si dice che l’uomo fosse in diretta comunione con Dio.
La religione di Agarthi si sarebbe diffusa dall'India fino al Nord Europa, dando origine alla civiltà Indo-Europea e l'antico legame potrebbe essere riscontrato - sotto il profilo semantico - ad esempio nella presenza della locuzione "Asghard" della mitologia germanica.
Il Re del Mondo è un capo religioso ma al tempo stesso, regge anche i destini del pianeta; si pensi alla figura del Re-Sacerdote impersonata da Artu. Egli fa in modo che il corso della storia segua un andamento in accordo con un indefinibile piano divino. In tal senso il Re del Mondo è il più alto esponente della "Sinarchia", una sorta di Governo centrale di uomini insigni, potentissimo e ramificato, i cui esponenti terreni ispirano e controllano i moti politici o d'altro genere che segnano l'evoluzione del genere umano.
Purtroppo, intorno al 1650 i rapporti tra Agarthi ed occidente si sarebbero interrotti in maniera irreversibile; probabilmente determinante sarebbe stato l’atteggiamento dei Rosa+Croce.
Gli Agarthiani avrebbero lasciato definitivamente l'Europa per ritirarsi in Asia.

SHAMBALLÀ (XAMBALA O SHAMBHALA)
È la Capitale del regno del male della tradizione buddistica e, in quanto tale, si oppone ad Agarthi; ma spesso le due città sono considerate come due facce di una stessa medaglia.
In ogni caso Shamballà sarebbe la sede di Maya (signore del male).
L’indirizzo tibetano dell’esoterismo buddista non ritiene Shamballà in antitesi rispetto ad Agarthi, che anzi corrisponderebbe al luogo sacro in cui vivono i saggi ed i maghi del Tibet tra cui "Milarepa" e "Tsongkapa".
Si sostiene che a Shamballà si riferirebbe il filosofo neopitagorico Apollonio di Tiana (IV sec. a.C. circa) il quale sarebbe giunto fino al Tibet. Secondo Peter Kolosimo, ed Andrew Thomas ne parlerebbe anche il retore ateniese Filostrato (II sec. a.C.) in un’opera utopica.
In verità nulla fa pensare che i due autori avessero intenzione di occuparsi di Shamballà e nutro seri dubbi sulla credibilità dell’ipotesi, soprattutto perché non corredata di riferimenti testuali. Si tenga tra l’altro conto del carattere che molti attribuiscono non solo alla città, ma anche al sito che la leggenda vuole situato sotto gran parte dell'Asia Centrale. Tanto per cambiare i dubbi vertono, innanzi tutto, sulla ubicazione per quanto mitica.
Infatti Cosma de Köros (1784-1842), studioso di tradizioni buddiste, la colloca oltre il Sir-Daria, la stessa località di una mappa del XII sec. conservata ad Anversa.
I primi viaggiatori e qualche studioso contemporaneo (come Peter Colosimo, Nicholas Roerich ed Andrew Thomas), per contro, parlano di una regione sconosciuta che si trovava, seguendo le orme del "Khan Baty", in Asia Centrale.
In ogni caso la città sarebbe chiusa da porte di pietra analoghe a quelle di "Vittimula" (Troia) ed in ciò Shamballà ripete un mito che si riallaccia alla leggenda anatomico/ittita di "Kessi" il cacciatore e, in genere, ai miti che ci parlano di discese nel mondo degli Inferi (compresi Ulisse ed Enea).

SHANGRI-LA, XANADU, GONDWANA E MU
Resta il problema di definire Shangri-la. Esso è, al tempo stesso, luogo dell'anima (si pensi al Walhalla della cultura germanica ed al mondo del Tao della cultura cinese) - che tutti sperano di trovare - ma anche un luogo reale della Cina sud-occidentale.
Il primo a documentarne l’esistenza fu un francese nel corso del XIX secolo.
Shangri-La è un altopiano che fa parte della zona tibetana, nel Sichuan, (tra la parte nord-occidentale dello Yunnan e la parte sud-orientale del Tibet) e comprende nove prefetture e città.
Con Xanadu torniamo nel campo del puro mistero.
Xanadu è individuata in con una località sotterranea, al tempo stesso leggendaria e letteraria, che dovrebbe trovarsi nella regione del Caracorum.
La fonte letteraria è costituita dalla poesia, dedicata al grande condottiero mongolo, amico di Marco Polo "Kubla Khan", dove Samuel T. Coleridge ne descrive la bellezza mitica ed ideale.
Dovrebbe corrispondere al palazzo di Kubilai Khan o alla capitale del Khanato.
Alfred Lothar Wegener è un geofisico vissuto agli inizi del XX sec., ideatore della teoria della deriva dei continenti. Dobbiamo a lui l’ipotesi del continente Gondwana che corrisponderebbe, grosso modo, a quella immensa zolla della Pangea che in epoca remotissima - siamo nella più lontana preistoria - avrebbe riunito America Meridionale, Africa, India ed Australia.
Un vero e proprio supercontinente, in sostanza, al quale l’archeologo contemporaneo Sabatino Moscati ha opposto Laurasia, zolla che avrebbe riunito America settentrionale, Europa ed Asia.
Gondwana e Laurasia, sarebbero state quindi delle mega-isole con un solo punto di contatto (non meglio individuato).
Nell’ambito del Gondwana si collocherebbe Mu.
Rimane aperto di il problema di definire cosa fosse e dove si trovasse con un minimo di precisione.

JAMES CHURCHWARD E LA SCOPERTA DI MU
Così Mu sarebbe una sorta di alternativa ad Atlantide.
Di Mu parlò, per primo, nel 1870 James Churchward, colonnello inglese di stanza in India. Egli ne sarebbe venuto a conoscenza in una maniera singolare: durante una delle periodiche carestie di quegli anni, era ospite del sommo sacerdote di un tempio che stava cercando di aiutare. I due, entrambi appassionati di archeologia divennero ben presto amici.
Fu così che il sacerdote avrebbe aiutato Churchward a tradurre un’antica iscrizione incisa sul muro del tempio rivelando che si sarebbe trattato di una lingua estremamente antica.
Il sacerdote inoltre avrebbe rivelato che nel tempio sarebbero esistite delle tavolette - scritte nella stessa lingua - contenenti sorprendenti rivelazioni sul luogo di origine del genere umano (proprio il continente Mu, una sorta di alternativa alla biblica Babilonia).
Il sacerdote rivelò che le tavolette, da lui definite sacre, erano redatte in un linguaggio oscuro, ma ricco di significati esoterici, e facevano riferimento ai "Naacal" venuti in Asia sudorientale a portare le sacre scritture, le scienze e la religione.
Fin qui nulla di strano: uno dei miti più diffusi al mondo è quello del civilizzatore ancestrale (si pensi al Cadmo greco, al Gilgamesh sumero ed al Thoth egiziano).
Ma era solo l’inizio dell’evento straordinario: infatti le tavolette non a caso sarebbero state ritrovate in una delle città sacre dell'India (Rishi) ma avrebbero fatto parte di una raccolta molto più vasta e sarebbero state compilate migliaia di anni prima, forse in Birmania o addirittura a Mu...
Ecco spuntare Mu. Ma non finiva qui: Churchward riuscì a scoprire che le tavolette erano di argilla cotta al sole (come le tavolette sumeriche) e riuscì a convincere il sacerdote a consentirne l’esame e la traduzione.
Churchward avrebbe scoperto, in tal modo, che le tavolette erano una sorta di Genesi. Il loro argomento centrale era quindi la "creazione" del mondo e dell'uomo (ritorna il motivo mitico sumerico-ebraico).
La presunta scoperta di Churchward dava il via alla caccia alle tavolette restanti che William Niven affermò di aver trovato in Messico, dove avrebbe scoperto duemilaseicento tavolette che facevano riferimento a Mu.
Il che lingua erano redatte? Dove erano custodite? Dove si troverebbero attualmente?
Nessuno lo sa! In ogni caso Niven affermò che esse avrebbero di dimostrato l'esistenza, in epoca "preistorica", di civiltà e cultura avanzata.
Naturalmente mi sto riferendo a Mu; ma viene da pensare alle città abbandonate dell’Indo come Mohenjo Daro e Harappa.

LA STORIA DI MU SECONDO CHURCHWARD
Churchword, naturalmente, non ha lasciato di sé alcuna traccia dal punto di vista scientifico; era il tipico avventuriero anglosassone con qualche pretesa intellettuale forse molto interessato ai risvolti finanziari di una scoperta e, quindi, sensibile al diritto d’autore. Egli costruisce su Mu un mondo da far invidia a John Ronald Reuel Tolkien a partire dall’aspetto geografico.
Secondo Churchward il continente (?) Mu sarebbe stato situato nell'oceano Pacifico e confinante a nord con le isole Hawaii ed a sud con una linea immaginaria tracciata tra l'isola di Pasqua e le isole Fiji.
Ma non basta perché egli prosegue con altri aspetti geografico-spaziali e antropologico-politici ricreando così una storia che sa tanto di raffazzonato e, quindi, purtroppo non unica.
Il capo politico di Mu sarebbe stato un tal Ra - Mu (una sorta di contaminazione tra miti egiziani e leggende pasquale: Ra[pa] Mu[i]).
Altrettanto va detto sotto il profilo etico-religioso.
La divinità suprema di Mu sarebbe stata "Ra", il Sole (chiara la contaminazione con la religione egiziana): di Ra i muani non avrebbero mai pronunciato ma il nome (anche qui chiara la contaminazione con la religione mosaica e musulmana).
È quasi superfluo rilevare che la solfa non cambia quando dalla religione passa a palare di flora e fauna: Mu non è che la copia conforme del Giardino dell’Eden.
Né più originale è l’aspetto antropologico che deriva dalla necessità di integrarsi con quelle che sarebbero state le tre razze preistoriche care alla filosofia neo-rosacrociana di Heindel.
Forse un tentativo di prendere le distanze dalla storia Cretese con la quale andava ad individuarsi la pretesa storia Muana e la sua talassocrazia: ecco perché a Mu Churchward attribuisce un indimostrabile impero coloniale che probabilmente Creta ebbe solo in maniera molto relativa (si pensi al mito dei giovani ateniesi condannati a fare da pasto per il Minotauro).
Per tale via a Mu si attribuisce un vasto impero coloniale: da quello Maya, Azteco, Incaico in America, a quello di Uighur nell'Asia centrale ed a quello dei Naga nell'Asia meridionale.

MU E L'ATLANTIDE
Col passare del tempo e col crescere della fantasia, Mu finisce col trovarsi su un percorso parallelo a quello di Atlantide; così, dopo 50.000 anni di stabilità geologica la parte meridionale del continente sarebbe stata sconvolta da catastrofi naturali come immani eruzioni e maremoti. Ma dal plagio non si scappa; neppure quando è inconsapevole.
In altri termini la fine di Mu si trova ad essere la fotocopia della vicenda di Atlantide, di Creta, di Santorini o di Krakatoa. La vicenda umana di Mu si sarebbe consumata lungo un arco di tempo di circa 37.000 anni.
Il parallelismo con l’Atlantide sembra reggere tuttavia solo sul piano esoterico.
Circa 13.000 anni fa sarebbe iniziato anche l’inabissamento di Atlantide, proprio mentre Mu avrebbe completato il suo ciclo finale con l’Inabissamento della propria zolla tettonica.
In questi 37.000 anni, in pratica, si sarebbe completata la deriva dei continenti ed il mondo si sarebbe ritrovato con una geografia simile alla attuale. Ma a questo moto estremamente lento difficilmente potrebbe essere seguita l’ipotizzata immensa onda di marea che avrebbe sconvolto il pianeta. Il fatto è che, una volta scelta la strada dell’analogia, è difficile liberarsene. E così non ci si libera dall’analogia con Santorini o col Krakatoa.
In ogni caso l’analogia esoterica mantiene tutto il suo fascino ed i suoi effetti.
I pochi sopravvissuti all’immane cataclisma erano in ogni caso abbastanza numerosi perché si desse vita ai miti e alle leggende di un perduto, favoloso passato.

CHURCHWARD E LE TAVOLETTE DI NAACAL
Churchward, dunque, sarebbe giunto alle sue conclusioni partendo dalla traduzione di tavolette, cui si aggiunsero quelle trovate da William Niven.
La definizione di "Tavolette di Naacal" fu dato proprio dallo esploratore inglese medesimo il quale individuò nei Naacal un antichissimo popolo abitatore di un continente scomparso: guarda caso si trattava proprio di Mu.
Churchward, nel tentativo di accrescere il credito verso le proprie conclusioni, dichiarò di aver utilizzato altre fonti tra cui:
"Codex troanus" ed il "Codex cortesianus" (Maya),
le iscrizioni del tempio di Uxmal nello Yucatàn (Maya),
il Manoscritto di Lhasa (Tibet),
le iscrizioni del tempio di Xochicalo a sud-ovest di Città del Messico (azteche),
il Ramayana (testo sacro indù).
Ma chi erano i Naacal e cosa erano le loro tavolette?
I Naacal avrebbero viaggiato in tutto l'oriente lasciando numerose testimonianze che gli indigeni avrebbero iscritte su tavolette redatte con una scrittura indecifrabile (il Senzar della Blavatsky?). Nella lamasseria tibetana avrebbero provveduto unicamente ad archiviarle e custodirle.
Ci troviamo alla chiusura del più classico dei circoli viziosi.
Infatti:
prima a parlare delle tavolette di Naacal fu la Blavatsky,
dalla Blavatsky che le avrebbe tradotte sarebbero pervenute, non si sa come, a James Churchward,
James Churchward rimane l’ultimo, ed anche l’unico, ad averle mai viste,
Ne consegue che James Churchward sarebbe stato la seconda persona a trovare notizie del continente scomparso.

CHI ERA JAMES CHURCHWARD
Churchward è generalmente ritenuto un impostore. Tuttavia occorre precisare che la leggenda di un continente-impero scomparso, nell'area del Pacifico, fa parte di numerosi racconti mitologici. Se ne trovano tracce nella mitologia polinesiana ed in quella indiana. Il Mahabharata, che narra i miti di Rama, include nel continente scomparso anche Ceylon.
Indipendentemente dalle delle fonti che lo ispirarono Chrurchward procedette alla stesura di un testo, da lui definito traduzione (riportato in "Mu, il continente scomparso").
Questa traduzione rivelava le origini sulla base di una geologia alternativa, frutto si conoscenze millenarie, secondo le quali l’umanità avrebbe trovato origine proprio a Mu.
A Churchward sono state mosse numerose contestazioni, anche indipendentemente dal contrasto con le fonti "ufficiali":
Viene in primo luogo in evidenza il contrasto con la Bibbia per il posizionamento del "giardino dell'Eden" in un continente ora sommerso dell'Oceano Pacifico. La storia biblica della creazione, l'epica narrazione dei sette giorni e delle sette notti, non sarebbe nata tra le genti del Nilo né nella valle dell'Eufrate, ma a Mu. Questa tuttavia, non è l’obiezione più rilevante.
In secondo luogo l’oggettiva impossibilità di traduzioni da una lingua sconosciuta (il Naacal) o da una lingua non ancora decifrata: nel 1920 la lingua Maya non era stata tradotta.
Churchward asseriva di "una comunità religiosa mandata da Mu nelle colonie per insegnare le sacre scritture, le religioni, le scienze" (di qui, probabilmente richiami a testi centro americani e tibetani). Naturalmente Churchward si guarda bene dal dire cove fossero custodite queste verità; come avrà fatto a tradurre le famose tavolette di Naacal?
La vicenda di Mu ebbe inizio con la scoperta di "Khara Kota", città sepolta dalle sabbie del Deserto del Gobi, ritrovata all’inizio del XX secolo dall’avventuriero russo "Kolko". Le rovine di Khara Kota, nella realtà ne nascondevano un’altra più antica che Kolkov dichiarò essere "Uighur", la capitale del regno dei mongoli delle steppe; egli dichiarò anche che lo stemma di Uighur fosse la lettera greca M ("Mu") inscritta in un cerchio diviso in quattro settori. Quale fu la reale portata delle scoperte di Kolkov? I pochi resti effettivamente successivamente ritrovati non corrispondono affatto a quanto da lui da lui descritto.
Indipendentemente da ciò che trovò effettivamente Kolkov, resta il fatto che, secondo Churchward, Uighur sarebbe stata era una colonia di Mu e per mezzo di essa Mu avrebbe esercitato il proprio dominio anche su Atlantide.
In effetti La storia di Mu, sebbene di origini più recenti, non si discosta dall’Atlantide Platonica se non sul fatto di una diversa ubicazione.

IL CONTINENTE-PONTE (LEMURIA) E MADAME BLAVATSKY
In ogni caso la vicenda di Mu si complica quando Philip L. Slater, zoologo inglese del XIX sec., illudendosi di essere un secondo Charles Darwin, inventa un terzo continente perduto.
Slater imposta il proprio lavoro sulla base di analogie riscontrate nell'evoluzione biologica e ambientale tra le coste dell'Africa, dell'India e della Malesia (si pensi, ad esempio, ai Lemuri del Madagascar).
Da quelle proscimmie, cioè dai Lemuri, Slater trasse il nome di "Lemuria".
Ma la Lemuria di Slater non corrisponde a ciò che i geologi chiamano Lemuria: un continente o un subcontinente che, nella teoria di Wegener, potrebbe aver unito l'Africa all'Asia nell’era Giurassica, cioè in un periodo compreso tra 180 e 130 milioni di anni fa.
Tuttavia si deve riconoscere che il clima scientifico ottocentesco dipendeva da sua maestà Charles Darwin; l'ipotesi che in un lontano passato fosse esistita un’ennesima terra scomparsa incontrò subito grande successo per quanto la presenza di Madame Blavatsky - siamo nel 1888 - rendesse ormai inestricabile la vicenda Mu-Lemuria, affondando ormai nel mare indefinibile dell’esoterismo, sulla soglia della fantascienza.
Nel 1888, Madame Blavatsky Helena Petrovna pensò bene di spostare Lemuria nel Pacifico, trasformandola in un luogo esoterico e nella sede della terza delle sei razze che (secondo lei) avrebbero popolato la terra. Non erano quindi sufficienti le tre razze ipotizzate dall’altro grande esoterista Max Heindel.
Ma chi era questa Helena Petrovna Blavatsky, sedicente studiosa di induismo?
Di origine Russa era nata nel 1831, iniziò la propria attività come cavallerizza di circo equestre; ben presto però si dette all’esoterismo divenendo seguace della teoria dell'origine extraterrestre della vita (idee esposte nel 1877 in "Iside Rivelata", confusa miscellanea di induismo, ermetismo, Kabalah ed occultismo).
Di fatto la vicenda della Blavatsky aveva avuto uno svolgimento analogo a quello che avrebbe seguito Churchward. La Blavatsky nel 1855 raggiunse il Tibet alla ricerca di misteriosi "Maestri sconosciuti" che avrebbe rintracciato in una non identificabile lamasseria tibetana. Dove compare, guarda caso, il solito testo misterioso. Inutile dire che la Blavatsky fu l’unica a vedere l’originale, da lei battezzato "le Stanze di Dzyan", redatto in lingua "Senzar" (?) la più antica del mondo.

LE STANZE DI DZIAN (O DZIANI)
Sull’esistenza di questo libro, attribuito ai "Maestri sconosciuti" occorre soffermarsi, non solo per i parallelismi con la "Tavolette" rinvenute da Churchward, quanto per gli accostamenti che inevitabilmente possono essere formulati con un altro famosissimo libro del mistero. Mi riferisco al fantomatico "libro di Enoch" che altra cosa rispetto ai nove libri di Enoch, apocrifo Biblico.
In effetti, secondo la Blavatsky (per la quale la vita sulla terra aveva avuto origine altrove: si ricordi la teoria dell’origine extraterrestre), la redazione delle stanze precederebbe la creazione della vita sulla terra.
Il testo riferito dalla Blavatsky sarebbe state scritte su foglie di palma... "rese impermeabili all'acqua, al fuoco e all'aria con un procedimento sconosciuto... Intensamente magnetizzato, in modo che se il lettore appoggia una mano sulla pagina che sta leggendo, vede gli episodi e riceve gli insegnamenti che vi sono scritti."
È impossibile da sintetizzare: solo il sommario occupa diverse pagine.
Esso narra la storia dei Dzyani, divinità provenienti dallo spazio, autori della creazione ma anche della distruzione di quattro delle sei razze dell’esoterismo teosofico (tra cui l’iperborea e l’atlantidea).
È inutile dire che il racconto della Blavatsky somigli stranamente a quello di altre divinità spaziali di cui si sono occupati i mitografi. Basterà ricordare, una per tutte, i Tuatha de Danann della tradizione celtica anch’essi provenienti dallo spazio.
Tuttavia il mistero si infittisce perché non solo sono scomparsi i testi originali ma la stessa traduzione della Blavatsky scomparve prima di arrivare in stampa: nessuno l'aveva vista!
Una versione, di cui non esiste originale, è comparsa nel 1915 a cura di una non meglio identificata "Hermetic Publishing Company", di San Diego in California, ed è stata tradotta pure in italiano. Ma si tratta di un chiarissimo apocrifo. L’unico dubbio che resta è quello se il falso sia imputabile alla Blavatsky o a chi eventualmente gliel’ha propinato.

A PROPOSITO DI TESTI FALSIFICATI
Porsi un simile problema non è peregrino. Si pensi alla confusione che si creò sul "Necronomicon", Grimorio inventato da Lovecraft.
Una dichiarazione di falsità non attesta certamente la reale falsità. A stretto rigore di termini non mi sembra corretto affermare che si tratti di "falsi" tout-court. Neppure oggi, seppure con l'ausilio di un computer, sarebbe facile realizzare un libro falso in copia unica quando un collezionista consenta di sfogliarlo sotto i propri occhi.
Vero è che il critico inglese William Emmer Coleman ci ricorda come la Blavatsky non era nuova a simili imprese: in "Iside rivelata" ella cita almeno 1500 testi inventati (li ha contati uno per uno?).
I sostenitori della Blavatsky hanno parlato di una congiura dei seguaci della cosiddetta cultura ufficiale; ma non esiste prova alcuna di tale congiura che assomiglierebbe alla congiura ebraica teorizzata dai fantomatici Venerabili di Sion del periodo nazista.
Notevole invece mi appare il parallelismo con le Tavolette di Naacal visti e tradotti dal solo James Churchward e delle quali neppure egli fu in grado di provare l’esistenza.
Naturalmente c’è sempre chi è disposto a giurare di aver visto l’originale come accadde per la "Steganografia" del cinquecentesco abate Tritemio, bruciato dalla Chiesa come eretico.

CONCLUSIONI
Le tavolette di Naacal - come le stanze di Dzian - sono svanite nel nulla e, in generale, si ripropone il problema dei libri scomparsi negli incendi di Biblioteche, da quella di Alessandria a quelle distrutte negli autodafé medioevali.
Dalle presunte stanze di Dzian si ricaverebbe la conclusione che la terra possedesse un movimento terzo rispetto alla rotazione ed alla rivoluzione. L'ipotesi, avanzata dalla Blavatsky, venne poi scientificamente dimostrata: si trattava, in effetti, della cosiddetta precessione degli equinozi.
Né bisogna dimenticare che nel 1896 A.P. Sinnet, scopritore di due pianeti transuranici, previde che il movimento di precessione degli equinozi avrebbe portato il polo nord verso l'equatore e questo verso il polo sud. L'ipotesi sembra essere stata dimostrata dall'astronomo G. E. Sutcliffe di Bombay; del resto i ripetuti spostamenti dell'asse terrestre spiegherebbero la presenza di residui tropicali nei ghiacci antartici.
Come se non bastasse la precessione degli equinozi (che la Blavatsky avrebbe appreso dalla solita biblioteca segreta), intervenne lo scozzese Lewis Spence in diretto appoggio alla Blavatsky; egli infatti riprese il discorso delle razze affermando che la razza dominante in Lemuria era quella bianca.
Non era altro che un omaggio alle teorie indo-ariane in voga al momento. Ma molti lo presero sul serio.
Ma torniamo a Churchward il quale non aveva fatto altro che aiutare certe credenze esistenti a popolarizzarsi vieppiù sulla vicenda, dando a Lemuria il nome definitivo di Mu.

I CONTINENTI ESOTERICI. DA MU AD AGARTHI: IL CERCHIO SI CHIUDE
Ma non era tutto: ben presto, come era già accaduto per Agarthi e per Atlantide, Mu assunse una dimensione extrafisica, esoterica e si legò indissolubilmente ad Agarthi.
Infatti il continenti perduto venne spostato nel presente, nell’epoca del "Kali-Yuga" mentre la sua collocazione nello spazio avvenne su un piano di realtà diverso da quello in cui vive l'umanità. Perché, mentre la vicenda umana restava legata al Sam Sara, il binomio Agarthi-Mu divenne una sorta di motore immobile, separato dal Kali Yuga da cui non poteva restare contaminato.
Agarthi-Mu appartengono, in altre parole, alla dimensione immutabile del Nirvana.
Resta da chiare cosa sia questo "Kali Yuga" (letteralmente: Età nera) cui ho spesso fato cenno.
Come appare evidente il nome comprende il nome di "Kali", la terza persona della trimurti vedica e ci rivela che si tratta del periodo di Kali che corrisponde al periodo oscuro della tradizione brahminica.
A scanso di equivoci debbo precisare che Kali Yuga non corrisponde ad alcunché dell’escatologia cristiana; la fine del Kali Yuga non segnerà la fine del mondo, ma la fine della realtà che noi conosciamo.
Se dovessi tracciare un parallelo con una realtà religiosa occidentale, rileverei piuttosto la somiglianza con l’avvento del Sausyant ed alla circolarità del mondo zoroastriano: al termine del Kali Yuga l'umanità sarà salvata dal "Buddha Maitreya", il "Buddha che sarà" identificato comunemente con il Re del Mondo.
Peraltro il Kali Yuga non si riferisce ad un evento futuro indeterminato e indeterminabile ("certus sed incertus quando").
Sotto il profilo religioso il Kali Yuga è perfettamente determinabile, essendo iniziato intorno al 3100 a.C. con una congiunzione globale dei pianeti. Questo rarissimo fenomeno astronomico, che coinvolge tutto il sistema solare, avrebbe avuto effetti disastrosi sulla Terra.
Sarebbe a questa congiunzione planetaria che dovremmo il Diluvio Biblico e, forse, a qualcuna delle catastrofi rivelate dal sacerdote di Sais a Solone (come ci rivela Platone nel "Crizia").
Stà di fatto che agli inizi del XX secolo Saint-Yves d'Alveydre (in India) e Ferdinand Ossendowski (in Mongolia) per primi vennero a conoscenza della collocazione mitica del continente esoterico Mu-Lemuria).
Ossendowski in particolare avrebbe scoperto ad Urga (l'attuale Ulam Bator) due oggetti provenienti da Agarthi: l'anello di Gengis Khan (con il segno della svastica) e il sigillo del "Re del mondo" o Buddha - Maitreya.
L’anno 3102 a.C., in ogni caso, riveste una particolare importanza nella vicenda di Agarthi perché è proprio in quell’anno che i suoi abitanti si sarebbero trasferiti nel sottosuolo allo scopo di evitare la contaminazione da parte del male.
Quella che era stata Paradesha (iranico = paradiso) divenne così Agarthi, "l'inaccessibile".

 
 
 
 
 
SULLE ORME DI NICHOLAS ROERICH, ALLA RICERCA DI SHAMBALA


 
Archeologo, antropologo, pittore, disegnatore, costumista, scrittore, viaggiatore, diplomatico, conferenziere ed esperto di occultismo: tutto questo, e altro ancora, è stato Nicholas Konstantinovic Roerich: un personaggio che sembra uscito dalla fantasia di un romanziere e i cui dipinti, effettivamente, ricordano un po' le atmosfere oniriche e vagamente surreali descritte in certi racconti del soprannaturale di H. P. Lovecraft.


Era nato a San Pietroburgo nel 1874 e, incoraggiato dal pittore Mikhail O. Mikhesine, aveva incominciato a dipingere, iscrivendosi poi alla Accademia di Belle Arti. Nello stesso tempo conduceva anche gli studi di legge, per volontà del padre, che era avvocato.
Nel 1898 ottenne una cattedra nell'Istituto Imperiale Archeologico; tre anni dopo si sposò con Elena Ivanovna Shaposnikov, nipote del celebre musicista Mussorgskij, che gli diede due figli.
Ai primi del Novecento, Roerich era già una figura di spicco nel mondo culturale della capitale russa, interessandosi a svariate discipline, tra le quali l'archeologia, la pittura, la scenografia. Fra le altre cose, disegnò le scene e i costumi per l'impresario teatrale Serghej Dagilev e per il balletto di Igor Stravinsky "La sagra della Primavera".
Membro, dal 1909, dell'Accademia imperiale russa di Belle Arti, nel 1917 fu anche, per un brevissimo periodo, presidente del Comitato di artisti creato dallo scrittore Maksim Gorki, che si riuniva nello storico Palazzo d'Inverno a San Pietroburgo (ribattezzata nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, Pietrogrado, per ragioni di germanofobia).
Dopo la Rivoluzione di Ottobre, Roerich dapprima trasferì la sua famiglia in Finlandia; poi, nel 1920, decise di accettare l'invito del direttore dell'Istituto d'Arte di Chicago ed emigrò negli Stati Uniti, che divennero la sua seconda patria.
Nel 1923 alcuni suoi ammiratori fondarono il Roerich Museum, che si arricchì di un gran numero di opere dell'artista; mentre egli partiva, insieme alla moglie, per un lungo viaggio nelle regioni più interne e meno conosciute dell'Asia Centrale, visitando l'India, il Sikkim, il Tibet, la Cina e la Mongolia.
Nel corso di quel viaggio, come si vedrà nel brano qui sotto riportato, egli si imbatté anche in alcune testimonianze relative alla presenza di Gesù Cristo nella regione dell'Himalaia e, addirittura, nel suo presunto sepolcro, nella città di Srinagar, nel Kashmir, tuttora venerato come quello di un grande santo venuto a predicare dal lontano Occidente. Ma, di questo argomento, avremo occasione di riparlare in una sede più appropriata.
Tornato in America, nel 1928 Roerich fondò un Centro di ricerca per gli studi himalaiani, le cui finalità erano l'approfondimento dell'etnografia e dell'antropologia di quella regione dell'Asia, sulla base del ricco materiale raccolto sul campo.
Nel corso del viaggio in Asia Centrale egli non aveva, peraltro, interrotto la sua attività artistica; si calcola che in quegli anni abbia dipinto non meno di 500 tele, su un totale di circa 7.000 opere realizzate nel corso della sua intera vita. A queste bisogna aggiungere qualcosa come 1.200 testi letterari di vario genere: per cui il corpus della produzione complessiva di questo genio eclettico, sia nell'ambito artistico che in quello scientifico, è veramente enorme e tale da lasciare sbalorditi.
Roerich si era anche notevolmente impegnato a livello umanitario e filantropico, tanto che per ben due volte, nel 1929 e nel 1935, il suo nome era stato fatto quale candidato al Premio Nobel per la Pace.
In particolare, egli si era adoperato affinché le nazioni giungessero a un trattato internazionale che si impegnasse, in caso di guerra, al rispetto dei musei, delle biblioteche, delle cattedrali e delle università, le quali avrebbero dovuto godere di una immunità simile a quella accordata alle strutture sanitarie della Croce Rossa. La cosa giunse a compimento con la stipulazione, nel 1935, del cosiddetto patto Roerich, sottoscritto a Washington dai governi degli Stati Uniti e di una ventina di Paesi latino-americani.
Nicholas Roerich si è spento nel dicembre del 1947 e le sue ceneri sono state sepolte ai piedi dell'Himalaia, in vista delle grandiose montagne che aveva tanto amato, e che aveva ritratto in decine e decine di quadri pervasi da una misteriosa atmosfera di spiritualità e animati da un vivo e suggestivo senso del colore.

Recentemente sono stati tradotti e pubblicati in italiano due volumi di scritti relativi al suo grande viaggio esplorativo fra le montagne e i deserti dell'Asia Centrale, che hanno riproposto i temi ormai "classici" relativi alla mitica Shambala e al regno sotterraneo di Agharti, di cui aveva parlato, a suo tempo, anche il viaggiatore polacco Ferdinand Ossendowski, specialmente nel suo celebre libro "Bestie, uomini, dei". Roerich tratta l'argomento con l'atteggiamento positivo dello studioso di etnologia, ma anche con la passione del mistero che lo ha accompagnato in tutto il corso della sua vita, spingendolo a intraprendere studi di occultismo dei quali non sappiamo molto.
Tutto quello che si può dire con certezza è che il suo maestro di pittura, Kundizi, era anche un iniziato al sapere esoterico e dovette istruire il suo allievo, oltre che nel campo dell'arte, anche in quello delle dottrine occulte; e, inoltre, che in diversi luoghi dell'Asia Centrale, Roerich venne accolto dai monaci buddhisti non come un semplice viaggiatore - curioso ed erudito fin che si vuole, ma pur sempre distaccato - bensì come un maestro di saggezza, degno della massima considerazione.

Scrive, dunque, Nicholas Roerich in "Shambala, la risplendente" (1):

«In ogni città, in ogni accampamenti dell'Asia ho cercato di scoprire quali ricordi la memoria popolare custodiva con più ardore. Attraverso questi racconti conservati e preservati, si può riconoscere la realtà del passato. (...)
Tra le innumerevoli leggende e fiabe di vari paesi si possono trovare storie che raccontano di tribù perdute e di popoli che vivono all'interno della Terra. Da tutte le parti, e in luoghi diversi e molto lontano gli uni dagli altri, la gente parla di fatti identici. Ma correlandoli fra loro ci si accorge immediatamente che non sono altro che capitoli di un'unica storia. All'inizio sembra impossibile che possa esistere un legame scientifico fra questi mormorii distorti, raccontati alla luce dei fuochi di bivacchi del deserto. Ma in seguito, si comincia a cogliere la bizzarra coincidenza di queste molte leggende, raccontate da popoli che non si conoscono neppure di nome. (...)
In Kashmir si racconta della tribù perduta di Israele, certi eruditi rabbini potrebbero spiegarvi che Israele è il nome di coloro che cercano, e che non sta ad indicare una nazione, ma il carattere di un popolo. In rapporto con queste credenze, vi mostreranno, a Srinagar la tomba del grande Issa, Gesù. Potrete sentire la storia dettagliata di come il salvatore fu crocifisso, ma non morì, e di come i suoi discepoli portarono via il corpo dal sepolcro e scomparvero. Si dice che in seguito Issa si sia ripreso, e abbia passato il resto della vita in Kashmir a predicare il Vangelo. Si dice che, da questa tomba sotterranea, emergano vari profumi. A Kashgar, dove la santa madre di Issa si rifugiò dopo la crudele persecuzione subita da suo figlio, vi mostreranno la tomba della Vergine Maria. Ovunque trovate storie diverse di viaggi e spostamenti molto significativi; e a mano a mano che avanzate con la vostra carovana, questo vi procura il massimo piacere e una grande cultura. (...)
Ogni imboccatura di grotta suggerisce che qualcuno vi sia già penetrato. Ogni corso d'acqua, soprattutto quelli sotterranei, volge l'immaginazione verso i passaggi sotterranei. In diversi punti dell'Asia Centrale si parla degli Agharti, il popolo dell'interno della Terra. Molte leggende delineano essenzialmente la stessa storia, che racconta come i migliori abbandonarono la terra traditrice, cercando salvezza in contrade nascoste in cui acquisire nuove forze e conquistare potenti energie.
Sui monti Altai, nella bella valle di Uimon, sulle alte terre, un venerabile vecchio credente (Starover) mi disse: "Vi proverrò che la storia dei Chiud, il popolo che vive all'interno della Terra, non è solo frutti dell'immaginazione! Vi condurrò all'ingresso di questo regno sotterraneo."
Sulla strada che attraversa la valle circondata da montagne innevate, il mio ospite ci raccontò molte leggende sui Chud. È notevole che la parola "chud", in russo, abbia la stessa origine della parola "meraviglia". Allora, forse potremmo considerare i Chud come una tribù meravigliosa. La mia barbuta guida spiegò:
"Una volta, in questa valle, viveva la potente e fiorente tribù dei Chud. I Chiud erano in grado di fare prospezioni minerarie e di ottenere i migliori raccolti. Davvero pacifica e industriosa era questa tribù. Ma un giorno venne uno Zar Bianco, con innumerevoli orde di crudeli guerrieri. I pacifici e industriosi Chid non erano in gradi di opporre resistenza agli assalti dei conquistatori, e siccome non volevano perdere la libertà, rimasero quali servitori dello Zar Bianco. Allora, per la prima volta, crebbe in quella regione una betulla bianca e, secondo le antiche profezie, i Chud capirono che era giunta l'ora di partire. E i Chud, non volendo rimanere sotto il giogo dello Zar Bianco, se ne andarono sottoterra. Solo qualche volta potete udire cantare il sacro popolo; ora le loro campane risuonano nei templi sotterranei. Ma verrà il giorno glorioso della purificazione umana, e, in quei giorni, i grandi Chud riappariranno in tutta la loro gloria."
Così concluse il vecchi credente. Ci avvicinammo a una piccola collina pietrosa e, orgoglioso, egli mi indicò:
"Eccoci: qui c'è l'ingresso del grande regno sotterraneo. Quando i Chud penetrarono dai passaggi sotterranei chiusero l'entrata con le pietre. In questo momento siamo proprio accanto alla sacra entrata."
Ci trovavamo di fronte a un'enorme tomba circondata da grosse pietre, tipica del periodo delle grandi migrazioni. Di tombe di questo genere, con vestigia di reliquie gotiche, ne abbiamo viste nelle steppe della Russia meridionale sui contrafforti del Caucaso settentrionale; e, studiando questa collina, mi ricordai che, attraversando il colle del Karakorum, il mio sais, un ladakhi, mi aveva chiesto:
"Sapete perché le alte terre hanno un aspetto così particolare, da queste parti? Sapete che molti tesori sono nascosti nelle grotte sotterranee e che in esse vive una tribù meravigliosa, che ha orrore dei peccati della terra?"
Quando ci avvicinarmi a Khotan, inoltre, gli zoccoli dei nostri cavalli risuonavano a vuoto, come se stessimo cavalcando sopra alle grotte o a delle cavità. La gente della nostra carovana attirò la nostra attenzione su questo fenomeno, dicendo:
"Sentite che stiamo attraversando un passaggio sotterraneo cavo? Chi conosce bene questi passaggi, può servirsene per raggiungere paesi lontani."
Quando vedevamo l'entrata di una grotta, ci dicevano:
"Molto tempo fa, qui viveva un popolo. Ora, costoro si sono rifugiati nell'interno, hanno trovato un passaggio verso un regno sotterraneo. È ben raro che uno di essi ricompaia sulla terra. Questi personaggi vengono nei nostri bazar con una strana moneta antichissima, tanto che nessuno si ricorda neppure più del tempo in cui questa moneta era in uso dalle nostre parti."
Chiesi loro se ci era possibile vedere questa gente, ed essi risposero:
"Sì, se i vostri pensieri sono in armonia con quelli di questo santo popolo, e se sono altrettanto elevati, perché sulla terra vivono soltanto peccatori, e i più puri e coraggiosi passano a qualcosa di meglio."
Grande è la credenza in questo Regno del popolo che vive all'interno della terra. In tutta l'Asia, attraverso vasti deserti, dal Pacifico agli Urali, potete ascoltare le stesse leggende di un popolo santo, scomparso. E anche più lontano, al di là degli Urali, l'eco di questa stessa storia vi raggiungerà. Spesso si sente parlare di tribù all'interno della terra: a volte si dice che un popolo sacro e invisibile viva dietro una montagna, a volte gas velenosi o rigeneranti si spandono sulla terra, per proteggere qualcuno; a volte si sente dire che le sabbie dei grandi deserti si spostano e, per un attimo, lasciano vedere i tesori negli ingressi dei regni sotterranei. Ma nessuno oserebbe toccarli. Sentirete dire che nelle rocce, nelle catene montuose più deserte, si possono vedere le aperture che portano a questi passaggi sotterranei, e che, un tempo, belle principesse abitavano in questi castelli naturali.
Da lontano si potrebbero scambiare queste aperture per nidi d'aquila, perché tutto ciò che fa parte del popolo sotterraneo è nascosto. Talvolta la Città Santa è sommersa, come nel folclore dei Paesi Bassi e della Svizzera. E questo folclore coincide con vere scoperte nei laghi, e sulle sponde degli oceani e dei mari. In Siberia, Russia, Lituania e Polonia troverete numerose leggende e fiabe sui giganti che vivevano un tempo vivevano in questi paesi ma che, in seguito, non amando i nuovi usi e costumi scomparvero. In queste leggende si possono riconoscere le basi tipiche degli antichi clan: i giganti sono fratelli, e molto spesso le sorelle dei giganti vivono su altre rive dei laghi o dall'altra parte delle montagne; molto spesso essi non desiderano abbandonare il luogo, ma un evento speciale li spinge lontano dalla dimora. Gli uccelli e gli animali sono sempre accanto a questi giganti, e come testimoni li seguono e annunciano la partenza.
Tra le storie delle città sommerse, quella della città di Kerjenetz, nella regione di Ninji Novgorod,, è davvero magnifica: questa leggenda ha una tale influenza sulla gente che anche ora, una volta all'anno, molti credenti si raccolgono in processione attorno al lago in cui la città santa fu sommersa. È toccante vedere quanto siano vitali le leggende, vitali quanto i fuochi di bivacco e le torce della stessa processione che echeggia dei santi canti dedicati alla città. Poi, in assoluto silenzio, la gente attende intorno al fuoco di bivacco, e ascolta le campane a festa di chiese invisibili.
Questa processione ricorda la festa sacra del lago Manasarowar nell'Himalaia. La leggenda russa di Kerjenetz risale al periodo del dominio tartaro: sai racconta che quando le orde mongole vittoriose si avvicinarono, l'antica città di Kerjenetz fosse incapace di difendersi; allora tutto il santo popolo di questa città si recò al tempio e pregò per la salvezza. Davanti agli occhi stessi degli impietosi conquistatori, la città sprofondò solennemente nel lago che da allora è considerato sacro. Anche se la città si riferisce all'epoca del giogo tartaro, è possibile distinguere in essa basi molto più antiche, e le tracce dei tipici effetti delle migrazioni.. Questa leggenda non soltanto diede luogo a numerose varianti, ma ispirò anche numerosi compositori e artisti moderni., Tutti si ricordano dalla bella opera di Rimsky-Korsakoff "La città di Kitege".
Gli innumerevoli "kurgan" delle steppe meridionali sono circondati da molte storie che parlano dell'apparizione di un guerriero conosciuto di cui nessuno conserva la provenienza. I monti Carpazi, in Ungheria, conservano storie simili di sconosciute tribù, guerrieri giganti e città misteriose.
Se, liberi da pregiudizi, segnerete con pazienza su un mappamondi tutte le leggende e i racconti di questo tipo, sarete sorpresi del risultato. Quando raccogliete tutte le storie di tribù perdute e che vivono all'interno della Terra, non ottenete forse la mappa completa delle grandi migrazioni? Un vecchio missionario cattolico, un giorno ci disse casualmente che il luogo dove sorge Lhassa era un tempo chiamato Gotha. Nella regione transhimalaiana, a un altitudine tra i quindicimila e i sedicimila piedi, abbiamo trovato parecchi gruppi di menhir. Nessuno sa di questi menhir in Tibet. Una volta, dopo un intero giorno di viaggio attraverso le nude colline e le rocce transhimalaiane, vedemmo di lontano le nere tende che erano state preparate per accogliere il nostro accampamento. Contemporaneamente notammo, non lontano e nella stessa direzione, quelle lunghe pietre che sono così significative per qualsiasi archeologo. Anche da lontano potevamo distinguere la forma particolare di quella costrizione.
"Cosa sono quelle pietre, su quel pendio?", chiedemmo alla nostra guida tibetana.
"Oh - rispose - sono dei 'doring', delle pietre lunghe: è un antico luogo sacro. È molto utile mettere del grasso in cima alle pietre, così le deità locali aiutano i viaggiatori."
"Chi mise qui queste pietre?"
"Nessuno lo sa. Ma, dai tempi antichi, questo distretto si è sempre chiamato Doring, 'le pietre lunghe'. La gente dice che, molto tempo fa, da qui passò un popolo sconosciuto."
Sui rilievi transhimalaiani abbiamo visto distintamente lunghe file di pietre verticali. Questi viali terminavamo in cerchio con tre altre pietre nel centro.»

In effetti, da tempi immemorabili si vocifera di una rete di gallerie sotterranee che percorrerebbero in lungo e in largo i deserti dell'Asia Centrale; così come di un regno sotterraneo, Agharti o Agharta, nella cui capitale, Shambala, vivrebbe un misterioso popolo sottomesso a un monarca sovrumano, il Re del Mondo (di cui parla anche René Guénon in "Roi du Monde" (2)). A detta di Ossendowski, quando la natura tace improvvisamente e un fremito inspiegabile percorre le piante e gli animali, i Mongoli si prostrano a terra, perché sanno che il Re del Mondo, in quel momento, sta rivolgendo i suoi pensieri alla terra e sta pregando per alleviare le sofferenze e le ingiustizie che martoriano gli esseri umani.
Anche i racconti di popoli misteriosamente scomparsi sono antichi e relativamente numerosi, come ha osservato, giustamente, lo stesso Roerich; così come i numerosi "menhir", disposti talvolta in lunghe file, come quelli di Carnac, in Francia, continuano a sfidare la scienza, che non è stata in grado di dirci quasi nulla su di essi (quelli europei sono molto meglio conosciuti, ovviamente, ma neppure su di essi, in realtà, è mai stata detta una parola veramente chiarificatrice).
Uno di questi popoli scomparsi nel nulla è quello dei Chazari, di stirpe turca, che tra il VII e il X secolo fondarono un impero fra le rive del Mar Nero e quelle del Mar Caspio, e che si erano stranamente convertiti al giudaismo intorno al secolo VIII; per poi scomparire dalla scena della storia, lasciando dietro di sé mille interrogativi.
Un altro popolo ancora più enigmatico è quello degli Hsing Nu, dei quali pochissimo sappiamo tuttora, se non che praticavano una curiosa forma di religione astrale, per cui sono stati definiti "adoratori delle stelle".
Di loro, e del mistero che li avvolge e che avvolge specialmente la loro fine, ha parlato - tra gli altri - anche il pioniere dell'archeologia spaziale in Italia, Peter Kolosimo, in uno dei suoi libri più famosi e intriganti, "Terra senza tempo" (3), nei seguenti termini:

«Gli Hsinhg Nu non erano certo contraddistinti da un alto livello civile, ma, per molti versi, le testimonianze indirettamente pervenuteci sui loro monumenti c'indurrebbero a pensare il contrario: ci troviamo di fronte, insomma, ad uno dei tanti inspiegabili contrasti propri alle antiche culture.
Gli Hsing Nu abitavano una regione del Tibet settentrionale, a sud della grandiosa catena del Kun Lun, una zona ora desertica, in gran parte inesplorata. Non erano d'origine cinese: si pensa fossero arrivati laggiù dalla Persia o dalla Siria; i rinvenimenti effettuati, infatti, ci riportano ad Ugarit e, in particolare, alle raffigurazioni del dio Baal, dal lungo elmo conico e dal corpo ricoperto d'argento.
Quando, nel 1725, l'esploratore francese padre Duparc scoprì le rovine della capitale degli Hsing Nu, quel popolo, annientato dai Cinesi, apparteneva già da secoli alla leggenda. Il monaco poté ammirare i ruderi d'una costruzione nel cui interno s'ergevano più di mille monoliti che dovevano un tempo essere rivestiti con lamine d'argento (qualcuna, dimenticata, dai predatori, era ancora visibile), una piramide a tre piani, la base d'una torre di porcellana azzurra ed il palazzo reale, i seggi del quale erano sormontati dalle immagini del Sole e della Luna. Duparc vide ancora la "pietra lunare", un masso d'un bianco irreale, circondata da bassorilievi raffiguranti animali e fiori sconosciuti.
Nel 1854 un altro francese, Latour, esplorò la zona, rinvenendo alcune tombe, armi, corazze, vasellame di rame e monili d'oro e d'argento ornati con svastiche e spirali. Le missioni scientifiche che, più tardi, si spinsero laggiù, reperirono soltanto qualche lastra scolpita, avendo la sabbia, nel frattempo, seppellito i resti della grande città. Fu nel 1952 che una spedizione sovietica tentò di portare alla luce almeno una parte dei ruderi. Gli avventurieri della scienza si sottoposero a un lungo, massacrante lavoro, senza poter contare su strumenti adeguati, il cui trasporto in quelle regioni appariva impossibile; purtroppo essi riuscirono soltanto a strappare al deserto l'estremità d'uno strano monolite aguzzo, che sembrava la copia identica di quello della città morta africana di Simbabwe, con alcuni graffiti.
Dai monaci tibetani, però, gli studiosi russi appresero vita, morte e miracoli degli Hsing Nu. Furono loro mostrati antichissimi documenti in cui la piramide a tre piani era descritta sin nei minimi particolari. Dal baso all'alto, le piattaforme avrebbero rappresentato "la Terra Antica, quando gli uomini salirono alle stelle; la terra di Mezzo, quando gli uomini venero dalle stelle; e la Terra Nuova, il mondo delle stelle lontane."
Che cosa significano queste parole sibilline? Vogliono forse dirci che gli uomini raggiunsero chissà quale pianeta in un passato senza ricordo, che tornarono poi al loro globo d'origine e che, alfine, non ebbero più modo di comunicare attraverso lo spazio? Non lo sapremo probabilmente mai, ma i Tibetani pensano che sia in effetti così, affermano che quel popolo cercò nella religione il proseguimento dei viaggi cosmici, cullandosi nella credenza che le anime dei defunti salgano in cielo per trasformarsi in astri.
Interessantissima è la descrizione dell'interno del tempio, che collima in parecchi punti con quella resa da padre Duparc. Su un altare - rivelano le vecchie cronache tibetane - era posta la "pietra portata dalla Luna" ("portata", non "venuta"; non si sarebbe trattato, quindi, d'una meteorite), un frammento di roccia d'un bianco latteo, circondato da magnifici disegni rappresentanti la fauna e la flora della "stella degli dei". E dei monoliti a forma di fusi sottili, rivestiti d'argento. Sono animali e piante d'un pianeta colonizzato da cosmonauti preistorici, monumenti eretti a simboleggiare le loro astronavi?
Prima d'un "cataclisma di fuoco", gli Hsing Nu sarebbero stati civilissimi ed avrebbero coltivato diverse straordinarie scienze, le stesse che sono ancor oggi vive fra i Tibetani: essi sarebbero stati non solo in grado di "parlarsi a distanza", ma addirittura di comunicare con il pensiero attraverso lo spazio. Gli individui sopravvissuti alla catastrofe sarebbero precipitati nella barbarie, non conservando dell'antica grandezza che il ricordo deformati dalla superstizione.»

Leggende, favole, superstizioni?
Forse.
Tuttavia, noi sappiamo che le leggende non nascono mai per caso: si tratta solo di avere l'umiltà e la perseveranza di continuare a scavare intorno ad esse, con mente sgombra da pregiudizi scientisti, per veder riemergere, poco alla volta, il fondo di verità da cui sono nate.
Del resto, se non bisogna commettere l'errore di interpretare simili tradizioni in modo troppo letterale, non si dovrebbe cadere neppure nell'errore opposto: di negare tutto, di attribuire ogni cosa alla sola immaginazione o, tutt'al più, a un racconto allegorico.
Perciò, ritornando alla misteriosa Shambala e al regno sotterraneo di Agharti, bisognerebbe attribuire un fondo di verità sia all'interpretazione letterale, secondo la quale si tratta di un luogo fisico e materialmente raggiungibile; sia a quella esoterica, seconda la quale si tratterebbe di un luogo allegorico, ossia di una dimensione interiore della coscienza.
Che cosa significa, infatti, ciò che le persone interpellate dicevano a Roerich a proposito di quel regno sotterraneo: che il suo ingresso, cioè, è visibile "anche" fisicamente, ma solo a determinate condizioni, prima fra tutte la purezza di cuore e di mente di coloro che vi si accostano?
Ci troviamo in presenza di una dimensione che sta a metà strada fra quella fisica, materiale, e quella spirituale e religiosa; e della quale non potremo mai capire nulla, se non ci sbarazziamo del fardello di un Logos strumentale e calcolante che procede solo in termini oppositivi di vero-falso, giusto-sbagliato, possibile-impossibile.
Molti pensano che Nicholas Roerich si sia spinto nei luoghi più inaccessibili dell'Asia inseguendo proprio il sogno di poter individuare almeno l'accesso alla mitica Shambala; se non, addirittura, di potervi penetrare e di accedere ai suoi antichissimi tesori di sapienza.
Certo, è possibile.
Tutta la sua vita, comunque - anche dopo il ritorno negli Stati Uniti - sta a testimoniare che egli non era affatto un ingenuo sognatore e che aveva ben compreso il nucleo più riposto della saggezza orientale: che non incoraggia certo ad inseguire la conquista della verità con mezzi puramente fisici (ivi compresa la stessa magia, che è pur sempre una forma di manipolazione di forze naturali), ma a spostarsi sempre verso piani di consapevolezza più elevati, più puri e spirituali.

 Fonte: http://www.edicolaweb.net/dimen34s.htm



IL SEGNO DI SHAMBALLA


Anno 1928. "Qualcosa di lucente, vola molto alto. Prendiamo nelle tende tre potenti binocoli e osserviamo l'enorme sferoide che brilla ai raggi del sole, chiaramente visibile sullo sfondo azzurro del cielo, mentre si muove a grande velocità. Un attimo e lo vediamo scomparire dietro la catena di Humboldt dopo un brusco cambio di direzione. L'intero campo segue l'insolita apparizione e i lama bisbigliano: 'Il Segno di Shamballa'..."
È quanto scrive Nicholas Roerich, famoso ricercatore russo, nel suo libro "Cuore dell’Asia". Ancora non si parlava di Dischi Volanti.
Un manoscritto sulla geografia Tibetana indica Shamballa come una regione a Nord del fiume Sita. Secondo la "Guida di Shambhala" scritta dal terzo Panchen Lama Blo-Bzang (1738-1780), il Si-Ta scorre a Nord di un’immensa foresta e non può essere attraversato da un corpo perché quando questo gli si avvicina "diventa come pietra".
Per il gesuita Cabral il regno di Shamballa era posto vicino a quello di Sopo, identificato col territorio dei Tartari.
Shamballa, città di cristallo, capitale del regno di Agartha, o Agarthi, il potente regno nascosto nel sottosuolo di una regione compresa fra il Gobi, il Lop-Nor, il deserto di Takla Makan e quello di Ala-Shan. Sede del Re del Mondo, che parla con gli Dèi, il cui anello d'oro reca una targhetta con inciso l'antico simbolo cosmico: la svastica. Si dice che in Mongolia sia conservato un anello donato a Gengis Kan dal Re del Mondo sul quale si trova incisa proprio una svastica.
L'esploratore Sven Hedin agli inizi del secolo giunse a Sun-Tun-Buluk, luogo delle trecento sorgenti, a Nord del Tibet, fra le montagne dell'Astin-Tagh e Nan-Shan. Seguendo antichi racconti mongoli si diresse verso Ala-Shan, per raggiungere Anambar-Ula, chiamata dai locali "Shan-Ambal", senza mai raggiungerla.
Shamballa il luogo ove vivono gli Dèi, la terra dell'Amenti egizia, quella di Asar nominata nell'Edda scandinava; la Colchide degli Argonauti dove veniva custodito il Vello d'Oro; l'Isola di Avalon dove i Cavalieri della Tavola Rotonda cercarono il Santo Graal; la Shangri-la tibetana; il mondo sotterraneo.
Nel 1871 dalla sagace penna dello scrittore inglese Lord Edward Bulver Lytton nasceva la storia di un popolo che aveva scelto di vivere sottoterra sfruttando una sconosciuta energia psichica chiamata Vril. "La Razza Ventura", questo il titolo del libro, è una storia frutto di fantasia come ebbe a dichiarare lo stesso scrittore, che prende spunto dalle molteplici storie che si narrano da tempo sull'esistenza di un mondo sotterraneo.
Lytton giunge in quel mondo attraverso le gallerie di alcune miniere. Lo accoglie un uomo che tiene in mano una bacchetta di lucente metallo: lo scettro Vril. Lo scettro è descritto come un "bastoncino" metallico, cavo, provvisto nell'impugnatura di numerosi tasti attraverso i quali si dosa l'energia sprigionata. Curiosa coincidenza che le famose statuette della cultura Ubaid, rinvenute nel 1922 da Leonard Wolley a sette chilometri a nord di Ur, indicate come la rappresentazione delle divinità sumere, abbiano fra le mani una bacchetta simile allo scettro descritto da Lytton.
Si tratta del regno dei sopravvissuti ai cataclismi che percossero il mondo e causarono la scomparsa dei continenti, un mondo illuminato dalla luce verde che scaturisce dall'energia Vril.
Quest'ultima viene descritta come una specie di elettromagnetismo presente in natura, che sapientemente controllata e usata dalla mente umana, può influire sul clima, sulle coltivazioni; in pratica un meccanismo capace di orientare e ampliare il potere della mente.
Ricavata, con un procedimento segreto, utilizzando una corrente cosmica di natura magnetica, canalizzata e irradiata per mezzo di una gigantesca antenna chiamata Zed ove converge l’intera energia della Terra.
Quindi il Vril veniva usato per costruire nuove gallerie perforando le solide rocce, a rinvigorire il corpo e prolungarne la vita fisica, a provocare morte e distruzione e di conseguenza ad allontanare lo spettro della guerra, dal momento che non vi sarebbero stati né vinti né vincitori.
Utilizzando gli scettri Vril e strane ali meccaniche, il popolo si sposta attraverso quel mondo volando. Usando quell'energia muovevano navi volanti e altri tipi di veicoli.
Molti i racconti che da tempo circolano su tunnel e gallerie sotto le viscere della terra.
Platone ne parlava nel Crizia, La Bibbia contiene riferimenti nel Libro di Giobbe e Dante ne accennò nella Divina Commedia.
Antonio de Fuentes y Guzman, missionario spagnolo, nel 1869 scrisse che nel Guatemala esistevano gallerie nel sottosuolo, la più lunga misurava circa ben 50 chilometri.
Helena Blavatsky in "La Dottrina Segreta" parla di un misterioso onnipresente personaggio citato nelle leggende orientali che "esercita la sua potestà spirituale sull'intero mondo. Siede sulla soglia di luce, egli vi guarda dentro dall'interno del cerchio di tenebre che non oltrepassa; né abbandonerà il suo posto fino all'ultimo giorno del ciclo della sua vita."
La scrittrice seguendo le indicazioni di un avventuriero italiano incontrato a Lima, effettuò un sopralluogo nei pressi del confine peruviano alla ricerca dell'accesso ad alcuni locali sotterranei ove si dice sia custodito il tesoro Inca. Poté così ammirare una roccia a perpendicolo con impressi dei segni che forniscono l'indicazione per scoprire il segreto ingresso dei sotterranei.
Pieni di mistero i racconti degli Apaches che parlano di gallerie attraverso le quali i loro avi fuggirono dai nemici e si rifugiarono nell'America Meridionale. Percorrendole si arriverebbe a Tiahuanaco in un viaggio lungo alcuni anni. Gallerie scavate "da esseri vicini alle stelle usando raggi che disgregano le rocce".
Secondo la scrittrice nei sotterranei a Cuzco ritrovò un sepolcro, una camera con due porte formate da lastroni che si spostano su perni e cardini opportunamente celati. Una serie di tunnel che si snodano sottoterra coprendo enormi distanze: seicento chilometri da Cuzco a Lima, mille quattrocento circa fino alla Bolivia. La rete piega successivamente verso la cordigliera e va a perdersi nel deserto di Atacama, un tempo fertile pianura e quindi i locali sotterranei proseguiranno oltre.
Ai lettori che non credono Madame Blavatsky accenna all'esistenza di una mappa conservata nella sede della Società Teosofica di Madras in India. Una carta ove sono segnalate con precisione le gallerie, il sepolcro, la camera del tesoro e le porte segrete.
Ma senza la collaborazione dei governi, per cercare di ridurre i numerosi ostacoli, primo quello del ricambio di aria nelle gallerie chiuse da secoli, oltre a quello reale dei banditi, sarebbe impossibile accedere alla camera del tesoro di Arica.
Al confine fra Perù e Bolivia tre picchi delle Ande formano un triangolo, in uno di questi monti esiste l'accesso segreto ai tunnel che dirigono verso nord; celato e protetto da uno dei lastroni menzionati prima. Impossibile trovarlo perché la chiusura è talmente precisa che si camuffa con le pietre della montagna; inutile qualsiasi tentativo per accedere al tesoro.
È la nota "Strada degli Inca", la più famosa galleria del Sud America a sud di Lima, che traversa Cuczo, Tiahuanaco e prosegue fino al deserto di Atacama.
Un vecchio quechua, che aveva visitato il tunnel, le disse che la zona era infestata da banditi e contrabbandieri, e solo perché aveva con loro buoni rapporti fu in grado di raggiungere i parenti a Santa Cruz di Quiché, passando dai sotterranei che conducono ad una misteriosa città situata sotto la Cordigliera. Qualunque bianco che vi metta piede sarà ucciso, disse il vecchio alla scrittrice.
Anche John Lloyd Stephens, avvocato che amava viaggiare alla ricerca delle vestigia Maya, cita la stessa galleria nel suo libro. Proprio a Santa Cruz del Quichè un prete gli parlò di una città sperduta al di là della vetta della Sierra, in una grande pianura, conosciuta dagli indios, ove viveva una razza straniera, sfuggita all'invasione spagnola rifugiandosi nella parte sotterranea della città.
Stephens riuscì a rinnovare l'interesse per il mondo sotterraneo tanto da spingere alcuni studiosi ad entrare in una galleria vicino a Santa Caterina. A grande profondità trovarono una città. Di questa città parlarono anche due proprietari terrieri del luogo che affermarono di aver camminato per tre giorni nei tunnel prima di trovare la metropoli illuminata e popolata. In questa regione si parla di una razza che vive sottoterra e di veicoli volanti che alcuni ritengono siano quei dischi volanti che appaiono nei nostri cieli.
Un gigantesco sistema di gallerie di sezione rettangolare o quadrata che presentano un soffitto rivestito con uno strato vetroso, pareti che sembrano smaltate, sicuramente opera dell'uomo, è stato visitato anche da Däniken nel triangolo compreso fra S.Antonio, Yaupi e Gualquiza, nella zona del Rio Santiago. Risalirebbero a migliaia di anni prima dell'avvento dell'impero Inca, ma ben conosciute da quel popolo.
Si stendono per migliaia di chilometri sotto il Perù e l'Equador. Al suo interno sembra sia difficile l'orientamento, anche la bussola non funziona, gira in continuazione. Däniken parla di schermature metalliche o sconosciute radiazioni, ma non riporta dati di eventuali misurazioni a riguardo. Vi sono molte ossa coperte di polvere dorata.
In una sala enorme, di centodieci metri per centotrenta, è stato rinvenuto un tavolo con sette "cubi" facenti le funzioni di sedie, tutti completamente d'oro. Su di essi vi sono raffigurati diversi animali: orsi scimmie, bisonti, elefanti, coccodrilli, cammelli, giaguari, serpenti, lupi, lumache, granchi.
Nella sala sono stati rinvenuti fogli d'oro poco più di un millimetro di spessore, tutti con incisioni.
Molti reperti si possono osservare nella raccolta di Padre Crespi a Cuenca, conosciuta anche come "museo dell’oro", ove spiccano un modello di velivolo dal muso uguale ai B52 americani e il "dio delle stelle" rappresentato con quattro dita alle mani e piedi. Lo scrittore ne segnala migliaia.
Sembra che gli oggetti ritrovati possano essere datati dal 90.000 al 40.000 a.C. Quello che vi sarebbe inciso è a dir poco scioccante, ma le autorità del luogo non hanno nessun interesse a prelevare e custodire il tutto.
Ferdinand Hossendowsky, geologo ed esploratore russo, scrive nel suo "Bestie, uomini e dei", pubblicato nel 1923: "Più di sessantamila anni fa un Santo scomparve nel sottosuolo con un'intera tribù e non riapparve mai più. Nessuno sa dove si trovi questo luogo. Il popolo sotterraneo ha raggiunto le vette della conoscenza. Oggi è un grande regno popolato da milioni di uomini, e il Re del Mondo è il loro sovrano. Egli conosce tutte le forze della natura, legge in tutte le anime umane e nel gran libro del loro destino. Egli governa non visto ottocento milioni di uomini sulla superficie della terra ed essi eseguono ogni suo ordine Questo regno è chiamato Agharti. Si sviluppa attraverso una rete planetaria di gallerie sotterranee. Ho udito un lama in Cina riferire che tutte le caverne d’America sono abitate dall'antico popolo scomparso nel sottosuolo. Nella cavità del sottosuolo esiste una luce particolare che provoca la crescita di vegetali e dona una lunga vita."
Secondo Roerich "Come un diamante risplende la luce sulla Torre di Shamballa. Lì risiede, il re del Mondo infaticabile, sempre vigile per il bene dell'umanità. E la potenza del suo pensiero penetra anche nelle terre più lontane. La sua luce potentissima può annientare ogni tenebra. La gente di Shamballa a volte emerge nel nostro mondo."
Storie, teorie e ipotesi semplicistiche per spiegare arcani misteri, a volte collegati fra loro; miti e leggende di antichi popoli e terre scomparse.
Storie alle quali Adolf Hitler credeva fermamente tanto da sguinzagliare agenti e archeologi alla ricerca del mondo di Agarthi. Circondato da persone dedite all'occultismo e a pratiche esoteriche che lo persuasero a ricercare negli antichi reperti l'occulto potere necessario per la conquista del mondo.
Dietro suggerimento dell'occultista Krohn scelse la svastica come emblema del partito, invertendo la direzione delle braccia e trasformandola in un simbolo negativo.
Conquistata l'Austria s'impadronì della lancia che aveva trafitto il costato di Cristo custodita a Vienna e la nascose in un posto segreto a Norimberga.
Jacques Bergier, nel suo libro "Il Mattino dei Maghi", sostiene che Hitler ordinò molte spedizioni alla ricerca dell'Agarthi e del Santo Graal. Il fatto non è provato, ma è certo che i russi trovarono nella Berlino conquistata, i corpi di molti tibetani con indosso la divisa tedesca. Un mistero rimasto insoluto.
Si dice che fosse un potente mago, un invasato, un praticante dell'occulto; si racconta perfino che fosse in contatto con extraterrestri, perché affermò di aver visto la nuova razza; una razza potente di cui lui stesso ebbe paura, e perché Dietrich Eckardt, poeta e giornalista, educatore spirituale dello statista, affermò che aveva fornito al capo nazista i mezzi per comunicare con "loro". Quale oscuro significato si cela dietro alla parola "loro"? Chi?
Fantasie di narratori o storie con qualche fondamento? Alcuni particolari descritti nell'illustrare le vicende si ritrovano nei casi di abduction, e appare singolare la soppressione di astrologi e sensitivi che non lavoravano per lui.
Solo nel 1965 venne reso noto che durante la guerra, esattamente nel 1944, tale Antonin Horak, esperto speleologo al comando di un gruppo di partigiani cecoslovacchi, aveva casualmente scoperto, vicino a Lubocna, a 49° 2’ nord, 20° 7' est, una lunga galleria, che in un tratto apparì come di solido cemento. Non riuscì a prelevare nessun campione da quelle pareti lisce e levigate, sulle quali rimbalzavano i proiettili. Da quanto risulta nessuno ha ancora esplorato il tunnel.
Robert Charroux scrisse nel 1969: "Le dottrine teosofiche insegnano che i Signori di Venere fondarono la Grande Loggia dell'Iniziazione non appena ebbero raggiunto la Terra; la loro attuale dimora è chiamata simbolicamente con l'antico nome di Shamballa. La leggenda del Regno Sotterraneo dove sono custoditi gli archivi segreti del mondo e dove vivono i Maestri è una gloriosa realtà."
Il nostro pianeta è percorso da numerosi tunnel, moltissimi dei quali comunicanti fra loro, la cui costruzione si attribuisce alla razza dei giganti che si dice popolasse la terra prima di noi. Quei giganti che istruirono i primi uomini; classificati dalla dottrina esoterica come la terza razza.
Il più importante complesso sotterraneo americano è rappresentato dalle caverne del Loltun. Al suo interno statue gigantesche scolpite su stalagmiti e stalattiti in un epoca molto remota da coloro che vengono indicati dai maya come i "Puuc". Vi sono rappresentati uomini altissimi con la barba; la più alta misura tre metri e sembra provvista di ali. In ogni caso è senza dubbio la raffigurazione di un gigante che ricorda la figura di Viracocha.
Esistono gallerie che collegano le isole dell'arcipelago Hawaiano; altre se ne contano in California e Virginia, in Asia, Oceania e Svezia, in Cecoslovacchia nelle Baleari e a Malta.
Una galleria unisce la Spagna con il Marocco, è stata esplorata solo per cinquanta chilometri. Sono tutti concordi nell'asserire che le scimmie di Gibilterra siano giunte dal Marocco proprio attraverso questo passaggio.
Racconti classificabili "ai confini dell'impossibile", descrivono l'esistenza di gallerie che mettono in comunicazione vari punti del globo lontanissimi fra loro. Per qualcuno sono state costruite senza disporre di strumenti elettronici di misurazione, o ultrasuoni.
Sembra siano stati trovati sul pianoro di Roosevelt fra Amazzonia e il Mato Grosso, giganteschi dischi di pietra su cui sono incisi simboli indecifrabili e alcuni caratteri cuneiformi. Si ritengono calcolatori astronomici, ma richiamano alla mente i dischi descritti da Zacharia Sitchin nei suoi libri.
Vi sarebbero incise le regole e le coordinate per effettuare un atterraggio, quello delle navi provenienti dal pianeta Nibiru.
Nella zona di Kabul, regione di Bamiam sorgeva una città al centro di una valle circondata da gallerie e sorvegliata da cinque statue di diverse misure, rispettivamente di 54 metri la prima, 38 metri la seconda, 18 metri la terza, 4 metri la quarta e due metri la quinta. Le origini risalirebbero a tempi antichissimi e si accomunano facilmente alle cinque razze di cui si parla in molte saghe religiose, si dice che esse raffigurino le misure di coloro che hanno abitato la terra dai giganti fino a noi.
Quando i sovietici s'interessarono al "pozzo senza fondo" dell'Azerbaigian, scoprirono un labirinto di gallerie corrispondenti a quelle della regione caucasica, con graffiti rappresentanti la svastica, la spirale e il segno dell'infinito. Molti tunnel tracciati nell'interno delle montagne non poterono essere esplorati perché interrotti da frane. Fu rinvenuta una vastissima piazza dentro una caverna alta più di venti metri, scavata da esseri intelligenti. I tibetani le attribuiscono ad un antico ignoto popolo scampato ad un immane cataclisma oltre dodicimila anni fa. Alcuni ricercatori le associano al mito di Shamballa.
A Malta le gallerie sono percorse da rotaie larghe 10 o 15 centimetri il cui scopo è sconosciuto. Passano sotto le tombe fenice e sono a tre livelli. La loro origine è antichissima e probabilmente collegavano l'isola con quelle vicine, forse anche all'Italia e all'Africa. Lo si può dedurre perché spariscono nel mare o si fermano sull'orlo di precipizi in direzione di quei continenti.
I denti umani rinvenuti a La Valletta indicano che più di diecimila anni fa l'uomo popolava Malta; ma resta un mistero la mancanza di scheletri risalenti all'epoca delle grandi costruzioni.
Nel santuario di Manaidra, edificato con massi ciclopici, si sono trovati cumuli di vasi neolitici. Ivan Lissner scrive che sembrano il gioco distrutto di un gigante.
Nell'isola di Gozo, classificata come sorella di Malta, sono stati trasportati massi e lastroni da molti chilometri di distanza per edificare i templi, dei quali restano solo le rovine note come "la Gigantea". Pietre alte più di cinque metri, lunghe otto, larghe quattro.
Anche le rovine di Hajar Kim sono composte da pietre colossali: colonne di cinque metri, tavole lunghe sette. Trasportarle da un punto ad un'altro sarebbe tuttora difficile.
In base al materiale rinvenuto inoltre si può asserire che i costruttori di quelle gigantesche opere erano anche esperti navigatori. L'ossidiana, la giada, non esistono a Malta, e furono importate con l'avorio. Da annotare che sull'isola non è stato ritrovato nessun attrezzo metallico.
Grotte e sotterranei artificiali, sui quali è stato posto un "off limits", percorrono il Perù.
Anni fa, nella zona di Tacna, in seguito a segnalazioni di strani avvistamenti, furono scoperte dal Centro Spedizioni Andine, due estesissime piattaforme di fronte ad un vulcano. Sono poste a 3.200 metri di altitudine, misurano 70 metri quadrati, formati da 270 blocchi di lava uniti fra loro, ove si possono notare alcuni segni neri che si ipotizza siano tracce lasciate dalle fiamme di veicoli spaziali. Si ricollegano a quelle scoperte sul monte Har Harkom nel Sinai.
Le leggende Andine narrano di un tunnel che da Descadezado Grande porterebbe al confine tra Perù e Cile, vicino al lago Titicaca. Secondo Simone Waisbard altre gallerie collegherebbero questo lago a Cuzco. Non vi sono state né smentite, né conferme da parte degli archeologi peruviani.
Si dice che la porta del sole nasconda l'ingresso di un gigantesco tunnel. Dal Lago Titicaca si aprono numerose gallerie che si estendono per tutta la regione e contengono ampie sale costruite artificialmente. Gargilaso della Vega dichiarò di averne esplorate alcune. Secondo le leggende indigene del luogo, vi si nascondeva un enorme serpente d'oro in grado di "salire al cielo". Era il serpente Amaru, che segna, sul loro calendario, l'inizio dell'anno e coincide con l'apparizione delle Pleiadi.
Storie che si perdono nel tempo trasformandosi e distorcendosi, che non facilitano la ricerca delle tracce di quella civiltà precedente alla nostra, chiamata oramai da tutti la "Prima", della quale siamo, o il frutto, o i sopravvissuti.
Certo il lago Titicaca è ancora il perno di varie leggende. Qui il dio Virachoca avrebbe lavorato alla creazione di una razza perfetta fallendo per ben quattro volte.
Queste le leggende, ma sul lago c'è ben altro.
L'imperatore Atahualpa mostrò a Pizzarro "l'impronta lasciata dal Sole quando prese lo slancio per salire in cielo". In quel punto vi è infatti una grande bruciatura sulla pietra, descritta dagli spagnoli nella loro relazione.
Un collegamento con le impronte di Tacna? Alla storia di Gargilaso della Vega e il suo serpente d'oro?
Lo scrittore Mc Carthy riferisce che le gallerie rappresenterebbero costellazioni, lo avrebbe dedotto dalle letture degli scritti di Cieza de Leon, sacerdote soldato, insigne cronista spagnolo.
Alcide D'Orbigny disse che ovunque si notavano bocche sotterranee e l'austriaco Tschudi esplorò tunnel che si estendevano in tutta la regione formando grandi sale costruite con cura.
A chi si chiede come mai non esistano resti di prodotti tecnologici avanzati, residui di lavorazioni di metalli come il ferro e acciaio, dobbiamo far notare che il numero di anni trascorsi, più di dodicimila, sarebbe oltremodo sufficiente a cancellare ogni traccia della nostra presenza e dei nostri prodotti tecnologici, su questo pianeta. Basti pensare che solo dopo cinquanta anni gli agenti atmosferici, la ruggine e altri agenti corrosivi, sommati all'abbassamento naturale del terreno, sono sufficienti a cancellare più del 50-60% dei prodotti metallici da noi usati oggi.
I nostri mattoni non avrebbero certamente resistito come lo hanno fatto le costruzioni megalitiche delle antiche civiltà, fino ai nostri giorni. Solo quelle pietre ci raccontano storie spesso incredibili.
Nel deserto di Gobi fra le rovine della città di Khara Khoto l'archeologo russo Koslow, rinvenne una pittura, databile a diciottomila anni prima, che ritraeva due giovani con uno stemma formato da un cerchio diviso in quattro parti, con al centro una grande "M"; la lettera greca "MU".
Nel 1868 Churchward studiò strani bassorilievi attribuiti da un monaco suo amico a due "Naacals" giunti da "Mu" a portare la saggezza. Nei sotterranei del monastero ne furono rinvenuti altri e sembra che, decifrandoli, Churchward leggesse la storia della creazione della Terra e dell'uomo.
Si racconta che la più grande colonia di MU fosse stata Uighur (Manciuria), circa diciannovemila anni fa l'Asia e l'Europa meridionale erano sotto il suo dominio. Secondo Churchward la città di Khara Khoto scoperta dal russo Koslov, sarebbe in effetti Uighur. Situata vicino a Cekè, a sud del Gashun Noor, tra due deserti, quello di Gobi e quello di Ala Shan, Khara Khoto avrebbe più di cinquemila anni. Sotto il primo strato sono emersi resti databili fra i dodicimila e i ventimila anni.
Nicholas Roerick, studioso di scienze orientali, parlò di gallerie che univano colossali città costruite sottoterra da esseri venuti dalle stelle.
Luoghi che racchiudevano i segreti dell'Universo che saranno svelati all'uomo solo quando sarà l'epoca di Maitreya, Il Signore della Nuova Era, portatore dell'ordine cosmico, le cui leggi hanno origine dagli altri mondi del cielo.
Molte le storie che parlano dei due continenti scomparsi sotto gli oceani, i cui abitanti si rifugiarono del mondo sotterraneo dell'Agarthi. Harold Wilkins riferisce di un mare interno dell'Asia Centrale che si era prosciugato formando il deserto di Gobi. In quel luogo era sorta una magnifica isola abitata "da uomini scesi dalla stella bianca".
Le leggende indiane e tibetane identificano la stella con Venere. Secondo il libro di Dzyan un "vascello del cielo venusiano" sarebbe atterrato sull'isola nell'anno 18.617.841 a.C. Un calcolo inesatto fatto su alcune discutibili tavole braminiche. Resta il fatto che da quel luogo avrebbe colonizzato l'intero pianeta civilizzandolo.
All'isola si giungeva attraverso gallerie sottomarine che la collegavano alla terra ferma. Ancora oggi fra le rovine si aprono ingressi di gallerie esplorate solo in parte.
L'esploratore Henrich Harrer scrive, in un suo libro, che tutto è narrato in una colossale raccolta di scritture religiose di 108 volumi, con 225 libri di commentari; scritte, nella lingua degli Dèi, da esseri provenienti da altri pianeti (Ruote) detti Dhyani. Ne parlò Madame Blavatsky affermando che ogni volume peserebbe circa più di venti chilogrammi.
I libri depositari di tutti i segreti e delle scienze; sono custoditi in luoghi elevati, avvolti in panni di seta sacri.
Il ricercatore Valentino Compassi ci ha raccontato di averne potuto ammirare uno, di grande mole, portato e sfogliato con l'aiuto di altre persone, con un titolo a lettere d'oro; in pratica conferma ciò che fu dichiarato da Peissel Michel nel 1937; un libro di 130 centimetri, avvolto nella seta, copia di un originale, con sulla coperta barre di dieci centimetri d'oro a formarne il titolo, con pagine in fogli d'oro, e altre nere con caratteri scritti in oro.
L'esploratore Ivan Lissner descrisse una via delle seta sotterranea, con entrata nel Turkestan, oltre il passo di Terek.
Passando da Khotan, si arrivava a Tun-Huang e a Sian-fu. Una via misteriosa percorsa dalle leggende, ove sarebbe sepolto Pan Chao, un guerriero cinese che scoccò le sue frecce contro i nove soli apparsi nel cielo. Giace accanto all'uomo di giada che poteva camminare nel cielo, e scatenava fulmini verdi.
Le sabbie del Takla Makan avvolgono quasi sempre la zona di Kashgar, nascondendo agli occhi degli uomini i "demoni del cielo" che dimorano in quel luogo.
A sedici chilometri da Tun-Huang le grotte dei mille Buddha; simili alle caverne di Yun-Kan, di Lung Men a Loyang e di Lou Lan.
Si dice che le grotte di Tun-Huang siano state scavate millenni orsono, e siano uno dei tanti ingressi per arrivare nell'Agharti e nel regno di Shamballa.
I manoscritti e i dipinti su seta si trovano nella Biblioteca Nazionale e al Louvre di Parigi, in parte al Museo Britannico. Molti irrecuperabili, ma sembra siano state trovate carte celesti e geografiche con terre oggi scomparse.
Nella grotta che porta il numero 58 si può ammirare un grande Buddha addormentato intorno al quale si affollano tanti individui; vi si possono riconoscere vari rappresentanti delle razze umane compresi gli Indiani Americani e stirpi sconosciute.
Il Kurdistan è un altro luogo ove si possono visitare ambienti sotterranei.
Fra il 1948 e il 1955 furono condotti alcuni scavi dal professor Robert Braidwood che riportarono alla luce il villaggio di Chemchemal, situato su di un labirinto di sei livelli.
Nel 1964 fu rilevato un sito sotto terra a Kaymakli, parzialmente inesplorato, composto da più piani comunicanti con rampe di scale, corridoi, pozzi di aerazione, tutti scavati nella pietra vulcanica.
La città sotterranea più grande della zona si trova a Derinkuyu, scoperta nel 1963, copre un aerea di sei chilometri quadrati, su diciotto livelli, di cui solo otto esplorati. Nei primi tre piani potevano vivere ben diecimila persone. È collegata con Kaymakli distante otto chilometri.
Questi sotterranei non sembrano certamente essere opera dei cristiani che volevano sfuggire agli arabi, come ufficialmente è stato dichiarato; la loro datazione risale al 9500 a.C..
Shamballa può essere ovunque, qualche anno fa nella foresta amazzonica è stata rinvenuta una città antichissima.
Secondo quanto asserito da Brugger nel libro "La cronaca di Akakor" esisterebbero tredici città sotterranee collegate fra loro da tunnel dove l'aria passa attraverso lunghi condotti e illuminati da specchi che riflettono la luce solare. Tredici città come i teschi di cristallo.
Erano i luoghi dove dimoravano gli Dèi giunti 15.000 anni fa, con le loro navi lucenti come l’oro; ambienti lasciati in eredità agli umani.
Mirella Rostaing ha scritto di aver saputo da un indio dell’esistenza di un passaggio segreto conosciuto come "Tampu Tocco", attraverso il quale si accede ai mondi esistenti nelle viscere della terra. Nelle grotte che si trovano sui monti della regione si troverebbe il passaggio che condurrebbe nelle valli sacre.
Tunnel sono segnalati in Alaska sotto lo stretto di Bering, in prossimità della catena dei monti Chersky, gallerie recentemente scoperte e non completamente esplorate; lunghi tratti sotto la Mongolia e in Azerbaijan dove, secondo Kolosimo, studiosi russi scoprirono gallerie collegate con altre in Georgia e nel Caucaso. Vi sono sotterranei che continuano sotto il fondo dell'oceano; gallerie e città sotto la catena dell'Himalaya, sotto i monti dell'India.; perfino in Nigeria si parla di un tunnel che arriva fino all'Atlantico.
Non vi sono sepolti fiabeschi tesori ma, a volte, vi si trovano reperti talmente remoti che avvalorano il passaggio di una precedente civilizzazione; come il teschio appartenente al terziario trovato in California a quaranta metri di profondità in una miniera nascosta dalla lava e la strada sepolta sotto sei metri di sabbia desertica di cui Harold Wilkins riporta notizia.
La cosa più stupefacente riguardo a un mondo nascosto, o parallelo, giunge attraverso le vicende di un esploratore della Marina Militare Americana, l’ammiraglio Richard Byrd in seguito ad una serie di esplorazioni polari. "Volevo vedere questa Terra oltre il polo Nord. - dichiarò - Questa area oltre il polo è il centro del grande Sconosciuto".
Nel 1947 l'ammiraglio compì un volo esplorativo al Polo Nord e nel 1956 un altro al Polo Sud. Si verificarono due eventi proprio incredibili perché sembra che, per ben due volte, abbia percorso molti chilometri oltre i poli, sia al nord che al sud. All'epoca attraverso un comunicato radiofonico venne annunciato che membri della spedizione degli Stati Uniti erano penetrati per 2300 miglia in una terra oltre il Polo Sud. Byrd dichiarò di aver puntato la rotta sul polo magnetico e di ritrovarsi ad osservare un repentino cambiamento delle condizioni climatiche e una mutazione generale della flora e della fauna. Per svariati chilometri sorvolò un territorio tropicale con laghi, montagne, alberi, effettuando una radiocronaca diretta dell'esplorazione. Parlò di una verde vallata fra i ghiacci, con mammut che pascolavano; di due Dischi volanti che lo costrinsero ad atterrare scortandolo in una città di cristallo. Fu portato in un mondo sotterraneo e condotto al cospetto del capo di quel popolo, gli fu detto che si trovava nel mondo degli Ariani. Sull'accaduto fu steso un fitto velo di segretezza. Le eventuali aperture ai poli possono dare credito a ipotesi di porte dimensionali. L’ammiraglio Byrd morì poco dopo la seconda esplorazione al polo Sud portandosi il segreto nella tomba.
Unica prova a conferma di un eventuale passaggio dimensionale al Polo, una misteriosa foto, scattata dal satellite "ESSA 7" il 23 novembre 1968, ove sarebbe chiaramente visibile una porta dimensionale, attraverso la quale si accederebbe al mondo descritto da Byrd, in quanto, secondo le dichiarazioni di alcuni ricercatori, si osserverebbe un Polo Nord privo di nevi, nuvole e con un foro al centro.
Già durante la guerra si erano segnalati strani fenomeni noti col nome di "sfere di fuoco". Di lì a poco si cominciò a parlare di UFO, e di conseguenza la storia riguardante un civiltà nascosta all'interno della terra fu abbinata ai dischi volanti.
In pratica questi ultimi verrebbero dal mondo sotterraneo, mezzi di locomozione adoperati all'interno dei tunnel, ogni tanto affiorerebbero in superficie apparendo nei nostri cieli. Una spiegazione semplicistica del fenomeno, forse la risposta più plausibile.
Il sottosuolo nasconde una civiltà avanzata, meglio organizzata economicamente, socialmente, culturalmente, che può aver sviluppato mezzi di trasporto più sofisticati per collegare le numerose città popolate da milioni di abitanti e, di conseguenza, aver costruito quelle macchine volanti chiamate "Vimana", mosse da quella energia ottenuta direttamente dall'atmosfera.
Questo il pensiero di O. C. Huguenin espresso nel suo libro "Dal Mondo Sotterraneo al Cielo: Dischi Volanti", condiviso da molti altri.
Brinsley Le Poer Trench, uno dei massimi esperti del settore, era favorevole all'ipotesi che i dischi volanti provenissero dal mondo interno.
Secondo Ray Palmer un'enorme quantità di prove indica che vi è un luogo sconosciuto di enormi dimensioni sotto la superficie da dove, forse, provengono i dischi volanti.
Raymond Bernard nel suo "Il Mondo Sotterraneo", del 1960, fornisce una spiegazione alla tragica scomparsa del capitano Mantell mentre inseguiva un disco volante. "La razza padroneggia una forma di energia superiore, chiamata 'Vril' da Bulwer Lytton, che aziona i loro velivoli; essi se ne servono a fini distruttivi solo per autodifesa".
Negli scritti di Hossendowsky si legge: "...la gente di Agarthi, in veicoli misteriosi e sconosciuti, sfreccia all'interno degli angusti passaggi all'interno del nostro pianeta".
Stando alle informazioni fornite dal comandante Paulo Strauss "il mondo sotterraneo è molto esteso, occupa un'enorme cavità nel cuore della Terra, in grado di contenere città e campi, dove vivono esseri umani e animali, il cui aspetto fisico è simile a quelli della superficie".
Fantasie e strumentalizzazioni settarie che predicono future catastrofi a devastare il pianeta e estinguere l'intera umanità, conseguenza dei gravi squilibri causati dall'uomo nell'ecosistema terrestre; ma forse anche coperture di verità scomode, o di segreti che devono rimanere tali.
Nel 1935 un tale di nome George White, lavorando in una miniera abbandonata nella Valle della Morte in California, si ritrovò in una sconfinata necropoli sotterranea in seguito al crollo del suolo su cui si trovava. Era illuminata da una strana luce verde; vide, allineati in nicchie o seduti, moltissimi cadaveri vestiti con indumenti mai visti, e molte statue d'oro. Fuggì in preda alla paura. Alcuni giorni dopo ritornò con alcuni amici, ma non fu capace di ritrovare il passaggio.
Lo strano della storia è che, un anno dopo, Tom Wilson disse ad un giornale che suo nonno aveva avuto un esperienza simile e aveva visto anche alcuni esseri viventi.
I monaci tibetani parlano di un popolo che vive sottoterra, salvatosi da un terribile cataclisma migliaia di anni fa. Si serve di una sconosciuta energia, che diffonde una luminescenza verde; questa energia favorirebbe la crescita dei vegetali e prolungherebbe la vita.
Padre Odorico da Pordenone, nel Capitolo XXXVII del suo libro, racconta di essere stato nella "valle, lunga circa otto miglia di terra, dove sono infiniti corpi di morti, e una immagine terribile che nessuno vide senza, poi, morirne". Forse il deserto di Lop visto da Marco Polo, o forse la regione del fiume Sita.
In India esiste una valle denominata la "Valle delle sette morti" che le autorità tengono segreta, chi ha tentato di addentrarvisi non è tornato o, se lo ha fatto, ha raccontato di misteriosi fuochi volanti e di fantasmi che uccidevano con lo sguardo. Il primo superstite, raccolto nel 1892 in preda ad una febbre altissima, aveva il corpo coperto da ustioni e non aveva più un capello in testa. Morì dopo tre giorni.
Si dice che basta accendere una fiamma per riempire la valle di rumori e vampe di fuoco. I superstiti delle spedizioni sono stati costretti a lasciare i compagni morti a terra, hanno avvertito soffocamento e stordimento, un senso di malessere per vari giorni; hanno visto i loro amici ballare come in preda alle convulsioni prima di suicidarsi.
Si giustificano questi fenomeni pensando a gas infiammabili e velenosi, in grado di bloccare i centri nervosi, soffioni di acido carbonico, piante velenose e serpenti. Potrebbero essere anche fenomeni residui causati dall'impiego di armi termonucleari, oppure ordigni ancora più potenti descritti negli antichi testi indiani.
Certo questa appare un'ipotesi fantastica, irreale; cara a chi la pensa come Däniken; ma l'alieno della porta accanto potrebbe essere "quello del piano di sotto".

 Fonte: http://www.edicolaweb.net/edic120s.htm

Ci sono sempre, purtroppo, questi riferimenti iconografici alla "terra vuota" all'interno, forse legati alla mitologia (e se vogliamo, all'opera di depistaggio attuata "a monte" da chi intende portarci fuori strada), tuttavia, sempre con l'intento di "scremare", si possono individuare elementi di interesse..... se non altro perchè si parla di presunti ingressi presenti in Italia.



A proposito di cose che è necessario collegare tra loro.....


Montagna delle Superstizioni (Arizona)

Prendendo spunto da questo interessante testo:
http://www.livinginthelightms.com/i...mbhala2.html

Un altro luogo in cui vale la pena indagare è la Montagna delle Superstizioni in Arizona.


Qui il link alla stessa foto ad alta risoluzione (da vedere):
http://commondatastorage.googleapis...22355124.jpg


Come accennato nel link, i sistemi di tunnel presenti nella Montagna delle Superstizioni sono considerati pericolosi perché, si dice, siano abitati da strane creature (Rettiliani compresi) e influenzati da presunte “forze soprannaturali”. Quelli che sostengono di aver penetrato il tunnel raccontano di resti di antiche strutture e di una sorta di scala a chiocciola che porterebbe (presumibilmente) nelle "viscere" della terra. L'ingresso del tunnel principale confluisce ad un sistema di collegamento composto da altri numerosi tunnel, il quali, sempre secondo queste fonti, arriverebbero addirittura in Centro America.

La cosa che mi ha particolarmente stupito, oltre da una serie di vicende che non mancherò di certo di riportare nel topic, è che questo grande complesso montuoso, si trova relativamente vicino ad un altro luogo ritenuto estremamente importante per l’ufologia mondiale. Mi riferisco alla città diPhoenix………….. emhmm…. vi ricorda qualcosa questa città?

Infatti, da un'immagine tratta da Google Earth, si può vedere la posizione di queste montagne e, approssimativamente, la distanza con la città di Phoenix.

(Cliccare per ingrandire)
 



Qui una foto dove si intravede la città, attraverso le insenature della montagna.
 


E qui un video con altre foto delle Montagne della Superstizione:



Le Montagne delle Superstizioni

:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

"Le Montagne delle Superstizioni, appena fuori Phoenix, fanno da sfondo a una nutrita serie di storie in cui la gente sostiene di aver visto esseri rettiliani in "carne ed ossa". Una di queste ha per protagonista una donna nota come "Angie" che amava scalare le montagne intorno a Phoenix, comprese quelle della Superstizioni. Una volta vide una caverna e vi entrò. Si sedette e cominciò a bere un po' d'acqua dalla sua borraccia. Dopo un po' si alzò per andarsene, ma improvvisamente sentì afferrarsi la mano da dietro. Rimase stupefatta nel vedere sopra di lei un muso rettiliano. Cercò di ridere, pensando che fosse qualcuno che indossava una maschera. Quando si rese conto che era tutto vero, cercò di gridare, ma la voce non le usciva. Perse conoscenza e quando si risvegliò sentì strani suoni simili a latrati e stridii, che in seguito capì essere una sorta di "lingua" usata dai rettiliani. Quando cercò di alzarsi, si accorse di non riuscire a muovere né le braccia, né le gambe. Sentì una mano tra le cosce e cercò con tutte le sue forze di aprire gli occhi. Riuscì quasi ad aprirne uno e vide uomini con il muso di lucertola. Si sentì mancare e una scossa di orrore le percorse il corpo. Riprovò ad urlare ma, anche questa volta, non vi riuscì. Vide parecchi rettiliani verdastri che la spogliavano. Sembravano essere una strana combinazione tra umani e serpenti, disse. Le grandi fessure al posto degli occhi sembravano accendersi di una luce giallastra (esattamente ciò che dice anche Credo Mutwa) e le loro pupille erano verticali e scintillanti. Avevano inoltre grossi nasi schiacciati, le cui narici piatte, durante l'esame condotto sul suo corpo, scintillavano e soffiavano. Ella aggiunse che alcuni avevano una bocca molto larga, costituita da molti strati di epidermide, mentre altri ce l'avevano piccola e priva di quegli strati. Avevano piccole orecchie tonde, posizionate molto in alto sulla testa e prive di lobi. Notò inoltre che le loro squame presentavano un colore diverso rispetto alla pelle della testa. Erano di un verde cachi che diventava verde-grigio sulla nuca. Il loro muso era liscio e terminava con un mento stretto e aguzzo. Due di loro indossavano una tuta bianca con uno stemma che raffigurava un drago ricurvo con una stella a sette punte nel mezzo. Gli altri "uomini-rettili" indossavano uniformi nere con lo stesso stemma. Ella parlò anche di un altro essere dall'aspetto di lucertola, alto, con la pelle bianca e gli occhi azzurri - che corrisponde a quelli molte volte identificati come "Draco reale", e che occupano il livello più alto nella gerarchla rettiliana. Costui indossava una "tuta color arancio bruciato" con tre stemmi sul lato sinistro. Si trattava di un triangolo nero invertito, uno stemma circolare che racchiudeva un drago con una stella e uno ovale con dentro delle stelle in movimento. Sul lato destro della sua uniforme c'erano tre sbarre nere su un piatto d'argento; e sul polsino sinistro appariva una fila di triangoli invertiti, tagliati da tre linee. Era più alto degli altri, misurava quasi due metri e quindici centimetri. A questo punto Angie era nuda sul pavimento e chiese al "Draco bianco" di aiutarla. Sentì qualcosa di freddo toccarle la fronte e una strana calma si impadronì di lei. Allora vide che si trovava in una stanza ovale ampia circa quattro metri e mezzo. Cercò di voltare la testa, ma senza successo. Vide dei tubi da cui pendevano strani "sacchi", simili a palloncini sformati alcuni dei quali cominciarono a muoversi. Si ricordò di come il ventre della sua cagna si muovesse in quello stesso modo quando stava per partorire i cuccioli. Un'ondata di terrore si impadronì di lei. Era come se dentro di lei ci fossero due menti. Una era calma, l'altra in preda al terrore. La parte , calma controllava il suo corpo. Si chiese come facesse il suo corpo ad essere così calmo quando avrebbe potuto succederle di tutto. Uno degli uomini lucertola si svestì e si avvicinò all'estremità del tavolo. Era muscoloso e presentava squame sul petto e sulla parte inferiore dello stomaco. A quel punto la paura ebbe il sopravvento su quella calma artificiosa ed ella iniziò ad urlare e a raccogliere tutte le sue forze per scacciarlo. Gli uomini lucertola le puntarono addosso una luce blu e lei perse conoscenza. L'ultima cosa che ricordava era la sensazione del peso del corpo di lui. Quando Angie rinvenne, si trovava nella sua auto. Si guardò intorno confusa, cercando di capire perché fosse lì. Sapeva che si era trovata sul punto di fare qualcosa, ma non ricordava cosa. Si avviò verso casa, stordita e disorientata. Lì sentì improvvisamente la necessità di fare una doccia e si strofinò il corpo per più di due ore. Si sentiva debole e arrabbiata per qualcosa che non riusciva a ricordare. Passò i giorni successivi a letto, rifiutandosi persino di andare a rispondere alla porta. Sua sorella Susari notò che Angie aveva ogni notte degli incubi e si svegliava urlando. Angie rifiutò anche di avvicinarsi alle montagne che amava così tanto. Quando in seguito rientrò a lavorare, scappò tre giorni dopo, quando un cliente portò una lucertola dentro al negozio. Non aveva la minima idea del perché l'avesse spaventata tanto, visto che i rettili, là nel deserto, avevano sempre fatto parte della sua vita. In seguito, grazie all'aiuto dell'ipnosi regressiva, ricordò ciò che era accaduto sotto alle Montagne delle Superstizioni e riemerse in lei ciò che aveva vissuto, in modo vivido e particolareggiato".
Fonti:

Figli di Matrix
http://www.macrolibrarsi.it/libri/_...i_matrix.php

Reptilian Agenda
http://www.reptilianagenda.com/index.shtml 

 

Nikolaj Roerich

Nikolaj Roerich (San Pietroburgo, 10 ottobre 1874 – Kullu, 13 dicembre 1947) è stato un pittore, antropologo, diplomatico archeologo, poeta, scenografo e costumista russo.
Roerich passò la maggior parte della gioventù nei pressi di Gat#269;ina. Qui sviluppò l'interesse per la caccia, la storia naturale e l'archeologia. Scrisse racconti di avventure e illustrò una storia basata sull'incontro con un orso. L'artista Michail O. Mikeshine vide i suoi disegni e lo incoraggiò dandogli le prime lezioni di pittura. Nicolaj voleva intraprendere la carriera artistica, ma il padre, famoso avvocato, decise che doveva studiare legge. E così fece entrambi gli studi iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti e all’Università di San Pietroburgo. Nel 1898 gli venne assegnata una cattedra all’Istituto Imperiale Archeologico e nel 1901 sposò Helena Ivanovna Shaposhnikov, nipote del compositore Modest Musorgskij e pronipote del generale russo Kutuzov, colui che riuscì a sconfiggere Napoleone nel 1812.
Ebbero due figli: Georgij, uno scienziato, e Svjatoslav, un artista. Nei primi anni del 1900, il professor Roerich dipingeva, organizzava scavi archeologici, studiava architettura, teneva conferenze e scriveva di arte e archeologia. Su invito dell’impresario Sergei Diaghilev, diventò membro della società Mondo dell’Arte di Pietroburgo e per qualche tempo ne fu anche presidente.
Nel 1906 venne nominato Direttore della Scuola per l’Incoraggiamento alle belle Arti in Russia. Nel 1907 applicò il suo talento al disegno di scene e costumi per Djagilev e per il balletto di Igor Stravinsky La Sagra della Primavera. L’anno seguente diventò membro del consiglio della Società Imperiale di Architettura e nel 1909 fu eletto accademico dell’Accademia Imperiale Russa di Belle Arti. All’inizio della rivoluzione bolscevica nel marzo del 1917, Maksim Gorkij riunì a San Pietroburgo i connazionali che si occupavano di arte. Elessero un Comitato che si riuniva al Palazzo d’Inverno e Roerich ne fu il presidente per soli due mesi. In quel periodo era candidato per l’ufficio di ministro delle belle arti per questa sua capacità, ma non accettò l’alta carica.

La partenza dalla Russia
Prevedendo i notevoli cambiamenti del suo paese, decise di lasciare la Russia, trasferendo la famiglia in Finlandia. Su invito del direttore dell’Art Institute of Chicago, Roerich si recò negli Stati Uniti nel 1920. Aveva già eseguito più di 2500 dipinti ed era un artista di fama internazionale. Venne influenzato da molti artisti, tra cui Gauguin e Van Gogh. Le sue opere raffigurano scene naturali, temi ispirati dalla storia e dalla religione, molti sono nello stile degli antichi dipinti della chiesa russa. In America viaggiò a lungo, espose i suoi lavori, frequentò i circoli migliori, tenne conferenze.
Fondò Cor Ardens (Società Internazionale degli Artisti), il Master Institute of United Arts nel 1921 e Corona Mundi (Centro Internazionale d’Arte) nel 1922. Dopo aver progettato la sua prima spedizione in Asia, si imbarcò per l’India nel 1923. I membri del consiglio del Master Institute of United Arts fondarono il Roerich Museum nel 1923, in cui vennero raccolte moltissime opere di Roerich. Nel 1928 fondò l’Urusvati Himalayan Research Institute nella valle di Kullu in India, che fu un centro per lo studio di materiale etnografico e archeologico. Durante la sua vita produsse qualcosa come circa 7 000 dipinti, scrisse 1 200 opere di tutti i tipi e fu una delle “forze” che pose il Grande Sigillo degli Stati Uniti sulle banconote dei dollari. Nel 1929 e nel 1935 venne proposto come Premio Nobel per la pace per gli sforzi compiuti a favore della pace mondiale per mezzo dell’arte e della cultura e per i tentativi di proteggere l’arte in tempo di guerra.
Il Terzo Convegno Internazionale sulla Bandiera della Pace di Roerich nel novembre del 1933, fu un punto di svolta che portò poi all’approvazione del patto che venne in seguito conosciuto come il “Patto Roerich”. In sostanza si obbligava le nazioni a rispettare i musei, le università, le cattedrali e le biblioteche come si faceva per gli ospedali. Mentre gli ospedali in tempo di guerra esponevano la bandiera della Croce Rossa, le istituzioni culturali avrebbero esposto la “Bandiera della Pace”, cioè tre sfere color magenta inscritte in un cerchio dello stesso colore su sfondo bianco. Il 15 aprile 1935, Roerich finalmente vide la nascita di un trattato consistente in un patto firmato alla Casa Bianca da rappresentanti degli Stati Uniti e di altre venti nazioni dell’America Latina. I biografi hanno scritto molto sulla vita di Roerich, ma hanno trascurato quello che era il vero “motore” della sua ricerca: il lato spirituale. A un certo punto della loro vita, i coniugi Roerich acquisirono una profonda conoscenza della letteratura e delle tradizioni della religione esoterica.
L’intima conoscenza dell’Oriente e le molteplici esperienze di Nicholas unite alla sua vasta cultura, spiegano perché venne ricevuto con onore quasi ovunque egli andò durante la spedizione in Asia Centrale e perché cinesi meravigliati dalla sua conoscenza lo chiamavano “l’Iniziato”. Uno dei biografi di Roerich diceva che le prime esperienze cominciarono nella sua infanzia con l’apparizione in sogno di una figura vestita di bianco. Alcuni seguaci affermano che il suo maestro di pittura Kuindži fu per un certo tempo il suo guru. In un tributo a Kuindži, Roerich disse: “ …non solo era un artista straordinario, ma era anche un grande maestro di vita”. Alcuni credono che Kuindži avrebbe introdotto Roerich alle idee e alla letteratura esoterica, ma quel che insegnò oltre alla pittura è avvolto nel mistero. In ogni modo i coniugi Roerich furono membri per breve tempo della Società Teosofica e tradussero in lingua russa La dottrina segreta di Madame Blavatsky. Nel corso degli anni pubblicarono diversi libri su una grande varietà di argomenti spirituali. Alcuni non identificano nemmeno l’autore e altri, come nel caso di Helena Roerich, vennero scritti sotto pseudonimo.
Attratti dall’Oriente i Roerich partirono per l’Asia nel 1923 e la spedizione durò quattro anni e mezzo. Viaggiarono attraverso il Sikkim, India, Ladakh, Tibet, Cina e Mongolia. Malgrado le enormi difficoltà, durante il viaggio Roerich realizzò 500 dipinti. Scrisse poi a riguardo del viaggio: “L’Himalaya è una vera Mecca per uno scienziato”. Fu proprio nella regione del Ladakh che, visitando monasteri buddisti e parlando con la popolazione locale, raccolse la leggenda del passaggio di Gesù Cristo per quelle terre antiche. Nicholas Roerich ci ha lasciato moltissime opere, tra le quali Himalaya, Altai-Himalaya e Il Cuore dell’Asia.
Le sue ceneri furono sepolte su un'altura di fronte alle vette himalayane che aveva tanto amato e magistralmente ritratto.
 

Posto qui di seguito alcune opere da lui realizzate, riguardanti Shamballah

Questo dipinto si intitola "Path of Shambalah"

Questo dipinto si intitola "Song of Shambalah"

Questo dipinto si intitola "Message of Shambalah"

Grazie agli amici di UFOFORUM